Genova. Tunnel subportuale e sopraelevata di Genova, due infrastrutture – una ancora in fase più che embrionale, l’altra con 60 anni di storia – che in questa estate 2023 stanno occupando la scena del dibattito, politico e non solo. Due infrastrutture dal destino intrecciato, capaci di scatenare reazioni e commenti, capaci di far scattare decine di interrogativi, ma su cui si potrà capire qualcosa di più questo lunedì 24 luglio.
A palazzo Tursi, sede del Comune, doppio appuntamento, uno istituzionale e uno politico. Alle 14.30 nell’aula rossa si terrà la commissione consiliare sullo stato di avanzamento del progetto del tunnel subportuale. Alle 17.30, sempre lunedì, sempre a palazzo Tursi ma nel salone di rappresentanza, il convegno aperto al pubblico e organizzato dal Partito Democratico e dal titolo “Sopraelevata e tunnel, quale futuro?”.
Appunto, quale futuro? Come è scritto chiaramente nel progetto definitivo del tunnel, entrato ufficialmente nella fase operativa con l’avvio del cosiddetto lotto zero, un tratto della Sopraelevata andrà demolito per fare spazio alle nuove rampe di collegamento con via Madre di Dio e il centro città. La discussione che imperversa in città, quindi, verte sui due tronconi che rimarranno in piedi.
Per collegare il tunnel subportuale alla zona del centro tramite via Madre di Dio e il tunnel delle Casaccie sarà obbligatorio demolire un tratto della strada Aldo Moro. Il progetto definitivo deve ancora passare attraverso il Paur, l’iter autorizzativo regionale, precisando che “l’entità della demolizione è stimata in circa 11.030 metri quadrati“.
Per fare spazio alle nuove rampe di raccordo (che permetteranno solo il collegamento con San Benigno e non più con la Foce) bisognerà abbattere entrambe le carreggiate della Sopraelevata in corrispondenza del varco di Molo Giano. Quindi, sempre che il tunnel sia realizzato – il condizionale è d’obbligo fino a quando i cantieri non entreranno nel vivo – in ogni caso un pezzo della Aldo Moro non ci sarà più.
C’è un’altra questione interessante, come aveva evidenziato Genova24 alcune settimane fa gli studi di traffico alla base dell’analisi costi-benefici che giustifica la costruzione del tunnel hanno considerato “la dismissione e abbattimento della Sopraelevata da via Buozzi alla Fiera e la rifunzionalizzazione del tratto da San Benigno a via Buozzi, che rappresenta la tratta minima per mantenere attive le funzionalità del già complesso nodo di San Benigno senza doverlo rivedere pesantemente“.
In altri termini, il tunnel subportuale (che costerà 900 milioni anziché i 700 preventivati, con gli extracosti spalmati sui pedaggi di tutta la rete autostradale) sarà conveniente solo se andrà a sostituire gran parte della Sopraelevata.
La commissione consiliare di lunedì potrebbe aiutare a capire a che punto sia Autostrade per l’Italia con le autorizzazioni e le rifiniture del progetto (rielaborato nei mesi scorsi per andare incontro alle critiche del consiglio superiore dei lavori pubblici in tema di sicurezza e gestione degli scavi).
Il convegno Pd vedrà un taglio più “politico” ma non mancheranno interventi più tecnici: oltre all’intervento del capogruppo e segretario genovese Simone D’Angelo, del consigliere Alberto Pandolfo e del senatore Lorenzo Basso – che recentemente è stato protagonista di un duro confronto televisivo con il sindaco Bucci sul tema – anche Alessandro Terrile, oggi ad di Ente Bacini (una delle aree portuali interferite dal tunnel) e Sara De Maestri, dell’associaizone italiana per il patrimonio archeologico industriale.
Nei giorni scorsi Genova24 aveva chiesto un commento sul futuro della Aldo Moro al presidente dell’ordine degli Architetti di Genova, Riccardo Miselli: “Penso che il moncone di ponente sia quello che può rimanere per mantenere l’esperienza cinetica di ingresso vertiginoso in città, un’esperienza unica per chi arriva dai Giovi – aveva suggerito – fino alla stazione marittima si dovrebbe mantenere, anche per alleggerire il traffico”.
Ma non oltre: “Il tratto restante – aggiungeva Miselli – si dovrebbe abbattere per liberare la palazzata di Caricamento, valorizzare l’edificato e riqualificare finalmente gli spazi pubblici a terra. La Sopraelevata ricalca il confine tra area portuale e città, è stata disegnata non soltanto con le regole infrastrutturali ma anche quelle catastali. Sarebbe l’occasione per ricucire questi due mondi”.