La giornata

Corruzione in Liguria, oggi l’interrogatorio di Toti. Nuova riunione di giunta: futuro in bilico

Il presidente, oggi sospeso, di Regione Liguria potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Nel frattempo a De Ferrari si proverà a trovare uno scenario per superare questa tempesta politica

toti arrestato

Genova. Mentre il mondo politico ligure e genovese è ancora di fatto sotto shock a seguito della mole di dettagli emersi dalla maxi inchiesta della procura di Genova sulla corruzione in Liguria, continua il percorso della macchina giudiziaria, attivato con l’esecuzione delle misure cautelari volute dal gip Paola Faggioni. Oggi è previsto l’interrogatorio di garanzia per il presidente – ad oggi sospeso – di Regione Liguria Giovanni Toti, al momento agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione: secondo quanto emerso in queste ore, è cosa praticamente certa che l’indagato si avvalga della possibilità di non rispondere, almeno in questa fase.

Una strategia che ieri è emersa dalle dichiarazioni dell’avvocato Savi:  “La scelta – ha detto in un video diffuso nel pomeriggio – preferisco non anticiparla, d’altra parte mi sembra conseguente e logica nella misura in cui abbiamo un fascicolo enorme da approfondire, lo abbiamo in mano solo da ieri, quindi prima di prendere posizioni o dare spiegazioni dobbiamo approfondire la lettura degli atti per capire su cosa, dove e come fornire spiegazioni”.

Una linea tenuta anche dagli avvocati di Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale genovese, indagato per corruzione e finito in custodia cautelare in carcere. L’interrogatorio di garanzia, condotto ieri mattina dalla gip Paola Faggioni nella casa circondariale genovese, è durato circa mezz’ora. Con lui l’avvocato Enrico Scopesi: “Sono diecimila pagine di atti, non è propriamente il contesto in cui si riesca a lavorare per cominciare a focalizzare le questioni – ha detto Scopesi, raggiunto telefonicamente poco dopo l’uscita dal carcere – confido che si possa quanto prima affrontare più seriamente e risolvere il problema della misura cautelare in essere. La priorità è chiarire la misura carceraria”.

Comincia quindi a delinearsi la strategia difensiva del presidente ligure che, arrivando martedì mattina in piazza Piccapietra insieme alla Guardia di finanza da Sanremo, si era definito “tranquillissimo“. Ieri Savi ha posto l’accento sulla difesa di “interessi pubblici e non privati”; oggi aggiunge, a proposito delle donazioni alla Fondazione Change e al Comitato Toti Liguria da parte di Spinelli e altri personaggi di spicco: “La tracciabilità dei denari, sia in entrata che in uscita, è totale. In entrata sono gli stessi atti che ce lo dicono: non è contestato nulla in relazione a fatti che non siano entrati nelle normative di legge che prevedono che tutto avvenga nella maniera più trasparente possibile, e così è stato. E abbiamo la possibilità anche di dimostrare che questi denari sono stati spesi tutti per necessità di tipo politico connesse alle attività del presidente, delle persone che lavoravano con lui o che avevano comunque connessioni politiche. Non c’è stata nessuna anomalia nella spesa né a titolo personale né ad altro titolo”.

Nel frattempo, la politica resta in attesa di capire cosa succederà nelle prossime ore. Nel centrodestra, per ora, bocche cucite e nessun cedimento rispetto alla linea ufficiale: “Andiamo avanti, c’è una giunta pienamente in carica”.  Oggi ci sarà una nuova riunione dell’esecutivo regionale e martedì Piana dovrebbe presentarsi in consiglio insieme agli assessori. Nessuno vuole parlare di un ipotetico piano B, quello che vedrebbe le dimissioni del presidente (o della giunta in blocco) e le elezioni anticipate. Che ovviamente avrebbero bisogno di tempi tecnici e quindi non potrebbero coincidere in nessun caso con l’appuntamento dell’8-9 giugno, ma potrebbero cadere al più presto nel mese di ottobre.

E così è partito inevitabilmente un precoce toto-candidati, per adesso con una rosa di nomi che i più navigati ritengono poco credibili: per Fratelli d’Italia l’assessora allo Sport Simona Ferro e l’ex vicesindaco di Genova Massimo Nicolò, per la Lega qualcuno azzarda l’ex parlamentare e sindaco di Ventimiglia Flavio Di Muro. Fino a pochi giorni fa l’erede designata di Toti, anche in virtù di un’eventuale esclusione del terzo mandato, sembrava essere la parlamentare e fedelissima Ilaria Cavo (pure lei intercettata ma non indagata nella vicenda dei voti promessi dalla comunità riesina), ma appare poco probabile che gli arancioni possano avere ancora una forte voce in capitolo dopo il terremoto giudiziario di queste ore. Non è escluso, d’altra parte, che possa tornare in auge Forza Italia, che recentemente ha riacquistato Angelo Vaccarezza, in rotta proprio coi totiani. Insomma, nei fatti ad oggi, tale è la portata dello tsunami politico, che tutto sembra al contempo possibile come improbabile.

Situazione simile anche a sinistra, dove c’è chi spinge quotidianamente per le dimissioni e sprona gli alleati a costruire in fretta un’alternativa al centrodestra. Il nome già circolato con una certa insistenza è quello dell’ex ministro Andrea Orlando, per cui il segretario del Pd Davide Natale (intervistato da Genova24) ci ha messo la faccia chiedendo che non fosse candidato alle europee in modo da tenerlo in serbo per le regionali. Un altro nome dem che si sta facendo strada in alcuni ambienti è quello di Lorenzo Basso, nome però considerato divisivo da più ambienti della base territoriale. Prima sfida, però, resta quella di capire chi saranno eventualmente gli alleati e poi metterli tutti d’accordo. Due missioni tutt’altro che facili

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