Domande

Manifesti anti-abortisti, la risposta ligure con Biancaneve: “Se gli uomini potessero partorire?”

La contro-compagna organizzata dal coordinamento Liguria Rainbow: "In quel caso nessuno chiamerebbe veleno la pillola RU486"

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Genova. Terminata dopo un fiume di polemiche la campagna choc di ProVita contro l’aborto farmacologico ecco la contro-campagna proposta dal coordinamento Liguria Rainbow: una Biancaneve con tanto di barba e braccia muscolose a sorridere alla mela, mentre in alto campeggia la domanda: Se gli uomini potessero partorire?

“Una campagna nazionale che ha fatto discutere e infuriare, non solo per l’attacco alla legge 194 che 50 anni fa ha reso legale in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza, ma anche perché di fatto è stata messa in discussione la validità della pillola abortiva RU486, approvata dall’Agenzia italiana del farmaco, dal ministero della Salute e dall’Organizzazione mondiale della sanità”, spiegano dal coordinamento.

A rispondere con la nuova campagna sono maschi del coordinamento, “uomini che si interrogano sia sulla cultura omofoba che mette ai margini la sessualità i comportamenti e le identità di chi non si riconosce nel maschio etero, sia sul privilegio maschile inscritto comunque nei corpi di chi nasce maschio nella nostra società”.

Se fossero gli uomini a partorire “nessuno chiamerebbe veleno la RU486 – osservano gli attivisti di Liguria Rainbow -. Non ci sarebbe nessun attacco nei confronti della pillola abortiva: il corpo degli uomini rimarrebbe libero (come oggi) da qualunque critica o forma di controllo. Il corpo degli uomini sarebbe sinonimo di autodeterminazione. Al massimo ci sarebbero gare per i pancioni più grandi”.

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“In questo mondo l’uomo deve avere la parola su tutto, anche sui corpi e sui desideri delle donne: le quote rosa per l’equilibrio di genere nei luoghi decisionali diventano “riserve indiane”, che offuscano all’opinione pubblica la realtà per cui le donne rimangono in minoranza; è scontato che per certi impieghi si favoriscano “i candidati”; è normale che si chiedano servizi e asili per facilitare le donne nella conciliazione tra impegni di lavoro e familiari, visto che gli uomini non sono tenuti a svolgere il lavoro domestico e di cura se non qualche volta quando vogliono ‘aiutare’ le donne nelle loro mansioni; è normale che di violenza maschile se ne occupino solo le donne, che non sia questo un tema su cui discutere tra amici, colleghi, compagni di partito… perché i veri maschi di certe cose non parlano”.

Il poster di Biancaneve arcobaleno si chiude così: “Avremmo voluto tappezzare le città con questa campagna, mettendo in evidenza che ProVita mette a rischio la salute e i diritti delle donne. Siamo donne, siamo uomini, siamo persone che si oppongono alle menzogne e agli attacchi di chi vuole compromettere i nostri diritti con la scusa della libertà di pensiero.”

“Non crediamo più alle favole raccontate per farci sentire come bambini/e: l’unica paura che abbiamo è quella di un pensiero autoritario, integralista e reazionario. In fondo la strega di Biancaneve è Grimilde, bellissima regnante: l’apparente regalità nasconde però oscuri desideri e la capacità di mutare d’aspetto, passando sotto le mentite spoglie di una povera e affettuosa vecchina. Allo stesso modo ProVita si vuole mostrare come un’associazione per la vita e che rispetta le donne, ma nasconde la pozione avvelenata di una visione assolutista e intollerante, un progetto di controllo delle scelte e dei corpi altrui”, conclude Liguria Rainbow.

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