Finanziamenti

Maxi inchiesta, 195mila euro da chi gestiva le discariche: da qui sono partite le intercettazioni a Toti

Pietro Colucci aveva procedimenti amministrativi in corso presso la Regione per l'ampliamento delle discariche nel Savonese

Liguria. Presunti finanziamenti illeciti al Comitato Change e al Comitato Giovanni Toti tra il 2016 e il 2021 da parte dell’imprenditore campano Pietro Colucci, che gestiva nel savonese le discariche di Boscaccio e Bossarino. Da qui, secondo le carte dell’inchiesta, sono iniziate le intercettazioni telefoniche a carico di Giovanni Toti che hanno portato all’indagine e infine all’esecuzione degli arresti domiciliari martedì mattina.

Proprio a causa di questi sospetti iniziano, il 1 settembre 2021, le operazioni di intercettazioni telefoniche a carico di Toti. Che, “sebbene non abbiano consentito di trovare ulteriori riscontri all’ipotesi corruttiva inizialmente ipotizzata a carico Giovanni Toti e di Pietro Colucci – spiega l’ordinanza – hanno svelato […] gli ulteriori rapporti corruttivi contestati nel presente procedimento”. Ossia quelli legati a Spinelli, Moncada, Signorini e Vianello al centro delle cronache di questi giorni.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, diverse società del Gruppo Waste-Innovatec-Sostenya (Innovatec spa, Sun Rt O2 Srl, Aker Srl, Diaspa Spa e Sostenya Green Spa), alcune amministrate da Colucci e altre – secondo la guardia di finanza – a lui riconducibili, avrebbero “illecitamente finanziato” le formazioni politiche del governatore ligure. Le aziende citate, tra il 18 marzo 2016 e il 9 dicembre 2019, avrebbero bonificato al Comitato Change o al Comitato Giovanni Toti Liguria importi variabili per un totale di circa 195mila euro, sempre senza nessuna delibera dell’organo societario e, in qualche caso, senza alcuna iscrizione a bilancio. Contributi, quindi, considerati illeciti: la normativa infatti stabilisce che “i finanziamenti erogati ai partiti politici o alle loro articolazioni politico organizzative o ai gruppi parlamentari provenienti da persone giuridiche devono essere deliberati dall’organo sociale competente e regolarmente iscritti a bilancio” e “nel caso di erogazione superiore ai 5 mila euro il soggetto che eroga e il soggetto che riceve sono tenuti a farne una dichiarazione congiunta”.

Il sospetto dei magistrati era che dietro questi finanziamenti si celasse un tentativo di corruzione. Nell’ordinanza relativa alle misure cautelari, infatti, viene riportata una telefonata del 10 marzo 2021 tra Matteo Cozzani (capo di gabinetto della Regione, anche lui ai domiciliari) e Toti in cui “quest’ultimo faceva esplicitamente riferimento alla necessità di parlare a voce con (o di) tale Colucci in merito ‘alla roba della discarica’”. Toti dice al telefono: “Digli che se li convoco io qua lunedì, martedì sera anche a cena, Ripamonti, Vaccarezza, Olivieri, che la chiudiamo su tutto […] Su tutta la situazione, così mettiamo in fila l’Ato idrico, la cosa, anche perché poi ci si infila dentro anche roba della discarica di Colucci, che voglio parlargliene a voce”.

Come ricordano i magistrati “al momento della telefonata, Colucci aveva avuto ed aveva dei procedimenti amministrativi in corso presso la Regione“. In particolare, Green Up Srl aveva presentato il 31 maggio 2017 richiesta per l’ampliamento della discarica di Bossarino a Vado Ligure, mentre per EcoSavona Srl  era in corso il Procedimento Autorizzatorio Unico Regionale per l’ampliamento della discarica del Boscaccio. Per questi procedimenti “le società riconducibili a Colucci avevano avuto come interlocutore istituzionale la Regione Liguria, competente al rilascio di autorizzazioni in materiale di gestione delle discariche”.

“Tali circostanze – recita l’ordinanza – hanno portato a ritenere che (tenuto conto della coincidenza temporale tra i finanziamenti e l’attività delle società del Colucci e le relative pratiche in Regione, della competenza della Regione nella materiale della gestione dei rifiuti, delle modalità non trasparenti dei finanziamenti) la ragione dei finanziamenti illeciti erogati dall’imprenditore Colucci fosse da ricondurre non tanto ad uno spirito di liberalità, quanto piuttosto alla funzione svolta dal presidente della Regione Liguria e alle competenze e ai poteri della Regione in materia ambientale”.

Ad aumentare ulteriormente i sospetti anche il fatto che, “come evidenziato dalla stessa Gdf, il Gruppo Waste Italia Srl (e tutte le società dallo stesso controllate) risultava essere in concordato preventivo a far data dal 14 maggio 2018, mentre Alex Srl risultava addirittura cessata a far data dal 31 dicembre 2019 e, pertanto, apparivano quantomeno singolari le cospicue, plurime e non trasparenti ‘elargizioni liberali’ da parte di società pacificamente in difficoltà economica“.

In questo senso “particolarmente significativo” è, per i magistrati, il fatto che “Toti volesse parlare con (o di) Colucci della vicenda delle discariche in modo riservato (de visu e non semplicemente telefonica), circostanza che lasciava intendere la volontà di rendere ‘sicura’ la conversazione e che, al contempo, confermava anche l’esistenza di un rapporto ‘privilegiato’ tra l’imprenditore (e la sua attività) e il governatore”.

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