Se vedete verde non è solo un’impressione: a Genova i pappagalli ci sono veramente. E non serve nemmeno andare chissà dove per vederli, basta avere un po’ di pazienza e, tra piccioni e gabbiani, potrete avvistarne qualcuno.
Il responsabile è naturalmente l’uomo: i primi esemplari si diffusero ormai alcuni decenni fa, importati dalle loro zone di origine e poi fuggiti o abbandonati. Ora sono alcune centinaia e hanno colonizzato con successo i parchi cittadini da levante a ponente.
Merito del clima mite e probabilmente anche dell’innalzamento delle temperature, anche se non va dimenticato che si tratta di animali piuttosto resistenti. “Agli inizi – spiega il dottor Aldo Verner, rappresentante della Lipu – si era notato il Pappagallo Monaco, poi scomparso, ma ora a dominare è il Parrocchetto dal Collare, un esemplare originario delle zone temperate”.
Esotico ma non troppo, il Parrocchetto vive in natura in Medio Oriente, in Africa centrale, in alcune zone dell’Asia e si nutre di semi di piante esotiche, dalla magnolia alla palma, fino ai pinoli. “I suoi effetti sulle specie autoctone – ammette il dottor Verner – andrebbero studiati in modo approfondito. Come Lipu registriamo una certa competizione con picchi, storni e taccole per i nidi. Nessuna rivalità per quanto riguarda l’alimentazione e nessuna conseguenza per l’uomo”.
Non sono però gli unici ospiti particolari. “Sono state segnalate in numero ridotto alcune specie più particolari come l’Amazzone Estiva, per intenderci il pappagallo che parla. Quella sì di provenienza tropicale, una presenza per certi aspetti sorprendente”.