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Terremoto in Liguria, inchiesta per corruzione: arrestati Toti, Signorini, Spinelli e altri imprenditori fotogallery

Generico maggio 2024

Genova. Il terremoto politico, amministrativo e giudiziario in Liguria è scoppiato martedì mattina, quando i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Genova hanno dato esecuzione a una serie di ordinanze di applicazione di misure cautelari nei confronti di Paolo Emilio Signorini, Giovanni Toti, Aldo Spinelli, Roberto Spinelli, Mauro Vianello, Francesco Moncada, Matteo Cozzani, Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, e di Venanzio Maurici. L’accusa, pesantissima, è di corruzione.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – due le procure che coordinano le indagini, La Spezia e Genova – la maxi indagine avrebbe scoperchiato un sistema di potere fatto di tangenti e favori tra amministrazione regionale e mondo dell’imprenditoria, dalla maxi-concessione per gestire fino al 2051 il Terminal Rinfuse al via libera all’espansione dei supermercati Esselunga.

Un’inchiesta che unisce diversi filoni e che mette al centro il presidente della Regione, Giovanni Toti, l’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, oggi ad di Iren, Paolo Emilio Signorini, e l’imprenditore Aldo Spinelli con il figlio Roberto.

Corruzione, terremoto in Liguria: tutti gli aggiornamenti e le notizie

Toti (che è stato sostituito nelle sue funzioni dal vice presidente della Regione, Alessandro Piana) è agli arresti domiciliari, così come Spinelli, mentre Signorini è in carcere. Ai domiciliari anche Matteo Cozzani, capo di gabinetto del presidente della Regione Liguria, accusato del reato di corruzione elettorale aggravato dalla circostanza di cui all’art. 416-bis.1 c.p. in quanto commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova, e di corruzione per l’esercizio della funzione, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari

Corruzione in Liguria, chi sono gli arrestati e cosa viene contestato

L’indagine, coordinata direttamente dal procuratore Nicola Piacente insieme agli aggiunti Francesco Pinto e Vittorio Ranieri Miniati e ai sostituti Luca Monteverde e Federico Manotti, è partita nel 2020 da un’ipotesi di corruzione elettorale formulata dalla Procura della Spezia e coordinata da procuratore capo della Spezia Antonio Patrono e dalla sostituta Elisa Loris. È stata la Procura della Spezia a trasmettere gli atti a quella genovese.

In dettaglio le misure sono state decise dal gip per:

Paolo Emilio Signorini, già presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio, destinatario della misura della custodia cautelare in carcere;

Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari;

Aldo Spinelli, imprenditore nel settore logistico ed immobiliare, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari, accusato di corruzione nei confronti di Paolo Emilio Signorini e del Presidente della Regione Liguria;

Roberto Spinelli, imprenditore nel settore logistico ed immobiliare, destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale, accusato di corruzione nei confronti del Presidente della Regione Liguria;

Mauro Vianello, imprenditore operante nell’ambito del Porto di Genova (destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale, accusato di corruzione nei confronti di Paolo Emilio Signorini;

Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga S.p.A., destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale, accusato di corruzione nei confronti del Presidente della Regione Liguria;

Matteo Cozzani, capo di gabinetto del presidente della Regione Liguria, accusato del reato di “corruzione elettorale” (art. 86 dpr 570/1960), aggravato dalla circostanza di cui all’art. 416-bis.1 c.p. in quanto commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova, e di corruzione per l’esercizio della funzione, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari;

Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, rappresentanti della comunità riesina di Genova, destinatari dell’obbligo di dimora nel Comune di Boltiere, accusati del reato di corruzione elettorale (art. 86 dpr 570/1960), aggravato dall’art. 416-bis.1 c.p. in quanto commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova;

Venanzio Maurici, destinatario dell’obbligo di presentazione alla p.g., accusato del reato di corruzione elettorale (art. 86 dpr 570/1960), aggravato dall’art. 416-bis.1 c.p., in quanto commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova;

Nei confronti di Signorini Paolo Emilio, Spinelli Aldo e Spinelli Roberto, il Gip ha disposto anche il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per un importo complessivo di oltre 570 mila euro, ritenuti profitto dei reati di corruzione contestati.

