"vergognosa"

In Liguria una proposta di legge regionale per “prevenire l’aborto”: scoppia la polemica

Presentata da Fratelli d'Italia, prevede spazi gratis per associazioni pro-vita nei consultori. La Cgil: "Uno schiaffo alle donne,

gravidanza

Genova. “Prevenire aborti, abbandoni e infanticidi” rimuovendo le cause che possono indurre le donne a praticare un’interruzione di gravidanza minacciate “dalla solitudine, dall’ignoranza, dalla povertà, dalla paura“. Sono i contenuti di una proposta di legge regionale dal titolo “Norme per la tutela della salute della donna e del concepito“, firmata da Stefano Balleari, Sauro Manucci e Veronica Russo, i tre consiglieri di Fratelli d’Italia, e destinata a scatenare numerose polemiche.

La proposta di legge, che richiama la legge 194 del 1978 sull’aborto, è stata depositata lo scorso 6 maggio e non è ancora stata iscritta in commissione. I proponenti, si legge nella relazione illustrativa, “sono fermamente convinti che la tutela e la promozione della vita umana costituiscano il fine e il fondamento di ogni attività legislativa, sia statale che regionale”. L’aborto “è sempre e comunque una sconfitta: per il figlio, che perde la vita; per la madre, che sovente porta con sé un trauma per tutta l’esistenza; per la società, che viene privata del suo futuro”.

Si rileva che “in Italia la natalità è diminuita drasticamente” e “alla forte denatalità si aggiungono le interruzioni di gravidanza volontarie, circa 2.257 in Liguria” secondo dati del 2018, “le cui cause sono, da un lato, le difficoltà economico-familiari e quelle di ordine psicologico; d’altro lato, lo scadimento del senso del valore della vita umana nella coscienza individuale e sociale. È pertanto fondamentale – si legge ancora nel testo della proposta – cercare di attivarsi per limitare siffatta situazione anche attraverso la diffusione delle informazioni necessarie alla donna per vivere con piena consapevolezza la gravidanza, il parto e il puerperio”.

La legge prevede che la Regione riconosca il “valore sociale della maternità” e che metta in atto una serie di iniziative per scongiurare le interruzioni di gravidanza. In concreto si tratterebbe di diffondere materiale informativo nei consultori, nelle strutture socio-sanitarie e presso i medici di fiducia con “l’indicazione delle procedure chirurgiche e farmacologiche che consentono l’interruzione della gravidanza”.

L’articolo 5 prevede che in ogni struttura in cui venga praticata l’interruzione volontaria di gravidanza venga “messo gratuitamente a disposizione, in prossimità del consultorio e/o del reparto di maternità oltre che adeguatamente segnalato al fine di renderlo
agevolmente raggiungibile, un idoneo locale per le organizzazioni di volontariato che operino nel settore dell’aiuto alla vita nascente. L’assegnazione del locale ha durata biennale ed è rinnovabile. La priorità nell’assegnazione, in caso di pluralità di domande, è riconosciuta alle associazioni operative a livello locale che siano espressione degli enti di volontariato di aiuto alla vita maggiormente rappresentativi a livello nazionale”.

Al momento non sono previsti oneri finanziari a carico del bilancio regionale e il contenuto della “documentazione” che verrebbe messa a disposizione delle donne dovrà essere individuato in seguito con un regolamento attuativo approvato dalla giunta sentita la commissione competente.

Ma intanto è già scoppiata la polemica. La Cgil definisce la proposta di legge “uno schiaffo alle donne” e chiede che venga subito ritirata. “Una proposta di legge semplicemente vergognosa che offende le donne e stravolge i principi contenuti nella legge 194, che pure cita nel titolo – è quanto scrive in una nota la segretaria generale ligure Fulvia Veirana -. La relazione di presentazione liquida rapidamente le ragioni per le quali una donna ricorrerebbe all’interruzione di gravidanza: ignoranza e problemi psicologici in testa. Una proposta di legge ideologica avanzata dalla stessa destra che ha smantellato completamente il sistema dei consultori, la rete della prevenzione e il welfare a sostegno della maternità consapevole”.

