La visita

Ex Ilva, il ministro Urso: “Nelle aree di Genova possibili diverse attività produttive”

"Genova avrà un grande futuro perché il Mediterraneo tornerà centrale". E annuncia: "Cinque multinazionali interessate all'azienda"

Generico marzo 2024

Genova. “A Piombino ieri abbiamo visitato insieme ai sindacati le aree che saranno restituite alla città per sviluppare altre tipologie di attività produttive con le aree in cui si insedieranno due diversi investitori. Se è possibile farlo a Piombino è possibile farlo a Genova e Taranto“. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso, oggi in visita nello stabilimento ex Ilva di Cornigliano insieme a rappresentanti dei lavoratori e delle istituzioni, sposa di fatto la linea di Bucci e Toti e apre a una revisione dell’accordo di programma che vincola alla siderurgia – e quindi, per ora, ad Acciaierie d’Italia – oltre un milione di metri quadrati di aree. Presenti, oltre al sindaco e al governatore ligure, anche i commissari Giancarlo Quaranta, Davide Tabarelli e Giovanni Fiori.

“La sfida sulla siderurgia è la sfida principale per dimostrare che l’Italia può rilanciare il suo sistema industriale. Ci confronteremo su questo con gli enti locali, oggi qui con Bucci e Toti come ho fatto a Taranto e come farò domani a Novi Ligure – ha spiegato Urso -. Dobbiamo capire meglio come in questi grandi poli siderurgici, che sono al centro delle aree logistiche e portuali del nostro Paese, si possa sviluppare la siderurgia del futuro e cosa si possa sviluppare in termini produttivi accanto a questi impianti, che dobbiamo restituire interamente alla città nel senso che poi devono essere integrati nel tessuto urbano di queste grandi capitali industriali italiane”.

I sindacati però chiedevano che le aree (che oggi occupano solo 952 lavoratori, come emerso ufficialmente dall’incontro, nemmeno la metà di quelli previsti dall’accordo di programma) rimanessero tutte nella disponibilità dell’ex Ilva. “I lavoratori chiedono che rimangano aree produttive – ribatte Urso -. Il problema nel nostro Paese e in Europa è mantenere le aree produttive. Quando si chiude un’area industriale non si riapre più. Per questo abbiamo mappato insieme alle Regioni 400 aree industriali in cui è possibile insediare nuove realtà produttive. Il mio obiettivo è mantenere le aree produttive. È chiaro che in alcuni casi non si può mantenere la stessa produzione, magari perché non più competitiva. L’importante è che si mantengano le aree produttive perché vogliamo restare una delle grandi potenze industriali dell’Europa e del mondo”.

Il ministro parla di “attività produttive”, ma in realtà l’interesse principale per l’immensa spianata di Cornigliano in questo momento riguarda la logistica. Quattro big del settore avevano già portato al Comune un progetto per 270mila metri quadrati in grado di creare – a loro dire – 400 posti di lavoro. Lunedì scorso era riemersa concretamente l’ipotesi di un autoparco per andare incontro alle esigenze dei trasportatori. Ma uno spazio così grande a ridosso del mare e delle principali infrastrutture fa gola a molti, anche alle aziende della cantieristica navale, come aveva rivelato lo stesso Bucci.

Intanto il futuro dell’azienda, ora in amministrazione straordinaria, è tutto da scrivere. E proprio parlando coi lavoratori Urso ha annunciato che ci sono cinque multinazionali interessate ad acquisire gli impianti. “Ci sono già diverse, significative società siderurgiche mondiali che hanno presentato al ministero la loro intenzione di partecipare a quelle procedure pubbliche – ha confermato nel punto stampa a margine -. In queste settimane si sono presentati in forma diversa al nostro ministero già cinque soggetti internazionali“. Tra questi c’è anche il gigante ucraino Metinvest, già presente con una sede a Genova tramite la Trametal.

Il governo userà il golden power, come previsto dal decreto: “Noi lo stiamo utilizzando con saggezza, non per dare un divieto ad un investimento, ma per creare le condizioni dell’investimento e scrivere le condizioni che lo Stato pone. Questo è accaduto con la raffineria di Priolo, ma anche con Whirlpool. Certamente accadrà con la siderurgia italiana – conferma il ministro -. Quando sarà il momento, utilizzeremo quello strumento per definire il perimetro dell’investimento e le condizioni che lo Stato pone a coloro che vedranno assegnati questi stabilimenti così importanti per la siderurgia italiana, e direi europea.

