Riflettori

Luca Delfino, il direttore della Rems: “Non è in condizioni di fuggire ma l’attenzione è massima”

Paolo Rossi racconta le prime ore del killer a Villa Caterina: "È tranquillo, per ora rimarrà chiuso in stanza. Potrà uscire? Ne riparliamo tra qualche mese. Valuteremo un percorso psichiatrico"

delfino rossi

Genova. Luca Delfino dormirà in una stanza singola e al momento rimarrà chiuso lì il più possibile, perché l’avvicinamento agli altri ospiti della struttura dovrà essere graduale. A raccontare le prime ore del killer fuori dal carcere è Paolo Rossi, direttore sanitario della Rems Villa Caterina dove il 46enne condannato per l’omicidio di Antonella Multari è arrivato stamattina accompagnato dalla polizia penitenziaria. Sulle alture di Pra’ dovrà trascorrere i prossimi sei anni e mezzo della sua vita.

“Un ingresso clinicamente normale”, lo definisce Rossi: “Mi è sembrato tranquillo. Certo, ha trovato i manifesti, sapeva di questa enfasi mediatica che accompagnava il suo ingresso ma mi sembra abituato a questo genere di cose. Abbiamo provveduto a organizzare un’accoglienza morbida. Gli abbiamo spiegato le prime regole da tenere e lo abbiamo accompagnato in stanza. Nessuna richiesta, vorrebbe solo fare un po’ di attività fisica. In stanza ha una radiolina, nient’altro. Ha con sé molti effetti personali perché si porta dietro 17 anni di vita in carcere. Ma non ha portato nulla che non possa tenere qui, come il fornelletto e il frigo. Per il momento i pranzi, le cene, le merende le farà in stanza, poi vedremo come procederanno le cose”.

 

I timori, soprattutto quelli dei residenti che hanno manifestato negli scorsi giorni, sono legati al pericolo di fuga. Negli anni passati a Villa Caterina si sono verificate diverse evasioni, l’ultima solo una settimana fa. “Lui non mi sembra assolutamente in una condizione di scompenso che possa far presumere la possibilità di un allontanamento“, replica il direttore Rossi riportando una frase che avrebbe detto il killer: “Figuratevi dove vado, non so neanche più attraversare la strada“.

“È stato quasi 17 anni in carcere senza mai avere una licenza premio. Qui è in una situazione chiusa. Ripeto che questa è una struttura sanitaria, ma in questo momento il livello di attenzione è massimo – prosegue Rossi -. Le procedure che stiamo attuando sono sempre di massima sorveglianza. Noi non possiamo fare custodia per come è costituita la Rems in Italia. A maggior ragione adesso abbiamo potenziato la nostra attenzione, abbiamo usato tende offuscanti per arrecare meno fastidio ai vicini e faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità per aumentare il senso di sicurezza, anche accogliendo suggerimenti”.

striscioni rems pra'

Le tensioni di questi giorni hanno esacerbato il clima anche all’interno della Rems: “Dentro ci sono 20 ospiti, gli altri 19 devono tollerare una situazione molto pesante. È da giorni che ci sono appostamenti. Giovedì c’era la manifestazione con diverse persone che giravano intorno alla comunità, abbiamo avuto complicazioni cliniche e abbiamo dovuto fare interventi mirati per evitare un ricovero perché un paziente si sentiva minacciato“. Problemi che vengono amplificati dal nuovo arrivo: “Il signor Delfino non è abituato né a pazienti psichiatrici né a una situazione più sociale. Dobbiamo tutelare lui e gli altri ospiti. Il nostro impegno è proteggere gli altri ospiti e garantire che possano proseguire le cure“.

D’altra parte non è escluso che Delfino possa uscire regolarmente, come fanno gli altri ospiti della struttura. “Le attività all’esterno – spiega ancora Rossi – devono essere tutte autorizzate dal magistrato di sorveglianza e possono essere di tre tipi: abbiamo un gruppo piscina, un gruppo calcio insieme al servizio di salute mentale della Asl di Voltri e la licenza oraria in cui un ospite esce, sempre accompagnato, per fare acquisti o commissioni di vario tipo. Il magistrato di sorveglianza riceve una nostra richiesta per l’autorizzazione, corredata di dati clinici in cui diciamo che la persona è in grado di uscire“.

Non sarà però una questione da affrontare subito: “Delfino è arrivato da poche ore, aspettiamo qualche mese e riparliamone. Al momento non è pensabile. Il consiglio è che stia chiuso nella sua stanza, deve abituarsi agli altri pazienti e gli altri pazienti devono abituarsi a lui, a maggior ragione in questa bolla mediatica che li ha condizionati tutti. Per questo facciamo un’accoglienza ancora più graduale rispetto agli altri ospiti e anche sulle attività interne andiamo con molta calma”.

Discorso simile per le visite: “Gli ospiti hanno possibilità di vedere i familiari una volta al mese, mentre i servizi di salute mentale e gli avvocati accedono in modo concordato a seconda delle esigenze. Ora aspettiamo. Lui ci ha parlato delle problematiche di salute del padre che non riusciva a vedere alla Spezia e spera di poterlo vedere qua tutti i mesi, ma è una cosa che dovremo valutare e queste decisioni verranno concordate coi referenti territoriali.

luca delfino rems pra'

Luca Delfino, scontata la condanna in carcere, è ritenuto ancora socialmente pericoloso. In carcere non ha mai seguito alcun percorso terapeutico. Lo farà a Villa Caterina? “Lo valuteremo. È qua per essere osservato. Siamo tutti operatori sanitari, psichiatri, psciologi, tecnici della riabilitazione, assistenti sociali, Oss, infermieri. Faremo le nostre valutazioni, ovviamente con l’appoggio delle istituzioni perché tutti gli ospiti hanno un servizio di salute mentale territoriale con cui collaborano con incontri periodici per costruire un percorso di cura”.

Troppo presto per tracciare un quadro clinico: “L’ho visto mezz’ora, tre quarti d’ora in carcere, e un quarto d’ora stamattina – continua Paolo Rossi -. In psichiatria la valutazione non si fa con una visita, abbiamo bisogno di vederlo nel tempo. Si è svegliato stamattina all’alba, sarà stato stanco, immaginiamo che sia anche teso. Farmaci? Non ha detto di non volerne assumere, ora non li assume perché immagino che gli psichiatri in carcere non abbiano ritenuto di dargli una terapia”.

Sei anni e mezzo il tempo di permanenza a Villa Caterina, come stabilito dal tribunale di sorveglianza. Al termine dei quali, se non verrà più giudicato pericoloso, Delfino potrà tornare un uomo libero. “Noi non abbiamo potere decisionale, non decidiamo i pazienti che entrano né possiamo rifiutarli. E siccome in Liguria delle due Rems una è questa, mentre quella di Calice al Cornoviglio è di carattere nazionale e accoglie pazienti in attesa di avere assegnato un posto nelle strutture di competenza, se anche fosse entrato lì non appena avessimo avuto un posto lo avremmo accolto comunque”, conclude Rossi.

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