Scenari

Toti arrestato, il futuro è in bilico. L’avvocato: “Farà valutazioni insieme alla sua maggioranza”

Domani potrebbe decidere di non rispondere alla gip: "C'è un fascicolo enorme da approfondire". Ipotesi dimissioni anticipate, nel centrodestra tutti avanti in silenzio ma è già partito il toto-candidati

Genova. Il futuro politico di Toti? “Farà le sue valutazioni. Da quello che mi dice sono valutazioni che non possono prescindere da un confronto che potrà essere fatto, in condizioni diverse da quelle attuali, con tutte le persone che hanno lavorato con lui fino ad oggi e coi partiti che fanno parte della sua maggioranza“. A parlare, in una video intervista preconfezionata dal suo staff, è l’avvocato Stefano Savi, legale del presidente ligure che da martedì si trova agli arresti domiciliari nella sua casa di Ameglia indagato per corruzione e voto di scambio nella maxi inchiesta della Procura di Genova. Dichiarazioni di intenti che iniziano a sparigliare le carte sull’ipotesi di elezioni anticipate, chieste a gran voce dall’opposizione mentre la maggioranza ribadisce il mantra della compattezza e della fiducia ad Alessandro Piana, presidente ad interim di una giunta che continua a lavorare.

Intanto domani (venerdì) nel primo pomeriggio è previsto l’interrogatorio di garanzia per Toti presso le aule del palazzo di giustizia. Oggi è stato il turno dell’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini che, di fronte alla gip Paolo Faggioni nel carcere di Marassi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’avvocato Savi lascia intendere che la strategia potrebbe essere analoga anche per il governatore sospeso dall’incarico: “La scelta – dice nel video – preferisco non anticiparla, d’altra parte mi sembra conseguente e logica nella misura in cui abbiamo un fascicolo enorme da approfondire, lo abbiamo in mano solo da ieri, quindi prima di prendere posizioni o dare spiegazioni dobbiamo approfondire la lettura degli atti per capire su cosa, dove e come fornire spiegazioni”.

Comincia poi a delinearsi la strategia difensiva del presidente ligure che, arrivando martedì mattina in piazza Piccapietra insieme alla Guardia di finanza da Sanremo, si era definito “tranquillissimo“. Ieri Savi ha posto l’accento sulla difesa di “interessi pubblici e non privati”; oggi aggiunge, a proposito delle donazioni alla Fondazione Change e al Comitato Toti Liguria da parte di Spinelli e altri personaggi di spicco: “La tracciabilità dei denari, sia in entrata che in uscita, è totale. In entrata sono gli stessi atti che ce lo dicono: non è contestato nulla in relazione a fatti che non siano entrati nelle normative di legge che prevedono che tutto avvenga nella maniera più trasparente possibile, e così è stato. E abbiamo la possibilità anche di dimostrare che questi denari sono stati spesi tutti per necessità di tipo politico connesse alle attività del presidente, delle persone che lavoravano con lui o che avevano comunque connessioni politiche. Non c’è stata nessuna anomalia nella spesa né a titolo personale né ad altro titolo”.

Nel centrodestra, per ora, bocche cucite e nessun cedimento rispetto alla linea ufficiale: “Andiamo avanti, c’è una giunta pienamente in carica”. In una nota la Lista Toti fa quadrato: “Tutti fanno a gara a chiedere le dimissioni del presidente Toti, costretti a nascondere il loro giustizialismo che calpesta un principio della presunzione di innocenza che deve valere ancor più a poche ore dai fatti delle contestazioni della sola accusa e prima che possano essere ascoltate le argomentazioni della difesa, emettono la condanna morale“. Venerdì ci sarà una nuova riunione dell’esecutivo regionale e martedì Piana dovrebbe presentarsi in consiglio insieme agli assessori. Nessuno vuole parlare di un ipotetico piano B, quello che vedrebbe le dimissioni del presidente (o della giunta in blocco) e le elezioni anticipate. Che ovviamente avrebbero bisogno di tempi tecnici e quindi non potrebbero coincidere in nessun caso con l’appuntamento dell’8-9 giugno, ma potrebbero cadere al più presto nel mese di ottobre.

