Genova. Il 72% della superficie del Comune di Genova, cioè 174,3 chilometri quadrati, è coperto “a verde”: parte da questo dato Genova Green Strategy, il documento strategico presentato oggi a Euroflora che mira a “ridisegnare il verde cittadino per combattere i cambiamenti climatici” sfruttando la capacità delle piante di assorbire l’anidride carbonica immessa nell’atmosfera. Si tratta di una serie di progetti, redatti dallo studio Openfabric e coordinati dall’assessorato all’Urbanistica di Simonetta Cenci, che in sostanza prevedono la piantumazione di nuovi alberi (in contesti urbani ma non solo) e la riduzione dell’impermeabilizzazione del suolo che è tra le prime cause del dissesto idrogeologico.
“Finalmente sfatiamo il luogo comune che Genova non è una città verde – commenta il sindaco Marco Bucci -. Se non siamo al primo posto in Italia, poco ci manca. Questo soprattutto grazie ai nostri monti, è un grandissimo segnale ma dobbiamo farlo sapere a tutti”. Lo studio menziona altre due città, Padova e Torino, che presentano rispettivamente il 57% e il 37% di copertura verde (in termini assoluti 53 e 48 chilometri quadrati). Per offrire un altro termine di paragone, uno dei parchi più vasti d’Europa, il Bois de Boulogne di Parigi, misura 18 chilometri quadrati. Il Central Park di New York vale “solo” 3,4 chilometri quadrati.

In effetti quello riportato dal documento strategico sarebbe un dato piuttosto scontato se si guardasse alla conformazione della città e ai confini amministrativi del Comune, che si estendono ben oltre l’area urbanizzata: il 52% del territorio genovese è costituito da boschi, il 16% da aree agricole, mentre il “verde urbano” propriamente detto (cioè parchi, giardini, aree sportive e cimiteriali) vale appena il 2%. Una piccola quota (0,4%) è rappresentata da oliveti o terreni abbandonati all’interno delle aree urbane.
Il risultato, però, è notevole in termini ambientali. “Il Comune di Genova – spiega Pierparolo Grignani, funzionario tecnico dell’ufficio Verde pubblico, citando dati dell’Università di Genova e di Ire Liguria riferiti al 2020 – ha oltre 8mila ettari di boschi e questa massa consente di immobilizzare oltre 3,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica a fronte di un’emissione di 1,73 milioni di tonnellate”. Significa in pratica che la superficie verde della città è in grado di assorbire il doppio dell’inquinamento prodotto. Inoltre “registriamo un incremento medio annuo del 5% della massa legnosa e questo si traduce in un costante aumento dell’anidride carbonica stoccata”.
Possiamo ritenerci soddisfatti allora? Non del tutto: “È necessario un rinnovamento del patrimonio arboreo – continua Grignani – perché gli alberi più giovani hanno capacità maggiori di assorbimento. Gli alberi più vecchi si possono conservare per ragioni monumentali, gli altri devono essere sostituiti”. Allo studio quindi non ci sono solo interventi sulle aree urbane, ma anche “rimboschimenti veri e propri sulle alture“.

Nello studio Genova viene suddivisa in sei “città”, ciascuna con caratteristiche proprie: la città in salita, quella dei quartieri collinari; la città in pianura, costruita nelle fasce alluvionali dei torrenti; la città compatta, cioè il centro storico; la città giardino, corrispondente in sostanza al Levante cittadino; la città agricola sulle alture delle vallate e del litorale; e infine la città arcipelago, cioè l’insieme delle “isole” urbane indipendenti (come il Centro dei Liguri, i quartieri di edilizia popolare del Ponente e gli ospedali).
“La strategia delle sei città definisce le linee guida per poter agire su tutti i quartieri di Genova, centrali o periferici, in pianura o sulle alture, sul mare o sui torrenti – spiega l’architetto paesaggista di Openfabric Francesco Garofalo -. Sono i quartieri stessi a diventare un’infrastruttura verde permeabile e porosa, capace di funzionare come rete ecologica capillare e mitigare i rischi ambientali del territorio”.
Ogni ambito prevede una serie di interventi: ad esempio sfruttare i muraglioni di contenimento per inserire nuove piante, intensificare i viali alberati e le piste ciclabili, iniziative per incrementare la biodiversità dei giardini privati, riqualificazione dei terrazzamenti abbandonati con impianti fotovoltaici e sistemi di recupero dell’acqua piovana per l’agricoltura. Si ipotizza poi la creazione di due grandi parchi: uno a Ponente (quello degli Erzelli, a vocazione tecnologica) e uno a Levante (intorno alla cerchia dei forti della Bassa Valbisagno, a vocazione agricola e culturale).

Altre proposte concrete incluse nel documento: riqualificazione dell’Acquasola con valorizzazione del boulevard perimetrale come area di passeggio e punto panoramico, creazione di una nuova “piazza” all’altezza del ponte di Sant’Agata, rendendolo accessibile come punto panoramico, nuovi viali alberati in corso Perrone e in via Buozzi, con pavimentazione alternativa al cemento che contribuisca a de-impermeabilizzare il suolo.

“L’obiettivo di Genova Green Strategy è mitigare i rischi ambientali e ridefinire il rapporto tra città e natura, potenziando ecologicamente il verde unendo il valore ecologico, estetico e culturale”, commenta l’assessora all’Urbanistica Simonetta Cenci. Il documento strategico però non precisa i costi degli interventi: “L’importante – continua Cenci – è avere i progetti pronti per quando usciranno i bandi”. Tra le operazioni già partite, ricorda Bucci, ci sono il Piano Caruggi che potrà “portare un po’ di verde in centro storico”, il piano da 140 milioni per Sampierdarena e il parco del ponte sul Polcevera che varrà in tutto 110 milioni. “Ma puntiamo a più risorse soprattutto per le nostre alture”, conclude il sindaco.