Genova. Massimo tre anni per ottenere il via libera al progetto e altri tre anni per realizzare tutte le opere. Sarebbero questi, secondo i suoi sostenitori, i tempi della ‘Genovina‘, l’alternativa alla Gronda vera e propria. La versione mini piace al Movimento 5 Stelle e pure alle forze della sinistra che governano a Palazzo Chigi insieme al Partito Democratico. Ma non solo a loro.
Per la verità alla presentazione pubblica organizzata da Linea Condivisa, Liberi e Uguali e Sinistra Italiana l’unico politico di rilievo era il consigliere regionale Gianni Pastorino. C’erano invece vari consiglieri municipali e l’ex presidente del municipio Valpolcevera, Iole Murruni. A spiegare il progetto della ‘Stradda a Mâ’, come la chiamano in genovese i promotori, i tre ingegneri che l’hanno concepita: Stefano Camisasso, Alfredo Perazzo e Mauro Solari.

Il ‘piano B’ anzitutto costerebbe meno: 3,2 miliardi rispetto ai 4,2 della Gronda. “Il progetto è molto meno impattante dal punto di vista ambientale – spiega Solari -. La Gronda toglie solo il 20% di traffico e non interviene sul traffico cittadino. La nostra proposta invece riduce notevolmente il traffico cittadino con costi e impatti ambientali decisamente inferiori. I tempi tecnici sono estremamente ridotti, noi abbiamo supposto che ci si metta in tutto tre anni, quindi avremmo tutte le opere realizzate in sei anni anziché dieci”.
La simulazione di traffico alla base della proposta afferma che la velocità media della rete aumenterebbe del 9,93% contro il 5,97% della Gronda. Ma tiene conto anche dell’ipotetico spostamento di merci su ferro con l’entrata in funzione del Terzo Valico, mentre lo scenario più ottimistico immagina di togliere auto dalle strade anche con un deciso potenziamento del trasporto pubblico. “In ogni caso la nostra proposta risulta conveniente sotto tutti i punti di vista”, afferma Perazzo.

Ma in cosa consiste la Genovina? L’opera cardine è un tunnel che collegherebbe Sestri Ponente al casello di Pegli passando sotto la ferrovia, in pratica un prolungamento dall’attuale ‘Gronda a mare’ costituita da lungomare Canepa e strada Guido Rossa. A questo scenario andrebbe aggiunta una galleria dal casello di Genova Aeroporto all’area di Campi per smaltire il traffico tra il Ponente e la Valpolcevera, e in prospettiva anche il tunnel sub-portuale come alternativa alla Sopraelevata. Il concetto di fondo è che, stando alle matrici fornite da Aspi, la maggior parte del traffico autostradale non attraversa Genova ma ha origine e fine all’interno del territorio cittadino. Del progetto in via di approvazione definitiva al ministero si salverebbe solo il raddoppio della A7, opportunamente rivisto tagliando le connessioni alla bretella Voltri-Bolzaneto.
Ed è proprio questo, come spiegavamo di recente, l’unico punto di raccordo tra le anime del Governo che tuttavia è uscito con una voce sola, quella della ministra De Micheli, dando a intendere che la realizzazione dell’opera sia ormai scontata. Invece, confermano anche fonti di area democratica, adesso si lavora per suddividere il progetto esecutivo in due lotti, A7 e A10, lasciando ai posteri il compito di decidere sulla sezione più controversa.
“Credo che molti elettori del Pd abbiano perplessità, credo sarebbe utile se ci confrontassimo con la gente. Siamo sicuri che il territorio reggerebbe un progetto così impattante? Il dibattito va fatto con proposte alternative”, insiste Pastorino. Ad esempio l’ex assessore Stefano Bernini, uno dei dissidenti abituali tra le fila del Pd a Tursi, non sarebbe contrario a prescindere: “La Genovina? È un bell’esercizio di fantasia. In teoria si può fare tutto, ma non dimentichiamo che la Gronda sarebbe pagata da Autostrade coi soldi dei pedaggi, mentre in quel caso i costi sarebbero tutti a carico dello Stato e i benefici non giustificherebbero le spese”. Altro indizio: all’incontro organizzato da Rinascimento Genova nei mesi scorsi a Sestri Ponente c’era anche il presidente del municipio Mario Bianchi. Insomma, il dibattito è aperto anche all’interno dei democratici.
Secondo i promotori, comunque, la soluzione al problema dei costi ci sarebbe: inserire la mini Gronda come opera compensativa a fronte del rilascio di una nuova concessione autostradale, ammesso che effettivamente decada quella in essere con Aspi. Rimarrebbe però il problema di un progetto da aggiornare (quello del raddoppio della A7) e di un altro con cui partire da zero, con tempi di approvazione per nulla certi. Del resto si tratta di un’idea attizza buona parte delle forze che oggi governano il paese. E per questo l’impressione è che la parola fine sia tutt’altro che scritta.
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