Genova. Ci sarebbe un errore nel piano di bacino del Bisagno sul quale potrebbe essere stata fatta una valutazione sbagliata al fine di approvare la costruzione del nuovo impianto. Questa una delle conclusioni dello studio redatto dai comitati cittadini che si oppongono alla costruzione di un nuovo forno crematorio all’interno del Cimitero Monumentale di Staglieno. Uno studio che nei prossimi giorni sarà presentato alla conferenza dei servizi, chiamata a valutarne definitivamente il progetto.
I cittadini, del “Comitato delle Banchelle”, “Comitato via Vecchia e strade limitrofe” e “Comitato in Difesa del Parco delle Mura”, hanno presentato il documento questa mattina in una conferenza stampa alle Gavette, durante la quale sono stati anticipati gli argomenti dello studio realizzato in collaborazione con diversi professionisti: “Abbiamo affidato ad un geologo l’analisi del progetto in relazione alle carte di rischio del Piano di Bacino ed è emerso questo errore – spiegano – in pratica sul Puc il versante che sormonta il piazzale dove dovrebbe essere costruito il nuovo impianto crematorio è catalogato frana attiva e come ex cava. Categoria B1. Cosa corretta, perchè da sempre quella parte di montagna è conosciuta come un ex cava, tanto che anche la toponomastica del cimitero usa questa indicazione. Nel piano di bacino, invece, la frana fa parte di un terreno catalogato come ex discarica, di classe B2“.
Una discrepanza ‘piccola’ ma che comporta un comportamento ben differente: “Nel caso di terreni B1, ogni nuova costruzione non può prescindere dalla interventi di messa in sicurezza definitiva, cosa invece non prevista in caso di classe B2 – sottolineano gli attivisti e i residenti – questo errore ha forse tratto in inganno chi ha fatto le valutazioni di fattibilità del progetto”. Ma non solo: “Vista la vicinanza con la frana attiva di via delle Banchelle, il costruire lì sotto un impianto industriale sarebbe un intervento contro il concetto di mitigazione e riduzione del rischio perseguiti dalla normativa nazionale e dai piani stessi di bacino. La presenza dell’impianto aumenterebbe il rischio per l’incolumità delle persone in conseguenza del sensibile aumento della presenza umana in quell’area, con lavoratori, utenti e parenti”. Per questi motivi, secondo il geologo, “l’impianto non risulta eseguibile“.

Ma lo studio sul progetto comprende diverse altre considerazioni che renderebbero il progetto “inutile e dannoso” e che in questi mesi sono state già rilanciate più volte con l’intento di fermare in tempo i lavori di realizzazione della struttura. Su tutti la questione della necessità dell’impianto: “Dai dati del dipartimento Salute e Servizi Sociale du Regione Liguria si evince che in Liguria sono già presenti e attivi 4 impianti, uno a provincia, che in totale hanno un capacità annua di oltre 22mila cremazioni. Nel 2022 in tutta la regione le richieste sono state poco meno di 12 mila, praticamente la metà. Nella sola Genova, a fronte di una odierna capacità di 14 mila salme l’anno, nel 2022 se ne sono state cremate circa 8200. Nei fatti questo nuovo impianto, che si affiancherà a quello già presente nel cimitero, unico caso in Italia, non servirà ai genovesi e neanche ai liguri, bensì ad intercettare le richieste da altre regioni, con relativo business“. Un giro d’affari che vale per il privato che gestirà l’impianto – vale a dire la Crezza srl, capofila della cordata di imprese che ha proposto e ottenuto l’appalto di costruzione e poi gestione della struttura – l‘84% del ricavo sulle prestazioni, mentre il 16 % andrà alle casse comunali.
Secondo i comitati, inoltre, l’impianto avrà un impatto anche significativo sulla qualità per l’aria e per la salute dei cittadini, con tutta una serie di immissioni in atmosfera nocive: “Una struttura del genere è considerata dalla legge un vero e proprio impianto industriale, e come tale non può essere compatibile con il tessuto urbano e con un luogo così speciale come il cimitero di Staglieno“.
“Abbiamo fatto anche un’ispezione sul versante della frana, che è esattamente sopra gli ultimi campi del cimitero, praticamente sotto il viadotto della A12 che scavalca il Veilino – segnalano i cittadini mostrando le foto – le reti di protezione che erano state installate ai tempi, oggi sono vetuste, rotte in più punti e pericolanti“. Tutte queste informazioni raccolte in questi mesi di studio e analisi del progetto saranno quindi presentate durante la prossima seduta della conferenza dei Servici, prevista entro il 28 ottobre a Genova, dove si discuterà di cosa farne di questo progetto.


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