Genova. Due tronconi scollegati tra loro, il cui futuro è tutto da scrivere. A cominciare dalle dotazioni finanziarie, qualunque sia la decisione finale. Ecco cosa rimarrà della Sopraelevata secondo il progetto del tunnel subportuale, entrato ufficialmente nella fase operativa con l’avvio del cosiddetto lotto zero. Un dato, scritto nero su bianco, da cui è necessario partire mentre si infiamma il dibattito sul destino della strada più iconica e controversa della città, che nel 2025 compirà sessant’anni. A lanciare il sasso nello stagno è stato l’architetto Renzo Piano, che dalle colonne de Il Secolo XIX ha proposto un referendum per far decidere direttamente i genovesi, idea accolta con favore dal sindaco Marco Bucci.
In realtà ogni scenario ipotetico non può prescindere da un fatto oggettivo: per collegare il tunnel subportuale alla zona del centro tramite via Madre di Dio e il tunnel delle Casaccie sarà obbligatorio demolire un tratto della strada Aldo Moro. A dirlo chiaramente è il progetto definitivo, ancora sottoposto all’iter autorizzativo Paur, precisando che “l’entità della demolizione è stimata in circa 11.030 metri quadrati“. Per fare spazio alle nuove rampe di raccordo (che permetteranno solo il collegamento con San Benigno e non più con la Foce) bisognerà abbattere entrambe le carreggiate della Sopraelevata in corrispondenza del varco di Molo Giano.
Come risulta anche dal cronoprogramma dettagliato, la demolizione della Sopraelevata in corrispondenza di via Madre di Dio avverrà solo in una seconda fase, cioè dopo l’apertura al traffico del tunnel sull’intera tratta San Benigno-Foce, in modo da scongiurare il collasso del traffico in città. L’entrata in esercizio del tunnel è prevista a 65 mesi dall’inizio dei lavori (quindi, se tutto filerà liscio, tra la fine del 2028 e l’inizio del 2029), mentre per realizzare gli svincoli da e verso il centro serviranno altri 15 mesi, con la Sopraelevata tagliata in due – e perciò inservibile sul percorso attuale – entro il 2029. Ad oggi, salvo varianti progettuali future, questo scenario non è definito come opzionale.
Ma c’è di più. Gli studi di traffico alla base dell’analisi costi-benefici che giustifica la costruzione del tunnel hanno considerato “la dismissione e abbattimento della Sopraelevata da via Buozzi alla Fiera e la rifunzionalizzazione del tratto da San Benigno a via Buozzi, che rappresenta la tratta minima per mantenere attive le funzionalità del già complesso nodo di San Benigno senza doverlo rivedere pesantemente“.
In altri termini, il tunnel subportuale (che costerà 900 milioni anziché i 700 preventivati, con gli extracosti spalmati sui pedaggi di tutta la rete autostradale) sarà conveniente solo se andrà a sostituire gran parte della Sopraelevata. Altre ipotesi teoriche, come quella di un affiancamento temporaneo in attesa di misurare gli impatti una volta aperto il tunnel, non sono state prese in considerazione. “Un’altra possibilità – spiega ulteriormente l’analisi – potrebbe essere quella di mantenere in funzione il tratto di sopraelevata da San Benigno all’altezza della zona dell’Acquario (tratta massima che potrebbe essere tenuta in funzione compatibilmente con le nuove rampe dell’interconnessione Tunnel-via Casaccie): in termini trasportistici le risultanze sono però da considerarsi sostanzialmente equivalenti allo scenario che si è scelto di analizzare”.
Dunque ci sono diverse incognite, ma anche alcuni punti fermi. Primo: la Sopraelevata non si potrà mantenere tutta in piedi, nemmeno una sola carreggiata, a meno che non si decida di eliminare le connessioni tra il tunnel e il centro città, stravolgendo il progetto di Autostrade. Secondo: da San Benigno verso levante una parte della Aldo Moro sopravvivrà comunque, non tanto per ragioni estetiche quanto per non vanificare i lavori di potenziamento del nodo di San Benigno, costati 65 milioni. Il punto è capire fino a dove. Il sindaco Bucci ha parlato più volte di un raccordo con la viabilità della stazione marittima, sfruttando un varco oggi inutilizzato. Questa scelta aprirebbe le porte alla demolizione totale nel tratto di maggior pregio urbanistico, quello tra Principe e piazza Cavour. Diversi scenari si aprirebbero invece per il moncone di levante: abbattimento per dare respiro alle nuove aree del Waterfront, riconversione a pista ciclopedonale per collegare quest’ultimo al Porto Antico senza interferire con le riparazioni navali, riutilizzo per il traffico veicolare con parziale trasformazione di corso Aurelio Saffi in promenade.
Fantasie che al momento scontano tutte un grosso difetto: il progetto del tunnel subportuale non prevede nessun intervento (e perciò nessuna risorsa) per il futuro della Sopraelevata, qualunque esso sia, a parte la demolizione all’altezza di via Madre di Dio. “La realizzazione del tunnel – si legge – consentirebbe di demolire successivamente anche il tratto compreso tra via Buozzi-Via Adua corso Maurizio Quadrio e il tratto da via delle Casaccie a piazzale Kennedy, liberando definitivamente la città da questa infrastruttura”. Tuttavia “si specifica che tale indicazione è espressa in qualità esclusiva di scenario plausibile e che eventuali decisioni sul futuro della Sopraelevata Aldo Moro sono rimandate alle strutture comunali competenti e non sono oggetto di tale progetto“.