Diritti

Ru486, anche il consiglio comunale di Genova “difende” i manifesti antiabortisti

Respinta una mozione dell'opposizione che chiedeva la rimozione come avvenuto in città come Roma, Milano, Torino e Bergamo

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Genova. Anche il consiglio comunale di Genova sceglie di non fare nulla per far togliere i manifesti contro l’uso della pillola Ru486 fatti affiggere dall’associazione anti-abortista ProVita.

La mozione dell’opposizione che invitava il sindaco e la giunta a revocare l’affissione è stata respinta durante la seduta di oggi con i 21 voti contrari della maggioranza e i 14 favorevoli dell’opposizione. Tra i voti contrari anche quello del consigliere di Vince Genova Ferrero che di professione fa il ginecologo.

A presentare il documento era stato appunto il centrosinistra, con il sostegno del Movimento 5 Stelle ma già in riunione capigruppo era chiaro che la decisione sarebbe stata contraria visto che la maggioranza voleva far scattare l’inammissibilità della discussione in aula per “mancanza di interesse pubblico”.

La minoranza, così come diverse associazioni di medici, collettivi femministi, sindacati e varie associazioni, contesta il fatto che sui manifesti la pillola abortiva venga paragonata a un veleno e sostiene che il messaggio sia “fuorviante, inopportuno e lesivo della sensibilità delle donne”, oltre che “un attacco ai loro diritti duramente conquistati con decenni di lotte e battaglie sociali”.

Già nei giorni scorsi, dopo le manifestazione e le azioni contro i manifesti, il Comune di Genova aveva chiarito con una nota che non avrebbe fatto nulla per rimuoverlo. In altre città come Roma, Torino, Milano e Bergamo i sindaci hanno invece preso la decisione di togliere i manifesti e di vietarne l’affissione futura.

L’opposizione chiedeva anche la programmazione di una commissione per avviare un confronto con l’associazione ProVita “con lo scopo di tutelare e garantire i diritti e la dignità delle donne sanciti dalla legge”.

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