Genova. È sempre più in bilico il cantiere dello scolmatore del torrente Bisagno, opera mastodontica contro il dissesto idrogeologico che rischia di subire lo stop dopo la conferma dell’interdittiva antimafia sul consorzio ReseArch da parte del Consiglio di Stato. La strada più veloce indicata dal commissario governativo Giovanni Toti, ossia il subentro delle altre imprese dell’associazione temporanea nelle lavorazioni, potrebbe risultare sbarrata.
Gli uffici hanno chiesto ulteriori chiarimenti alla Prefettura di Salerno per capire quale sia il perimetro di applicazione dell’interdittiva. Il provvedimento, infatti, colpisce direttamente la mandataria dell’appalto, aggiudicato da Invitalia nel 2020 per oltre 160 milioni di euro, mentre non riguarda formalmente le mandanti (attualmente Mandelli e Sostenia). Tuttavia la questione non è così chiara, anche perché nel frattempo alcuni dipendenti sono passati da una ditta all’altra e perciò non è da escludere che le aziende “superstiti” debbano comunque fermarsi.
Nel frattempo, comunque, la Regione ha convocato le altre ditte appaltatrici per verificare la sussistenza dei requisiti necessari a portare avanti i lavori, qualora la Prefettura campana desse il via libera: anzitutto la disponibilità ad assumersi tutti gli oneri del cantiere, poi le varie autorizzazioni e certificazioni per le opere di scavo. Che – ricordiamo – avverranno non solo in maniera tradizionale, ma anche e soprattutto con l’ausilio di una super-talpa ordinata dalla Cina, in arrivo entro aprile, che dovrebbe consentire – grazie a una variante progettuale da 12 milioni – di risolvere i problemi tecnici e recuperare almeno una parte dei ritardi. Per sciogliere questo nodo resta ormai una settimana, durante la quale i lavori possono andare avanti.
Se questa strada non fosse percorribile, non rimarrà altro da fare che affidare i lavori a un altro gruppo di imprese. Il secondo classificato era quello guidato Cossi, azienda che oggi gravita nell’orbita di WeBuild e che non dovrebbe avere problemi a prendere in consegna lo scolmatore. In caso contrario, esperita tutta la graduatoria, non rimarrà altro che bandire una nuova gara. In questo scenario, il peggiore dal punto di vista dei tempi, il cantiere rimarrebbe bloccato per tutto il 2024. Se invece dovesse subentrare un altro soggetto senza ripartire da zero con le procedure, i lavori potrebbero ripartire all’inizio dell’estate. In ogni caso le clausole sociali dovrebbero salvaguardare i 50 operai e 13 impiegati oggi attivi nell’opera.
Per ReseArch, tuttavia, c’è ancora un barlume di speranza: il tribunale di Salerno potrebbe autorizzare il consorzio a operare sotto controllo giudiziale, com’era successo dopo la prima interdittiva antimafia annullata inizialmente dal Tar locale. E questo, di fatto, sgombrerebbe il campo da tutte le ipotesi fin qui valutate, lasciando intatta l’operatività del cantiere. Un’ipotesi che in Regione viene considerata abbastanza improbabile.
Lo scolmatore, finanziato dal piano Italia Sicura con 204 milioni di euro, è l’opera più importante contro le alluvioni, non solo a Genova e in Liguria ma in tutta Italia. La galleria, lunga 6,5 chilometri dall’opera di presa nei pressi della Sciorba fino allo sbocco a mare sotto corso Italia, permetterà di smaltire direttamente 450 metri cubi al secondo d’acqua, mentre la nuova copertura della Foce assicura il deflusso di altri 850 metri cubi d’acqua al secondo, per un totale di 1.300 totali, una quantità d’acqua che, secondo i modelli statistici, può cadere su Genova una volta ogni 200 anni: si parla di eventi con una bassissima probabilità di verificarsi.