Recensione

Werther, debutto convincente al Carlo Felice: successo per l’allestimento firmato Dante Ferretti fotogallery

Applausi calorosi sia per l'esecuzione musicale, sia per la regia, scene e costumi del tre volte premio Oscar

werther al teatro carlo felice

Genova. Dopo il rinvio per sciopero della prima del 17 novembre, il Werther (dal romanzo di Goethe) ha debuttato domenica pomeriggio davanti a un pubblico numeroso. L’opera di Massenet ha convinto appieno il pubblico che ha reagito con applausi calorosi sia per la direzione musicale del maestro Donato Renzetti, sia per lo splendido impianto scenico curato dal tre volte premio Oscar Dante Ferretti (che si è occupato anche di regia e costumi). Ovazioni anche per i cantanti (con qualche lievissimo dissenso). Successo, dunque, per la nuova coproduzione fra il Carlo Felice e il Teatro di Zagabria che si potrà vedere ancora venerdì 24 (ore 20) e domenica 26 novembre (ore 15).

In queste ultime stagioni il Teatro Carlo Felice ha spesso sperimentato dal punto di vista dell’allestimento con regie giudicate un po’ ardite dal pubblico genovese. Dante Ferretti, pur ambientando l’opera negli anni Trenta, non tradisce Massenet e i tre librettisti Edouard Blau, Paul Milliet e George Hartmann, valorizza le atmosfere del dramma e fa tesoro delle sue esperienze cinematografiche trasportando sul palco con grande maestria trucchi che rendono dinamica la scena: che siano dei passanti che si intravedono dietro a un vetro smerigliato, il movimento degli avventori di un Cafè o una bicicletta che attraversa il palco o i due domestici che mettono in ordine i giocattoli dei bambini. Un allestimento classico, ma con dei colpi di genio come nel finale con la Balilla insanguinata e le figure in processione natalizia che sembrano ombre bidimensionali. Tutto all’insegna di una scenografia che riempie il palcoscenico: il primo atto si è aperto con due edifici ai lati dal palcoscenico, un chiosco con cupola al centro, mentre nel secondo abbiamo il Cafè e la chiesa per poi lasciare spazio al rosso degli interni della casa di Albert. Il tutto esaltato dalle luci di Daniele Nannuzzi, molto naturali per esterni e interni sino al finale più caricato.

Musicalmente il Werther è un crescendo, con i primi due atti che tessono una dimensione di giocoso entusiasmo in un’estate destinata a sfociare in un intimo tormento e poi in un presagio funesto fino al dramma finale che contrasta con la gioia della processione di Natale. Renzetti ha saputo esaltare la delicatezza di questa partitura e la tensione emotiva tutta interna del protagonista che vive di qualche esplosione anche vocale. Menzione speciale proprio per le parti a sipario chiuso: il preludio e la sinfonia tra terzo e quarto atto, che mantiene alta l’attenzione dello spettatore sull’ormai ineluttabile destino che Werther ha deciso per se stesso.

Anche l’interpretazione di Jean-Francois Borras (Werther) è stata un crescendo: partito un po’ in sordina anche dal punto di vista dell’espressività, si è preso il palco con la romanza “Pourquoi me réveiller” (diverse le richieste di bis). Caterina Piva è una Charlotte a tutto tondo, ottima anche dal punto di vista interpretativo e attoriale. Complimenti per aver saputo cantare con la sigaretta accesa tra le mani e ogni tanto anche fumarla, per Jérome Boutillier (Albert), sicuro in tutti i frangenti. Buona prova anche per la Sophie di Hélène Carpentier.
Applausi anche per Armando Gabba (Le Bailli), Roberto Covatta (Schmidt), Marco Camastra (Johann), Emilio Cesar Leonelli (Brülmann), Daniela Aloisi (Katchen) e soprattutto per i solisti del coro di voci bianche del teatro, che nel primo atto sono parte attiva della scena: Maria Guano, Leonardo Loi, Nicoletta Storace, Erica Giordano, Denise Colla, Sofia Macciò, Lucilla Romano, Alice Manara, Giulia Nastase e Vittoria Trapasso.

