Genova. “Andiamo avanti, non c’è nessun problema”. Così il sindaco Marco Bucci, a margine del Consiglio comunale a Palazzo Tursi, commenta l’ordine del giorno approvato oggi in Regione che impegna la giunta Toti a “normare la sospensione delle autorizzazioni” per i nuovi forni crematori “fino all’emanazione del piano regionale di coordinamento”, provvedimento scaturito dalla commissione sull’impianto previsto a Staglieno.
E in una nota in serata interviene l’assessore Angelo Gratarola: “L’ordine del giorno votato oggi è un impegno della giunta a normare un percorso futuro. Certamente non è vincolante per i progetti in essere, che non subiscono alcuno stop. Stiamo lavorando per giungere al più presto ad un regolamento che consenta di coordinare l’attività dei forni crematori in Liguria”.
Il documento ha aperto un caso politico in Regione, con la spaccatura in seno alla maggioranza e lo “sgambetto” teso dall’opposizione. Ieri l’ordine del giorno era stato approvato all’unanimità in commissione Sanità “sentiti i comitati” di Staglieno, approfittando dell’assenza di buona parte del centrodestra, ma comunque col parere favorevole dell’assessore alla Sanità Angelo Gratarola e del presidente Brunello Brunetto (Lega). Stamattina i consiglieri di Fratelli d’Italia e di una parte della Lega hanno tentato di rinviare il provvedimento in commissione, ma senza successo.
“È un ordine del giorno che chiede di fare una regolamentazione, è giusto che ci sia una regolamentazione. Noi andiamo avanti con la pratica perché non c’è un fermo alla pratica”, commenta ancora Bucci. Pensa che questo possa bloccare il progetto? “Penso proprio di no – risponde il primo cittadino -. L’ordine del giorno blocca le autorizzazioni, non vuol dire che non possiamo fare la procedura. Se non ci fosse stato sarebbe stato meglio, ma non mette a rischio nulla“. Un episodio scomodo dal punto di vista politico? “Hanno ragione, bisogna regolamentare”, taglia corto Bucci. E chi dice che l’impianto non serve? “È un’esigenza della città. Dicono che non ce n’è bisogno? Guardino i numeri”.
Non dello stesso avviso l’opposizione: “In assenza di una legge nazionale e per quanto previsto sulla legge regionale dei servizi funebri, la regione ha il compito di regolamentare la cremazione – commenta Pippo Rossetti – Piemonte Lombardia e Veneto lo hanno fatto , anche per gli aspetti “quantitativi”. Il piano, in altre regioni, prevede le distanze necessarie tra i forni, il numero complessivo dei forno in base al bisogno regionale, differenziare i forni ( bruciare lo zinco o non farlo ), le misure specifiche degli abbattimenti”. Insomma regola completamente tutto il settore, e il nuovo impianto di Staglieno, potrebbe (e dovrebbe, secondo l’opposizione e i comitati), finire in questa regolamentazione ancora da scrivere.
“La regione può, se vuole e con legge, sospendere le autorizzazioni di nuovi forni in attesa dell’emanazione del Piano di Coordinamento regionale delle cremazioni – sottolina Rossetti – Ma Toti non vuole disturbare i sindaci e dice che non può fare una legge per congelare quanto ancora non costruito ma avviato, come il nuovo impianto di Staglieno. In realtà si tratta di una precisa volontà politica“.
Il progetto prevede un investimento di 6,5 milioni di euro per una concessione di utilizzo di 23 anni che potrebbe fruttare circa 52 milioni di ricavi. Un’opera su cui si discute da due anni e che ha trovato l’opposizione dei residenti del quartiere, che vedrebbero sorgere a pochi metri dalle case un impianto ‘industriale’, capace di cremare 4500 salme all’anno, secondo le prime stime presentate nei mesi scorsi quando alla porta di Tursi bussò l’rti guidata dalla Crezza srl. Ora si aspetta l’esito del ricorso al Tar depositato dalla cordata uscita esclusa dalla gara di affidamento, che potrebbe rimescolare ancora una volta le carte del mazzo. E se l’ordine del giorno votato oggi dal Consiglio regionale potrà avere un peso determinante, lo scopriremo nei prossimi mesi.