L’impianto accusatorio della procura

Gli indizi a carico degli indagati sono stati raccolti grazie a intercettazioni e attività di pedinamento e osservazione. L’indagine, come detto inizialmente concentrata su ipotesi di corruzione elettorale, si è successivamente sviluppata su specifiche vicende riguardanti finanziamenti, ritenuti illeciti, per la compagine politica facente capo al presidente della Regione Liguria, erogazioni di varie utilità in favore dell’ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, e l’individuazione delle determinazioni sollecitate, promesse e/o adottate dagli indagati a fronte dei finanziament e delle utilità ricevuti.

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Scendendo nel dettaglio, per la Procura il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti avrebbe accettato da Aldo Spinelli e Roberto Spinelli le promesse di vari finanziamenti e ricevuto complessivamente 74.100 euro  a fronte dell’impegno – di “trovare una soluzione” per la trasformazione della spiaggia libera di Punta Dell’Olmo da “libera” a “privata”.

Nelle oltre 600 pagine di provvedimento gli inquirenti ricostruiscono come sarebbe stata agevolata una pratica edilizia relativa al complesso immobiliare di Punta Dell’Olmo di interesse di Aldo Spinelli e Roberto Spinelli e pendente presso gli uffici regionali, di velocizzare e approvare la pratica di rinnovo per trent’anni della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova srl (controllata al 55% dalla Spinelli S.r.l.) pendente innanzi al Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, approvata il 2.12.2021, – di assegnare a Spinelli gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante (assegnazione avvenuta rispettivamente in data 7.6.22 e in data 19.12.22), – di assegnare a Spinelli un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (ASPI).

Ancora, sempre secondo quanto ricostruito dai pm, Toti avrebbe agevolato Spinelli nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter. Al presidente della Regione Liguria e a Cozzani viene contestato anche di avere accettato la promessa di Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, di un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo per la campagna elettorale comunale del 12.6.2022, a fronte dell’impegno di sbloccare due pratiche di Esselunga pendenti in Regione relative alla apertura di due punti vendita rispettivamente a Sestri Ponente e Savona.

Di cosa è accusato Paolo Emilio Signorini

A Paolo Emilio Signorini, in qualità di presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, viene contestato di avere accettato da Aldo Spinelli utilità e altre promesse di utilità a fronte dell’impegno di accelerare la calendarizzazione della pratica in Comitato di Gestione (da lui presieduto) di rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse alla Terminal Rinfuse Genova S.r.l. (controllata al 55% dalla Spinelli S.r.l.) e per aver rinnovato la suddetta concessione per trent’anni, – di favorire Aldo Spinelli nella concessione di ulteriori spazi portuali nei rimanenti tre anni del suo mandato presso l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, e in particolare nella concessione delle aree Enel (ex Carbonile) e nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter, – di consentire ad Aldo Spinelli un’occupazione abusiva dell’area dell’ex Carbonile lato levante Nord e Sud in assenza di un titolo legittimante.

Signorini secondo i pm per questi favore avrebbe ricevuto da Aldo Spinelli 15.000 euro in contanti. Spinelli avrebbe procurato fra l’altro, nel periodo compreso dal 31.12.21 al 12.3.23, 22 soggiorni di lusso a Montecarlo presso l’Hotel de Paris di Monte Carlo, per un totale di 42 notti, comprendenti anche giocate al casinò e servizi extra quali servizi in camera, massaggi e trattamenti estetici, un posto tenda nella spiaggia della struttura alberghiera durante il periodo estivo e la partecipazione ad eventi esclusivi, quali la finale del torneo internazionale di tennis “Rolex Monte Carlo Masters” o serate a tema con annesso spettacolo musicale, riservate ai clienti più importanti del Casinò di Monte Carlo per un valore complessivo superiore a 42.000 euro, noncheé fiche per effettuare puntate alla Casa da Gioco di Montecarlo, una borsa Chanel (regalo destinato a terzi) in data 31.12.2021 un bracciale in oro marca Cartier del valore di 7.200 euro (regalo destinato a terzi) in data 30.7.2022,

Ancora, Spinelli avrebbe offerto a Signorini in data 28.1.2022 a Signorini un incarico con retribuzione pari a 300.000 euro all’anno una volta terminato il mandato quale presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, – nonché il 16.12.2022  la possibilità di disporre, durante un programmato viaggio a Las Vegas, di un’elevata quantità di denaro, attingendo dalle disponibilità delle carte di credito di Aldo Spinelli.

