Genova. Sono stati pubblicati sul sito dedicato alle procedure di Via della Regione Liguria i nuovi render dello Skymetro in Valbisagno, simulazioni fotografiche realistiche che mostrano l’impatto visivo della metropolitana sopraelevata sui vari quartieri attraversati nel percorso tra Brignole e Molassana. È solo una delle numerose integrazioni che i progettisti del raggruppamento Systra-Italferr-Architecna-Land hanno dovuto produrre su richiesta dei vari enti coinvolti nella valutazione d’impatto ambientale.
Era stata proprio la Soprintendenza, infatti, a chiedere di “produrre render e fotoinserimenti realistici, ad altezza d’uomo in corrispondenza di tutti i manufatti tutelati presenti lungo il tracciato della nuova linea metropolitana”, e in particolare “in corrispondenza delle zone tutelate di Borgo Incrociati, di Molassana e in generale di tutta l’infrastruttura dal Parco dei Forti e dalle alture di Marassi“. Nel progetto di fattibilità caricato online c’erano solo poche immagini riferite alle stazioni Romagnosi, Parenzo e Staglieno, non del tutto congeniali ai fini della valutazione paesaggistica.
E allora ecco una nuova carrellata di disegni al computer che restituiscono bene l’idea dell’inserimento urbanistico dello Skymetro. Da Sant’Agata a via Moresco, da piazza Romagnosi allo stadio Ferraris, da Ponte Carrega a piazzale Bligny fino al tratto nei pressi della Sciorba in sponda sinistra, la linea sopraelevata su piloni di circa 9 metri passa di fronte alle case di Marassi e domina il contesto urbano della Valbisagno, che finora ha conosciuto un solo viadotto, quello dell’autostrada A12. Altri due render simulano il “serpentone” osservato dalle alture, particolarmente visibile per il colore scuro dei pannelli fotovoltaici che forniranno il 50% dell’energia necessaria.

Le Belle Arti avevano chiesto di sostituire questi pannelli con vetro fotovoltaico o almeno con pannelli “di cromia similare al manto di copertura, il cui impatto dovrà essere ulteriormente mitigato tramite l’impiego di materiali innovativi non riflettenti”. Ma i progettisti rimandano i consigli al mittente: “La sostituzione dei pannelli fotovoltaici non risulta praticabile a livello economico. In particolare i vetri fotovoltaici sono utilizzati prevalentemente in situazioni in cui è importante l’irraggiamento naturale. Per quanto riguarda i pannelli con cromia adattabile attualmente hanno un costo di circa tre volte a kilowatt rispetto ai pannelli di tipo commerciale”.
Tra le tavole prodotte dai progettisti figurano anche quelle relative al ponte obliquo davanti a Borgo Incrociati, criticato dalla Soprintendenza ma anche dal Consiglio superiore dei lavori pubblici. In realtà questa soluzione è superata, almeno secondo le dichiarazioni pubbliche dell’assessore Matteo Campora, perché il Comune ha dato mandato ai tecnici di valutare tre alternative per scendere su via Canevari con una struttura meno impattante. Una vista da via Moresco verso il ponte Castelfidardo offre comunque un buon anticipo di quello che diventerebbe la sponda del Bisagno sovrastata dalla metropolitana.
Secondo la Soprintendenza di Genova, lo Skymetro “rappresenterebbe un intervento in grado di modificare in modo permanente la visuale sulla città dal torrente Bisagno e dalla città verso la valle del Bisagno, pertanto in grado di creare un’alterazione rilevante del paesaggio – si legge nel parere arrivato a inizio febbraio -. L’inserimento della nuova linea della metro, infatti, potrebbe essere in grado di modificare la visuale dagli argini del torrente Bisagno verso le colline circostanti e dalle colline verso il torrente, e quindi di determinare un’alterazione rilevante nella percezione del paesaggio di riferimento”.
Di più: “Occorre sottolineare che quello scelto rappresenta un modello di progettazione sbilanciato nel promuovere solo una mobilità più veloce ma a scapito del paesaggio che sarà attraversato da una cesura, analogamente a quanto è avvenuto 50 anni fa sul mare con la sopraelevata Aldo Moro, negando di fatto la possibilità di attuare una rigenerazione urbana degli argini, impedendo anche alle generazioni future di poter usufruire meglio di questi spazi urbani che invece saranno occupati da più di 200 piloni”.
Si chiedeva quindi di prevedere “una drastica riduzione della dimensione dei sostegni e dell’impalcato in ragione del loro impatto negativo sui beni culturali” e che fosse “rivista in particolare la sezione dell’impalcato in ragione di una maggiore snellezza” valutando “l’opportunità di eliminare la copertura continua su tutta l’infrastruttura”. Ma le strutture, replicano i tecnici, “sono già state minimizzate e rese il più snelle possibile per motivi di impatto sul paesaggio, impatto sulla viabilità e costi. Rispetto all’ipotesi iniziale in calcestruzzo, infatti, l’impalcato è stato reso molto più leggero e il passo tra le pile è stato spesso allungato, portandolo ad un massimo di 45 metri laddove possibile ed opportuno“.

Nel nuovo pacchetto di render compaiono anche due immagini dei locali tecnici in piazza Romagnosi. La Soprintendenza infatti ne aveva contestato l’impatto “non irrilevante”, prescrivendo di rivedere “volumetrie e materiali di riferimento”. Sulle volumetrie non ci sono margini di riduzione, mentre gli architetti sono al lavoro per sostituire le lamiere grecate con rivestimenti alternativi, come lamiere forate in corten o pannelli in gres.
Il settore Via della Regione Liguria ha invitato tutte le strutture che avevano chiesto integrazioni o modifiche (Arpal, Soprintendenza, Città metropolitana, Comune, Autorità di bacino e i vari uffici regionali) a esprimere il loro parere entro il 28 febbraio. Tursi aveva già chiesto una proroga dei termini. Nel frattempo si attende il decreto del ministero delle Infrastrutture che sposterà a dicembre 2029 la scadenza ultima per terminare i lavori dell’opera finanziata con 398 milioni, proroga che è stata chiesta proprio dal Comune nonostante il sindaco continui ad auspicare di poter inaugurare l’opera entro giugno 2027.
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