Genova. Dopo il decreto del governo, arriva l’ordinanza di Regione Liguria che mette nero su bianco il comportamento che devono tenere i turisti “fuggiti” nella nostra regione per evitare che il contagio aumenti il suo tasso di penetrazione in società.
L’ordinanza stabilisce che chiunque abbia fatto ingresso in Liguria dalla mezzanotte del 24 febbraio (e non siano residente) e provenga dai territori della Lombardia e delle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro-Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Novara, Venezia, Asti, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli e Alessandria, i cui spostamenti verso il territorio ligure e dal territorio ligure non siano motivati da comprovate esigenze lavorative, da situazioni di necessità e da motivi di salute hanno l’obbligo di osserare le prescrizioni del Dpcm dell’8 marzo cioè evitare ogni spostamento inutile: “devono stare a casa”, taglia corto il governatore Toti.
I soggetti hanno l’obbligo di segnalare, a partire dalle 14 del 9 marzo, la propria presenza in Liguria ed il relativo domicilio alla casella di posta elettronica sonoinliguria@regioneliguria.it o via telefono ai numeri 010.5485767 o 010.5488679 dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16.
Inoltre i titolari delle strutture turistico ricettive e ai proprietari e detentori di appartamenti ammobiliati ad uso turistico è vietato ospitare soggetti per i quali vale l’ordinanza.
Ma le raccomandazioni non riguardano solo i turisti: come Genova24 ha documentato in molti oggi hanno affollato luoghi pubblici, venendo meno ad alcuni consigli di ‘senso civico’ per rallentare il virus, contro il quale si sta schierando uomini e mezzi straordinari: “Tutto questo è piuttosto inutile se avviene quello che è successo oggi a Boccadasse dove un buon numero di nostri concittadini ha pensato bene di aggiungersi – ha sottolineato Toti – Chiudere le scuole, le manifestazioni, il calcio, ogni museo o teatro per poi affollarsi in una spiaggetta coi bambini che fraternizzano credo sia poco edificante e poco utile per le famiglie che si procurano volontariamente i contagi. Capisco che limitare la socialità sia sgradevole ma lo ripeto ancora una volta: il virus è tra noi”.