Genova. Una ventina di persone tra studenti e lavoratori dell’Università di Genova si è radunata all’ingresso di via Balbi 5 da stamattina alle 7,30 per dire no all’obbligo di green pass per le attività in Ateneo.
Il presidio è stato organizzato dall’Unione sindacale di base pubblico impiego proprio in occasione del primo giorno in cui la disposizione è entrata in vigore.
Una violazione Costituzionale per gli studenti, che hanno ribadito la posizione in una lettera al rettore, ribadendo che l’università è un luogo pubblico e quindi il “lasciapassare non può essere un documento per esercitare i propri diritti”.
Una studentessa ribadisce: “Paghiamo le tasse come un ragazzo vaccinato, essendoci la libera scelta per il vaccino siamo discriminati”.
Leonardo Sinigaglia (M-48 e collettivo Come studio? Genova), una delle anime del movimento no green pass, motiva la protesta: “Non si mettono in sicurezza le aule, anzi, l’Università diventa uno spazio ancora più chiuso. Il green pass è l’ennesimo capitolo di questo processo. Non si tornerà più in aula come prima. Il green pass è un’adesione ideologica a quello che è il governo Draghi”.
Anche i lavoratori esprimono la loro contrarietà. “Una grossa discriminazione, non ha nessuna base sanitaria anche perché ci sono tante contraddizioni: l’info point universitario è aperto senza green pass. Non mi sentirei anche di controllare gli studenti”, afferma un’impiegata.
C’è chi è disposto ad accettare persino la sospensione.
Massimiliano Ghillino dell’Usb pubblico impiego: “Non siamo no-vax, ma siamo contro lo strumento del green pass. Perché non è una misura che dà garanzie di sicurezza, è un provvedimento discriminatorio perché porta anche a una sospensione dello stipendio ed è una procedura burocratica che maschera ciò che non si è fatto in questi mesi per la sicurezza dei lavoratori”.
Per Ghillino non c’è stato un dibattito sulle garanzie di sicurezza rispetto al contagio e ha creato lotta interna tra i lavoratori stessi. Stiamo valutando di fare azioni legali, ma al momento è centrale dare voce a coloro che voce non hanno, per ragionare su quella che è la tematica e non contrapporsi sulla base di slogan senza affrontare le questioni vere come fare una ricognizione concreta sulle misure di sicurezza adottate sino a oggi, se vengono applicate e se danno una garanzia esaustiva”.
L’Usb ritiene il green pass una “misura politica che serve a scaricare verso il basso le mancanze sulla gestione della pandemia. Da un anno e mezzo sono stati chiesti interventi strutturali e sociali profondi per chiedere un adeguamento delle cure, della sanità territoriale che non sono arrivati”.
All’ingresso di via Balbi, intanto, gli accertamenti sulla documentazione si sono attivati sin dall’inizio della mattinata: tutti i dipendenti sono sottoposti a controlli, mentre gli studenti vengono esaminati a campione in attesa di nuove disposizioni.