Mar ligure

“A rischio il Santuario dei Cetacei”. La Liguria dice sì al referendum contro le trivelle

Tutti d'accordo, tranne il Pd che si astiene e spiega: "no al referendum"

cetacei

Regione. La Liguria dice si al referendum abrogativo delle norme del decreto Sblocca-Italia per facilitare le trivellazioni nel Mar Mediterraneo davanti alle coste italiane per la ricerca di petrolio. Lo ha deciso il consiglio regionale con 22 voti a favore su 30 presenti. Una proposta firmata da Rete a Sinistra e Forza Italia. Favorevoli tutti i gruppi; il Pd astenuto.

“Diciamo no all’arroganza del Governo – spiega il capogruppo Rete a Sinistra Giovanni Pastorino – che non ha sentito il parere degli enti locali. L’Italia non solo deve uscire dall’era del carbone, ma deve uscire anche dall’era del petrolio, per sviluppare altre fonti. Nel Mediterraneo c’è una scarsa quantità di petrolio e la tecnologia di ricerca dell’air gun metterebbe a rischio il Santuario dei Cetacei nel Mar Ligure”.

“Sono stati 37 mila i liguri che nel mese di maggio hanno firmato contro le trivelle – sottolinea il capogruppo Fi Angelo Vaccarezza – la Regione non può essere esautorata dal Governo in tema di politiche energetiche, ci aggiungiamo a un gruppo di Regioni, è un bel segnale al Governo Renzi”.

La capogruppo Pd Raffaella Paita e il consigliere Giovanni Lunardon evidenziano come “è la Conferenza Stato-Regioni il luogo dove porre la questione, dove il presidente della Liguria Giovanni Toti è vicepresidente, siamo favorevoli a un’iniziativa politica, non a quella referendaria, si può essere favorevoli o contrari ai progetti, non favorevoli o contrari all’estrazione”.

Alice Salvatore del M5s sostiene che “le energie derivanti dal carbone e dal petrolio vanno superate, quello che non va superato è lo strumento del referendum, come vorrebbe il Pd”.

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