“Se l’unica soluzione che si individua per contrastare la denatalità è quella di istituzionalizzare la presenza delle associazioni antiabortiste negli ospedali vuol dire non avere proprio nessuna idea su ciò che determina la scelta delle donne, nessun rispetto per la loro libertà e, nel complesso, nessuna conoscenza dei reali bisogni delle donne – attacca Veirana -. Se si vuole incrementare la natalità si devono creare occasioni di lavoro nella nostra regione e, soprattutto, le condizioni che tutelino le donne nell’accesso ad opportunità di lavoro di qualità”.

“Il lavoro di cura deve essere assunto come valore sociale e i servizi rivolti all’infanzia ed adolescenza, la scuola e tutti i servizi di cura e di vita indipendente per le persone non autosufficienti devono essere pubblici ed accessibili a tutti. Deve essere potenziata e ricostruita la rete dei servizi sociali, di prevenzione e consultoriali sul territorio perché le donne devono poter decidere se e quando diventare madri. Chiediamo che la proposta venga ritirata e che il Consiglio Regionale respinga questo nuovo attacco alle donne. Non serve tornare al Medio Evo, bisogna guardare al futuro che bussa prepotentemente alle nostre porte di fronte all’inerzia della nostra Regione”, conclude la segretaria della Cgil.

Secondo Garibaldi “l’idea di mettere le associazioni antiabortiste nei consultori è inaccettabile. Chiediamo il rispetto di una legge esistente e il rafforzamento dei servizi già previsti dalla 194. È tempo di dire basta a questa propaganda fatta sulla pelle delle donne. Proporremo che la Liguria assuma, con un bando dedicato, solo medici non obiettori nelle strutture pubbliche, come ha già fatto il Lazio. Perché chi sceglie di abortire – conclude il capogruppo Pd – deve poterlo fare e non vedersi impedito nei fatti il diritto di scelta”.

“La destra che governa la Regione retrograda e anacronistica, nemmeno si accorge di indebolire le donne, di colpevolizzarle, di esporle alla vittimizzazione e alla violenza maschile”, così Selena Candia, consigliera regionale Lista Sansa. In Liguria Fratelli d’Italia vuole limitare le interruzioni volontarie di gravidanza, “le cui cause sono, da un lato, le difficoltà economico-familiari e quelle di ordine psicologico; dall’altro, lo scadimento del senso del valore della vita umana nella coscienza individuale e sociale”.

“È bene ricordarsi queste parole – dice Candia – usate con così tanta leggerezza da una destra al potere che nemmeno si accorge di essere retrograda e anacronistica, di indebolire le donne, di colpevolizzarle, di esporle alla vittimizzazione e alla violenza maschile. La strada da seguire, ovviamente, è un’altra: dobbiamo favorire l’autonomia morale delle donne, creare politiche sociali che le sostengano, dagli asili nidi all’assistenza degli anziani, e aiutarle a risolvere i problemi nati con l’obiezione di coscienza dei medici che impediscono la piena applicazione della legge 194 sul diritto di aborto. Da subito ci mobiliteremo in difesa del diritto alla salute e della libertà di scelta. Questa proposta di legge va fermata: apre le porte all’oscurantismo, nega i diritti e la piena cittadinanza alle donne, minacciando i diritti sinora conquistati”.

Anche il capogruppo di Linea Condivisa Gianni Pastorino è totalmente contrario: “Una proposta irricevibile che mette a rischio il diritto delle persone ad accedere a un’Interruzione Volontaria di Gravidanza sicura, gratuita e non giudicante. Nascosta in bella vista all’interno della proposta di legge c’è infatti l’inserimento dei movimenti cosiddetti “per la vita” all’interno dei consultori e dei reparti di ginecologia. La genitorialità deve essere una libera scelta, non un’imposizione o un ricatto morale. La nostra regione non ha bisogno di imporre gravidanze indesiderate o di far sentire in colpa le persone che accedono a un diritto garantito da una legge da ben 43 anni”.

“Sono altre le azioni utili e necessarie che si dovrebbero portare avanti: l’inserimento dell’educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole, la contraccezione gratuita, investire nella formazione di personale sanitario non obiettore che garantisca e tuteli il diritto all’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza – evidenzia il vicepresidente della commissione sanità Pastorino – L’Italia è un paese laico dove l’aborto è un diritto. E i diritti vanno garantiti e tutelati, non ostacolati”.

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