Genova. “C’è un solo progetto” di Gronda e questo progetto “a gennaio potrà essere pronto per la firma”. Le parole della ministra Paola De Micheli, pronunciate a Genova dopo il tavolo tecnico in prefettura, sembrano la pietra tombale sulle lagnanze degli oppositori. La grande opera più discussa degli ultimi quarant’anni si farà, è quanto garantisce la titolare del dicastero. Quindi tutti d’accordo, tutto deciso, tutto finito?
Per capire come stiano davvero le cose occorre parlare dell’altro vertice genovese con Paola De Micheli. Quello con Roberto Traversi, Alice Salvatore e Luca Pirondini (sponda pentastellata), Alberto Pandolfo, Simone Farello, Giovanni Lunardon e i presidenti dei municipi coinvolti dal futuro cantiere (sponda democratica), più altre figure chiave della maggioranza romana. Perché fonti interne al movimento assicurano che “noi non ci caliamo le braghe, anzi”. In teoria, quindi, la volontà di bloccare la Gronda – o almeno la parte più impattante – è ancora forte nonostante il sodalizio bipartisan centrodestra-centrosinistra che preme per la sua realizzazione.
Per la verità, ai cinque stelle è rimasta una sola strategia: fare in modo che la Gronda sia suddivisa in un numero maggiore di lotti funzionali e iniziare dal tratto che oggi raccoglie il consenso di tutti, cioè il raddoppio della A7 tra Bolzaneto e Genova Ovest. “Abbiamo manifestato subito la nostra condivisione del progetto per il raddoppio della A7, la parte a Levante del vecchio progetto. Su questo tratto non ci sono dubbi: per noi si può partire anche domani con i lavori”, conferma nel pomeriggio una nota di Alice Salvatore. Ed è su questa strada che verrà indirizzato il pressing dei pentastellati nelle prossime settimane.
Va detto anzitutto che la firma della ministra De Micheli non c’è ancora. Ulteriori conferme sono attese dalla terza fase dell’analisi costi-benefici e dalla pronuncia del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che sono i due principali ostacoli verso il nulla-osta ai lavori. Un’altra incognita tutt’altro che marginale è legata al finanziamento dell’opera. Cosa succederà in caso di revoca o revisione della concessione ad Autostrade? “Il ministro ci ha garantito che i fondi ci sono al netto di come si concluderà il rapporto con l’attuale concessionario”, ha risposto il segretario regionale Farello dopo il vertice.
Anche per questo la Gronda “un po’ alla volta” potrebbe essere una soluzione logica: se venissero meno i 4,2 miliardi garantiti da Autostrade, un gestore subentrante obbligato ad assumersi gli obblighi del contratto avrebbe più tempo per reperire le risorse necessarie. Ma poi, una volta che il progetto avrà ricevuto la benedizione definitiva, sarà ancora possibile cambiare le carte durante la partita? Secondo il Movimento 5 Stelle sì. E visto che nessuno ha interesse a far saltare il governo, alla fine passerà la linea della tregua armata. Con questa convinzione: iniziamo da lì, poi si vedrà.
Il raddoppio della A10 “è un qualcosa fatto male che ha bisogno di innovazione”, ribadisce la capogruppo in Regione. L’alternativa, per ora esclusa dalle parole della ministra, è prolungare la strada a mare fino a Multedo evitando di bucare le montagne. Di certo questa idea della ‘mini Gronda’, messa in mano a Toninelli poco prima che cadesse il governo giallo-verde, non è tramontata del tutto. Anzi, una parte del Pd sembra incline al compromesso, ma ovviamente non lo può dire a chiare lettere. Assegnando i lavori per singoli lotti, a iniziare dalle gallerie tra Bolzaneto e Genova Ovest, ci sarebbe il tempo per fare le pulci al resto del progetto. Puntando, ad esempio, sui fattori di rischio idrogeologico, un mantra che i cinque stelle continuano a intonare per bloccare i lavori.