La trama: È luglio e in casa del borgomastro fervono i preparativi per una festa da ballo. Nel frattempo Sophie, la giovanissima secondogenita, assiste la sorella maggiore Charlotte nella preparazione alla festa. Molti amici iniziano a recarsi nella casa del borgomastro: tra essi c’è il giovane e sensibile Werther, che al suo arrivo rimane incantato dalla natura rigogliosa del giardino dell’abitazione. Il borgomastro lo presenta a Charlotte: il ragazzo se ne innamora seduta stante, e ottiene il privilegio di farle da cavaliere al ballo. Sophie, rimasta sola a casa, viene raggiunta da Albert, fidanzato di Charlotte, che fa ritorno da un lungo viaggio: l’uomo rimane deluso dal fatto che la sua ragazza si sia recata al ballo in compagnia di un altro uomo, ma Sophie lo rassicura circa la fedeltà e la serietà del sentimento della sorella. I due si congedano e rientrano Werther e Charlotte: il giovane le dichiara il suo amore, ma la ragazza gli parla della promessa, fatta alla madre morente, di sposare Albert. Werther, pur affranto, non si oppone e fugge via sconsolato. A settembre Albert e Charlotte sono sposi da tre mesi, mentre Werther, poco lontano, si tormenta nel vedere la sua amata in compagnia di un altro uomo. Il ragazzo viene poi raggiunto da Albert che, conoscendo i suoi sentimenti, gli dichiara di stimarlo per la sua rinuncia. Poco dopo Sophie, innamorata di Werther, lo invita invano a ballare, ma egli rifiuta: il giovane attende Charlotte vicino alla chiesa della città per dichiararle ancora una volta il suo amore. Sdegnata, ella lo rifiuta per la seconda volta e gli consiglia di allontanarsi per qualche tempo: Werther, disperato, decide di partire, ma le promette che tornerà a trovarla il successivo Natale nella speranza che lei possa aver cambiato idea. Sophie torna a invitare Werther alle danze, ma questi la scaccia in malo modo e le comunica che se ne andrà per sempre: a questa notizia la giovane scoppia in lacrime. Albert, che assiste non visto all’intera scena, comprende che Werther non ha mai cessato di amare la sua Charlotte.
La vigilia di Natale Charlotte rilegge una lettera di Werther: le parole ardenti del giovane la rendono inquieta, poiché si rende conto di ricambiare in qualche modo l’affetto del giovane. Charlotte non riesce a dissimulare i propri sentimenti con Sophie e cade in un pianto dirotto. Sopraggiunge proprio in quel momento Werther, che è tornato per tenere fede alla promessa fatta alla sua amata. Rimasto solo con Charlotte, Werther le legge alcuni versi di Ossian da lui appassionatamente tradotti: in questo modo vince le sue resistenze e riesce a strapparle un bacio, ma dopo questo fugace momento di abbandono la donna si infuria con lui e fugge a rinchiudersi in camera. Albert intuisce cosa sia accaduto tra Werther e Charlotte e quando Werther gli chiede in prestito le sue pistole col pretesto di dover fare un lungo viaggio, lui gliele consegna. È suonata la mezzanotte di Natale. Werther ha adoperato le pistole di Albert per spararsi al petto e giace morente; arriva Charlotte e, sentendo la sua voce, il giovane si rianima per un attimo, giusto il tempo di chiederle perdono. Charlotte ha appena il tempo di confessargli la verità: ella lo ha sempre amato e si rimprovera di aver sacrificato i propri veri sentimenti per tener fede a un giuramento. Werther morirà felice di questa confessione, mentre nella strada adiacente risuonano sinistri i canti natalizi dei figli del borgomastro.

 

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