A Paolo Emilio Signorini viene contestato anche di aver ricevuto da Mauro Vianello (titolare del 54,19% delle quote dell’impresa Santa Barbara S.r.l., attiva nel settore degli affari concernenti i trasporti e le comunicazioni e specializzata nei servizi di Prevenzione, Vigilanza e Primo Intervento Antincendio nell’ambito del porto di Genova), a fronte di un provvedimento che disponeva l’aumento della tariffa oraria per le prestazioni del servizio integrativo della Società Santa Barbara S.r.l., – la disponibilità di un’autovettura di proprietà di Vianello per raggiungere e rientrare da Montecarlo nelle date rispettivamente del 15 e del 18 aprile 2022, – il pagamento della fattura datata 27/06/2022 dell’importo di € 6.600,00 emessa a favore di Paolo Emilio Signorini dall’impresa incaricata dell’organizzazione del banchetto nuziale della figlia di Signorini, – un Apple watch del valore di 439 euro (regalo destinato a terze persone – acquisto effettuato in data prossima al 1.8.2022), – un soggiorno nell’appartamento di proprietà di Vianello dal 3.8.2022 al 10.8.2022, messo a disposizione dall’imprenditore alla moglie e alla figlia di Paolo Emilio Signorini.

Il filone di corruzione elettorale

Per la Procura esiste anche il reato di corruzione elettorale. Sul punto a Matteo Cozzani, quale coordinatore regionale della campagna elettorale per la Lista “Cambiamo con Toti Presidente”, Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, quali rappresentanti della comunità riesina di Genova, viene contestato (in concorso con il presidente della Regione Liguria, per il quale non è stata chiesta alcuna misura cautelare/interdittiva in relazione a questo delitto) il reato di c.d. corruzione elettorale (art. 86 DPR 570/1960).

In occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020 costoro sono accusati di aver promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e comunque siciliani verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente”, nonché verso l’indagato Stefano Anzalone e alcuni altri candidati della predetta lista. A Italo Cozzani, Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa (e non al presidente della Regione Toti, non essendo emersi elementi a suo carico) è contestata l’aggravante di cui all’art. 416-bis.1 c.p., per aver commesso il reato di corruzione elettorale al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova.

Analogo reato di c.d. corruzione elettorale (art. 86 DPR 570/1960) viene contestato a Italo Maurizio Testa, Arturo Angelo Testa, in concorso con Stefano Anzalone, quale candidato al Consiglio regionale per la Lista “Cambiamo con Toti Presidente” (nei confronti del quale non è stata formulata alcuna richiesta di misura cautelare con riferimento al reato di cui all’art. 86 DPR 570/1960).

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“In occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020 questi promettevano posti di lavoro a più persone per far convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova e comunque siciliani verso la lista ‘Cambiamo con Toti Presidente’ – scrive la procura – e verso il candidato Anzalone Stefano. Anzalone offriva ai fratelli Testa il sostenimento delle spese di vitto e soggiorno in Genova dei predetti fratelli nel periodo compreso tra il 10 ed il 19 settembre 2020). Il reato è aggravato (per quanto concerne i fratelli Testa, e non per Anzalone) per essere stato commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova.

Analogo reato di c.d. corruzione elettorale (art. 86 DPR 570/1960) viene contestato a Venanzio Maurici. Quale elettore e referente “genovese” del clan Cammarata del Mandamento di Riesi, in occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020, per dare il proprio voto alla lista “Cambiamo con Toti Presidente”, accettava la promessa di un posto di lavoro in favore del compagno convivente della figlia. All’indagato viene contestata l’aggravante di cui all’art. 416-bis.1 c.p. per essere stato commesso al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova.

 

 

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