Generico marzo 2024

Il modello potrebbe essere quello sperimentato proprio a Piombino: “Lì abbiamo fatto convivere due progetti industriali diversi complementari tra loro, quello del gruppo indiano già presente che finalmente ha manifestato l’intenzione di investire nel treno rotaie (JSW Steel, ndr) e quello del nuovo investitore, la più grande multinazionale ucraina, il gruppo Metinvest, insieme a Danieli. Penso che possa essere il modello da applicare anche in questo caso”.

Il bando per l’assegnazione dovrebbe arrivare “prima della pausa estiva per giungere poi a una conclusione della procedura entro la fine dell’anno o ai primi del prossimi anni. Il bando parte una volta che i commissari di Acciaierie d’Italia coi commissari dell’ex Ilva si confronteranno prima sul prolungamento del contratto d’affitto, che è in scadenza a maggio 2024, poi sul piano industriale, su cui noi come ministero competente daremo indicazioni specifiche, cioè come intendiamo agire per rilanciare i siti produttivi di Adi. Sulla base di quel piano industriale saranno formulate le condizioni di procedura pubblica perché chiunque voglia investire possa farlo. Ovviamente penso che sarà messo al primo punto come metro di valutazione il loro impegno al rilancio industriale”.

Per garantire la continuità produttiva il governo attende una risposta sul prestito ponte da 320 milioni. “Pensiamo di poter ottenere un’anticipazione da qui a 40 giorni – annuncia Urso -. Appena abbiamo dovuto procedere all’amministrazione straordinaria a fronte di quello che emergeva sulle insolvenze dell’azienda, mi sono confrontato subito prima con la commissaria Vestager a Copenaghen e poi col commissario Breton a Bruxelles per anticipare loro le richieste che faremo per il prestito ponte. È compito dei commissari realizzare il piano industriale e finanziario che possa dimostrare come si tratti di un prestito ponte, quindi di risorse che dovranno essere restituite, quindi bisogna dimostrare che gli impianti torneranno a produrre”.

Oltre al prestito ponte però serviranno altri soldi: “Innanzitutto abbiamo garantito attraverso il decreto legge che è in corso di approvazione, e la prossima settimana sarà in Parlamento, una parte significativa delle risorse del patrimonio destinato proprio alla salvaguardia ambientale degli stabilimenti. In una prima fase saranno 150 milioni di euro. Abbiamo creato le condizioni di una migliore cassa attraverso una moral suasion che abbiamo fatto, e ringraziamo la risposta positiva, sia con alcune società che forniscono materie prime che ci hanno garantito la fornitura di materiale con pagamento differenziato, sia attraverso alcuni clienti che hanno invece garantito il pagamento anticipato delle fatture in scadenza”.

In ogni caso Urso è ottimista sul polo di Cornigliano: “Io sono convinto che Genova avrà un grande futuro perché tra l’altro le condizioni geopolitiche della nostra Europa non sono quelle del passato. Siamo circondati da eventi bellici che purtroppo hanno chiuso l’Europa orientale. Dato che l’Europa non potrà nei prossimi anni avanzare a Oriente perché si è alzata, non per nostra determinazione, un’altra e più grave cortina di ferro, l’Europa dovrà necessariamente guardare al Mediterraneo e quindi crescere attraverso il Mediterraneo e attraverso l’Italia e i grandi porti che hanno fatto la storia della civiltà: Genova, Venezia, Trieste, Taranto”.

“Siamo soddisfatti che il ministro Urso abbia tolto lo stabilimento ex Ilva di Genova dall’incertezza, tracciando una via che porterà al rilancio della siderurgia nel nostro Paese – ha commentato il presidente Giovanni Toti al termine dell’incontro -. Al tempo stesso, si lavorerà per aumentare la capacità di questo sito produttivo così importante per Genova e la Liguria, ampliandolo anche a ulteriori lavorazioni che portino benessere e occupazione. Siamo al fianco dei commissari, ai quali auguro buon lavoro, per portare avanti questa operazione strategica di rilancio dell’acciaio per l’industria manifatturiera del Paese, che è la seconda d’Europa, e per aumentare il lavoro di qualità nella nostra regione già ai vertici per crescita dell’occupazione”.

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