Genova. È sempre più un treno fantasma l’Intercity 652 che dal Levante ligure passa da Genova e raccoglie i pendolari diretti in Lombardia. Già due settimane fa, come raccontavamo nel nostro reportage, le carrozze apparivano semivuote per quella che sembrava una psicosi più che un’emergenza, ma adesso la “zona rossa” del contagio da coronavirus inizia appena si varca il confine col Piemonte. E al binario 9 di Brignole sono pochi i coraggiosi che decidono comunque di mettersi in viaggio nonostante le numerose restrizioni imposte dal decreto.
Come Andrea, che in realtà deve raggiungere Bologna e quindi l’area di rischio si limiterà ad attraversarla: “Controlli? Spero proprio di trovarne, altrimenti vuol dire che è la deregulation totale”. Con sé non ha una vera e propria autocertificazione, ma è pronto a dimostrare che si muove per lavoro. Stessa destinazione per Cristina che però ha altre motivazioni per viaggiare: “Vado a trovare mia figlia, purtroppo è un’emergenza, devo andare. Non ho preparato nessun documento, spero che non mi facciano tornare indietro”.
Armata di mascherina in banchina c’è Martina, che si prepara a salire sul treno con un trolley in mano: “Lavoro a Milano, per adesso la mia azienda non mi consente di stare a casa, ne parleremo oggi. Ho le mail dello studio, spero bastino come autocertificazione ma da quello che ho capito ci saranno solo controlli a campione”. In questo caso però non si tratta di pendolarismo: “In realtà vivo a Milano, sono stata a Genova per altri motivi. Motivi personali”, dice. E la mascherina? “Bisogna metterla, certo. Ce l’ho da due settimane”. Più tranquillo invece Salah, operaio diretto a Milano: “No, nessuna paura”, ci dice in italiano stentato mentre trascina la sua valigia.
Giuliana è diretta a Brescia dove vive e lavora: “Non ho ancora potuto munirmi di certificati. Nel caso farò una dichiarazione e poi presenterò i documenti che servono”. Come mai a Genova? “Ho i genitori qua, ma questa volta non sono andata a trovarli seguendo le raccomandazioni dei medici. Non ho paura, ma la situazione è seria, mi crea preoccupazioni. La prossima settimana non verrò”. Tra chi va a Bologna c’è anche Angela: “Ho appuntamento col notaio e una mail che lo dimostra. Non sono particolarmente preoccupata, ne usciremo. Le mascherine devono usarle quelli malati”.
Alle 6.32, come sempre, il treno si affaccia da Levante e raccoglie a bordo una decina di viaggiatori. E quelli diretti al capoluogo lombardo sono sempre più risicati. “La maggior parte delle aziende in questi giorni si orientata sullo smart working. Anche negli scorsi giorni i passeggeri sono diminuiti”, ci ha spiegato Andrea Di Cesare, presidente del comitato pendolari Genova-Milano. Lui stesso da due settimane ormai lavora da casa.
Un dato è degno di nota: alla stazione di Brignole nessun tipo di controllo, nell’atrio come ai binari. La direttiva emanata ieri dal Viminale recita così: “La Polizia ferroviaria curerà la canalizzazione dei passeggeri in entrata e in uscita dalle stazioni al fine di consentire le verifiche speditive sullo stato di salute dei viaggiatori anche attraverso apparecchi termoscan. Inoltre saranno attuati controlli sui viaggiatori acquisendo le autodichiarazioni”. Per ora mettersi in viaggio per motivi “indifferibili”, come si legge nel testo emanato dal Governo, sembra più una responsabilità individuale.
E anche chi arriva a Genova dalla zona rossa col primo treno del mattino, l’Intercity Milano-Livorno che ferma a Brignole alle 7.56, non deve sottoporsi ad alcun tipo di controllo, come dimostra il video che abbiamo realizzato oggi.
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