Un’altra strada in realtà sarebbe quella di una mozione di sfiducia, al momento esclusa categoricamente (a parole) da tutte le forze di maggioranza, anche se le voci più maligne raccontano di una certa impazienza da parte di Fratelli d’Italia (le prime esternazioni del coordinatore regionale Matteo Rosso non erano state molto nette) e in particolare di Giorgia Meloni che vorrebbe staccare la spina alla giunta Toti per provare a capitalizzare il consenso del partito. In ogni caso Fdi oggi dispone solo di due consiglieri, troppo pochi per far saltare la maggioranza. Ma l’idea di un’interruzione della legislatura prima della sua naturale scadenza non è più un tabù.

E così è partito inevitabilmente il toto-candidati precoce, per adesso con una rosa di nomi che i più navigati ritengono poco credibili: per Fratelli d’Italia l’assessora allo Sport Simona Ferro e l’ex vicesindaco di Genova Massimo Nicolò, per la Lega qualcuno azzarda l’ex parlamentare e sindaco di Ventimiglia Flavio Di Muro. A livello di pura suggestione c’è anche un ritorno di fiamma per Edoardo Rixi, che per ben due volte si era fatto da parte in favore delle candidature di Giovanni Toti e Marco Bucci e adesso – una volta scagionato dalla vicenda spese pazze – è felicemente viceministro dei Trasporti in un governo di centrodestra, ma che potrebbe pure decidere di rimettersi in gioco per la sua Liguria. Fino a pochi giorni fa l’erede designata di Toti, anche in virtù di un’eventuale esclusione del terzo mandato, sembrava essere la parlamentare e fedelissima Ilaria Cavo (pure lei intercettata ma non indagata nella vicenda dei voti promessi dalla comunità riesina), ma appare poco probabile che gli arancioni possano avere ancora una forte voce in capitolo dopo il terremoto giudiziario di queste ore. Non è escluso, d’altra parte, che possa tornare in auge Forza Italia, che recentemente ha riacquistato Angelo Vaccarezza, in rotta proprio coi totiani.

Ragionamenti che si fanno pure a sinistra, dove c’è chi spinge quotidianamente per le dimissioni e sprona gli alleati a costruire in fretta un’alternativa al centrodestra. C’è da capire anzitutto quanto sarà largo il campo progressista, tenuto conto che nel Pd c’è qualche imbarazzo per il coinvolgimento nell’inchiesta di Mauro Vianello. Il nome già circolato con una certa insistenza è quello dell’ex ministro Andrea Orlando, per cui il segretario del Pd Davide Natale (oggi intervistato da Genova24) ci ha messo la faccia chiedendo che non fosse candidato alle europee in modo da tenerlo in serbo per le regionali. Un altro nome dem che si sta facendo strada in alcuni ambienti è quello di Lorenzo Basso. Ma appunto, bisognerà capire chi saranno eventualmente gli alleati e poi metterli tutti d’accordo, missione tutt’altro che facile.

Il ragionamento di Savi, letto tra le righe, farebbe intendere che la decisione sul destino dell’amministrazione regionale arriverebbe semmai “in condizioni diverse da quelle attuali”, cioè presumibilmente con Toti fuori dagli arresti domiciliari. Anche perché in questo momento il governatore non può usare il cellulare e nemmeno collegarsi a internet. La revoca (o attenuazione) della misura cautelare potrebbe arrivare in diversi modi: accoglimento dell’istanza da parte della gip (difficile se Toti non risponderà alle sue domande durante l’interrogatorio di garanzia), un ricorso al tribunale del Riesame (appellabile, ma con tempi più lunghi) o una successiva istanza dopo l’interrogatorio da parte dei pm. In caso di dimissioni spontanee, invece, dovrebbero decadere le ragioni che hanno portato all’arresto: il rischio di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.

 

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