Economia

Tirreno Power, riunioni settimanali per calibrare l’intesa: si decide entro il 15 aprile

tirreno power

Vado Ligure. La partita sull’ampliamento della centrale termoelettrica di Vado si giocherà a tavolino, con due squadre tecniche e politiche di lavoro che si incontreranno a cadenza settimanale per un mese, così da raggiungere un’intesa. L’attesa conferenza dei servizi convocata a Roma si è conclusa intorno alle 13,20 di oggi. Quello che ne è emerge è che la tempistica ora si fa più certa, visto che la dirigenza di Tirreno Power ha posto la necessità di arrivare al dunque non oltre la data del 15 aprile, che così sarà l’ultima chance per riconvocare la conferenza dei servizi.

“Un piccolo passo avanti – commenta a caldo Paolo Marson, che ha rappresentato la Provincia di Savona all’odierna conferenza dei servizi – Il ruolo della politica è quello di mediare le tante istanze; dobbiamo accettare le conseguenze politiche della nostra decisione. Su tematiche come questa sarà impossibile fare felici tutti, quindi dovremo trovare la giusta composizione delle diverse esigenze”.

Certo è che al termine della riunione di oggi, e anche come immediata conseguenza della delibera della giunta regionale, i Comuni di Vado Ligure e Quiliano e le posizioni più oltranziste rischiano di rimanere sempre più isolati nella loro impostazione intransigente nei confronti dell’ampliamento del complesso energetico vadese.
La Regione ha messo sul tavolo romano l’ipotesi emersa ieri dalla riunione di giunta straordinaria. Ora l’azienda vuole valutare con prudenza la disponibilità a mettere in campo gli investimenti, a fronte del ritorno economico che la proposta regionale può consentire. In particolare l’esecutivo guidato da Claudio Burlando ha posto una serie di paletti sulla scorta della deliberazione di giunta assunta nel 2007, che bocciava la compatibilità ambientale della costruzione di un terzo gruppo a carbone.

All’unanimità la giunta è pronta a rilasciare l’intesa con Tirreno Power per la realizzazione della nuova unità a carbone da 460 Mw a patto che, quando questa sarà attiva, l’azienda demolisca i gruppi esistenti con la possibilità di ricostruirne uno con potenzialità di 450 Mw o con le caratteristiche tecnologiche che permettano il rispetto dei limiti emissivi e le condizioni di salute ambientale, sulla base di un progetto da presentare a cura della società.

Un successivo progetto, quindi, che per l’azienda significherebbe esporsi nuovamente agli strali dei detrattori e dei comitati cittadini contrari alla centrale. La Regione pone anche la condizione della copertura del carbonile: la realizzazione dovrà essere conclusa entro 3 anni e prevista la riduzione delle emissioni provenienti dalle operazioni di sbarco e movimentazione del carbone. Entro il 2011, poi, dovrà essere realizzato il piano di razionalizzazione dei consumi idrici della centrale per ottenere un recupero di acqua (dedicata al funzionamento degli impianti) di almeno 200 mila m3/anno rispetto ai consumi precedenti quantificabili in circa un milione di m3.

Per la giunta regionale l’azienda dovrà realizzare un progetto per l’utilizzo di acqua di mare o il recupero delle acque dal depuratore di Savona, inoltre dovrà attuare in tempi brevi un piano di contenimento dell’inquinamento acustico. Altra condizione dettata dalla Regione, che per l’azienda è ulteriormente percepita come gravosa, è l’ambientalizzazione dei due gruppi vecchi prima dell’inizio dei lavori per la nuova unità “al fine di conseguire il rispetto dei valori-limite di emissione, in particolare per le polveri, IPA e metalli pesanti” oppure, in alternativa, la riduzione della potenza prodotta.

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