Genova. Potrebbe di fatto andare avanti senza soluzione di continuità oppure subire uno stop di almeno sei mesi. Questo è il bivio a cui si trova oggi il cantiere dello scolmatore del Bisagno, di fatto messo in stand by dalla sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato l’interdittiva antimafia per il Consorzio Research, attuale conduttore dell’appalto della grande opera ma che quindi dovrà uscire dal cantiere.
Da questa situazione le vie di uscita dall’impasse sono di fatto tre, come ha spiegato il commissario per l’opera Giovanni Toti: “Stiamo convocando le imprese – ha detto ai giornalisti – Il consorzio è definitivamente colpito dall’interdittiva, pertanto dovrà uscire dal cantiere. Le altre imprese mandanti – Sostenia e Manelli – potrebbero continuare e subentrando all’opera del consorzio, avendo partecipato e vinto la gara, ove abbiano le certificazioni, un piano finanziario che garantisce la stabilità, le capacità tecniche e la volontà di proseguire al posto del consorzio. Non possono essere obbligate né tenute a farlo se non in via negoziale”. In questo caso, le lavorazioni non subirebbero stop di rilievo e il cantiere potrebbe continuare, in attesa dell’arrivo della talpa scudata in arrivo dalla Cina.
“Questa interlocuzione potrebbe durare circa 15 giorni – ha sottolineato Toti – anche un giorno se non volessero continuare ma se decideranno di surrogare l’opera del consorzio, nel giro di 15 giorni al massimo faremo in modo che possano subentrare”. Quindici giorni che sono anche la copertura di continuità per i lavoratori che di fatto, anche domani, continueranno a lavorare in questo periodo ponte fino al giorno in cui l’interlocuzione non sarà finita il cantiere continuerà a operare per evitare uno stop, comunque per una durata non superiore ai 15 giorni”, ha assicurato Toti.

Nel caso in cui non si potesse continuare con questo assetto, la struttura commissariale convocherà le imprese arrivate dopo in graduatoria per l’appalto. La secondo è la Cossi, del gruppo WeBuild. In caso una delle due avesse tutti i requisiti e la volontà di subentrare, allora tutto il cantiere sarebbe riaffidato direttamente. Altrimenti l’ipotesi peggiore, vale a dire quella di una nuova gara, cosa che potrebbe comportare lo stop alle lavorazioni di almeno sei mesi.
Quale sarà il destino della super talpa? “In ogni caso non ci saranno problemi – spiega Toti – in casi di affidamento in continuità poco cambia, in caso di nuova gara, la struttura commissariale si farà carico del suo arrivo e del perfezionamento del suo acquisto“.
“Domani abbiamo convocato i sindacati – ha poi sottolineato Toti – Ci saranno clausole sociali, obbligazioni, tutte le garanzie per i lavoratori. Al netto del quadro giuridico piuttosto chiaro, in un mondo in cui ogni operaio è prezioso, i lavori in cava non sono diffusi in Italia, chiudere il cantiere e riaprirlo potrebbe comportare difficoltà. Chi poi dovesse subentrare dovrebbe ricostituire una forza lavoro specializzata”.
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