Genova. Luca Delfino, il killer delle fidanzate condannato a 16 anni e mezzo di carcere per l’omicidio di Antonella Multari – sospettato ma poi assolto per la morte di un’altra sua compagna, Luciana Biggi – è arrivato nella Rems di Villa Caterina sulle alture di Pra’. Il trasferimento, come previsto, è avvenuto questa mattina all’alba dal carcere della Spezia dove ha trascorso gli ultimi anni di detenzione.
Delfino è arrivato alle 7 del mattino a bordo di un furgone della polizia penitenziaria. Varcato il cancello che chiude l’accesso carrabile della struttura, ha salutato il personale con strette di mano e ha passato alcuni minuti a prelevare i suoi effetti personali contenuti in borse e sacchi. Sul posto la polizia, gli agenti della Digos e la vigilanza privata.
Nella struttura genovese Delfino dovrà trascorrere 6 anni e mezzo di misura di sicurezza in una Rems, come stabilito dal giudice del tribunale di sorveglianza di Massa, perché è ritenuto ancora socialmente pericoloso. Il periodo sarà poi rivalutato nel tempo: il tribunale di Vercelli aveva chiesto un anno in più.
In stanza potrà portare tv, radio, dispositivi per ascoltare musica, console per i videogiochi ma non smartphone o altri apparecchi telematici che possano comunicare con l’esterno. In base alle regole della Rems i suoi famigliari potranno fargli visita una volta al mese, mentre sono liberi gli incontri con il suo avvocato, che andrà a trovarlo subito dopo il trasferimento.
Tra gli abitanti è viva la preoccupazione. Giovedì sera è andata in scena una manifestazione con un presidio all’entrata della Rems Villa Caterina. S0no comparsi alcuni cartelli e striscioni, rimasti oggi sul posto: “Tutela per i nostri figli”, “Notti serene, no sirene”, “Delfino, Squalo, le reti non bastano”. Il timore è legato alle frequenti evasioni (l’ultima solo qualche giorno fa), tra cui appunto quella dello Squalo, l’ultrà del Genoa Pietro Bottino che era morto poche ore dopo in un drammatico incidente in moto sulla A26.
“La notte qua è un inferno – raccontavano ai giornalisti pochi giorni fa – con urla, rapporti sessuali a vista dalle finestre, film pornografici a tutto volume, violenza e dolore. Non giudichiamo quello che fanno queste persone, sicuramente in una condizione di disagio e forse malattia, ma noi non possiamo più vivere in questo modo. Ci sentiamo in pericolo, soprattutto per i nostri figli“. E ancora: “Una volta un ragazzo tentando la fuga è precipitata da un muro, rimanendo a terra ferito nel cuore della notte gridando per il dolore per una decina di minuti. Noi non dormiamo più”.
Per questo i residenti chiedono da tempo di spostare la Rems o che comunque che Villa Caterina torni alla sua funzione originaria, vale a dire quella di una struttura che ospitava disabili, prima della ‘conversione forzata’ di alcuni anni fa quando la Regione Liguria cercava una struttura temporanea per adempiere alla normativa nazionale in attesa del completamento di quella di Calice al Cornoviglio.
Questa mattina nessuna protesta, nonostante le forze dell’ordine fossero pronte a gestire una situazione di potenziale tensione. “Il problema non è Delfino, il problema è la struttura”, ricorda in queste ore Fabio Frumento, uno dei residenti della zona che hanno organizzato la manifestazione.
“Delfino non vuole evadere – ha ribadito negli scorsi mesi il suo avvocato Riccardo Lamonaca – e non è l’uomo ragno. È ansioso però di uscire dal carcere e intraprendere questo nuovo percorso che per lui sarà anche un percorso di cura”.
A destare qualche preoccupazione sono proprio le aspettative di Delfino che dovrà fare i conti una struttura per lui nuova e che, anche senza sbarre e polizia penitenziaria, ha regole piuttosto ferree, così come con la convivenza ‘forzata’ per molte ore giornaliere con gli altri pazienti ospitati nella Rems, alcuni con disturbi psichiatrici anche gravi. La prima preoccupazione degli operatori, oltre a intraprendere un percorso di cura psicologica e farmacologica, dovrà essere quindi quella di evitare possibili conflitti.