La protesta

Manifesti anti abortisti, presidio sotto Tursi: “La violenza non deve avere libertà di espressione”

Ancora una manifestazione per chiedere la rimozione. Con Non una di meno anche la Cgil

Genova. “Il vero veleno è l’obiezione. Sul mio corpo decido io”. Ancora una protesta-volantinaggio questo pomeriggio, stavolta sotto palazzo Tursi dove era in corso il consiglio comunale, contro i manifesti fatti affiggere dall’associazione Pro Vita in cui la pillola RU486 viene paragonata al veleno.

Il presidio è stato organizzato ancora una volta dal collettivo femminista Non una di meno Genova che da settimane protesta contro la disinformazione dei manifesti e chiede al Comune di Genova che vengano rimossi, scelta che hanno fatto altre amministrazioni comunali da Milano a Bergamo a Trento.

Con Non una di meno in piazza oggi anche una rappresentanza della Cgil a partire dal segretario della Camera del lavoro Igor Magni,

“Chi può ergersi cosi in alto da decidere sul corpo di un altra persona – si domandano le attiviste – chi può credersi così al di sopra della legge da infrangerla?Perché la 194 è legge, e quando non viene fatta rispettare le donne muoiono in modi orribili”.

“Non siamo sciocche Biancaneve – dicono ancora le femministe – siamo istruite, libere, cittadine, elettrici, non abbiamo bisogno di pastori, sappiamo scegliere nei limiti della legge ciò che è meglio per noi”.

Per non una di meno quella dei manifesti di Pro vita è “violenza e la violenza non è mai democratica, quindi non deve avere libertà di espressione. I prolife sono dei fanatici estremisti, irrazionali, antidemocratici e come tali andrebbero trattati”.

Sulla rimozione dei manifesti il M5S aveva presentato un ordine del giorno, come ricordano i consiglieri Maria Tini e Stefano Giordano che fanno appello al Regolamento sulle affissioni che consente di “revocare l’istanza di affissione in qualsiasi momento per cause di inderogabile e prioritario interesse pubblico” e avevano chiesto una commissione urgente.  “L’Odg non è stato accettato dalla maggioranza con una giustificazione francamente irricevibile – spiegano i consiglieri – Inaccettabile infatti che vogliano “verificare” la legittimità tra la questione delle affissioni, quindi il pubblico interesse, e la questione dell’Aifa. Inaccettabile che la maggioranza pretenda di discutere sulle decisioni prese dall’organo di controllo dei farmaci nazionale! Inaccettabile che passi un messaggio palesemente falso: paragonare la pillola RU-486 al veleno è fuorviante tanto quanto lo sarebbe dichiarare per assurdo che gli antibiotici sono dannosi per la salute poiché se ne sta facendo un uso scorretto”.

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