Voto di scambio

Voti in cambio di posti di lavoro e case popolari, così secondo i pm la Lista Toti si ingraziava gli elettori vicini alla mafia fotogallery

La lente della procura sul totiano Matteo Cozzani, i gemelli riesini Maurizio e Arturo Testa e l'ex sindacalista Maurici, considerato referente del clan dei Cammarata. I voti erano destinati a Stefano Anzalone

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Genova. Voti in cambio di posti di lavoro e assegnazione di case popolari. Così l’entourage di Giovanni Toti, secondo la procura di Genova, si ingraziava gli elettori della comunità riesina e lo faceva sfruttando il potere di figure legate alla criminalità organizzata di stampo mafioso.

Per questo nella maxi inchiesta per corruzione che ha visto l’arresto del governatore della Liguria, dell’ex presidente del porto Signorini, di imprenditori come Spinelli e Vianello, o di manager come il consigliere di amministrazione di Esselunga Moncada, sono finiti in mezzo anche Matteo Cozzani, ex sindaco di Portovenere, fedelissimo di Toti e attuale capo di gabinetto della Regione con Venanzio Maurici, ex sindacalista della Cgil ma considerato dai pm referente genovese del clan dei Cammarata del Mandamento di Riesi.

Indagati anche Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, gemelli, residenti nel bergamasco, anche loro legati alla criminalità organizzata siciliana. Nonché Stefano Anzalone, consigliere regionale eletto nella lista Toti ma oggi nel gruppo Misto, verso il quale nelle elezioni del settembre 2020 vennero convogliati almeno, secondo le accuse, 400 voti.

A Matteo Cozzani, al tempo coordinatore regionale della campagna elettorale per la Lista “Cambiamo con Toti Presidente”, viene contestato (in concorso con il presidente della Regione Liguria, per il quale non è stata chiesta alcuna misura cautelare/interdittiva in relazione a questo delitto) il reato di corruzione elettorale (art. 86 DPR 570/1960).

Stessa contestazione per Italo Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa, quali rappresentanti della comunità riesina. “In occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020 costoro sono accusati di aver promesso posti di lavoro e il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e comunque siciliani verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente”, nonché verso l’indagato Stefano Anzalone ed alcuni altri candidati della predetta lista, non indagati.

L’aspetto più pesante, forse il più pesante in assoluto nell’ambito dell’inchiesta, è che a Cozzani, Maurizio Testa e Arturo Angelo Testa è contestata l’aggravante di cui all’art. 416-bis.1 c.p., per aver commesso il reato di corruzione elettorale al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra, segnatamente il clan Cammarata del Mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova.

Italo Maurizio Testa è stato anche consigliere comunale di una lista legata a Fratelli d’Italia nel Comune di Bolgare, nel Bergamasco, dove risiede (il partito Fdi ha attualmente sospeso Testa). Con il fratello Arturo Angelo, dipendente invece della Regione Lombardia, sono sempre stati attivi nel campo dell’edilizia.

Analogo reato di corruzione elettorale, con l’aggravante di favoreggiamento alla mafia, viene contestato a Venanzio Maurici, ex sindacalista della Cgil, in pensione dal 2018. In particolare per aver accettato la promessa di un posto di lavoro in favore del compagno convivente della figlia.

L’indagine scaturisce da una trasmissione di atti per competenza proveniente dalla Procura della Repubblica della Spezia (pm Patrono e Loris) che ha svolto indagini in un procedimento collegato. Gli indizi a carico degli indagati sono stati raccolti nel corso di attività di intercettazione, pedinamento e osservazione, adottate successivamente alla trasmissione degli atti da parte della procura.

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