Genova. Un anziano che guarda malinconico le vecchie case color pastello, appoggiato sul lungo muretto di cemento bagnato dal mare, figura solitaria in un piazzale coperto di ghiaia e orfano delle barche. È tutta qui l’immagine di Boccadasse nell’anniversario di quella che sarà ricordata probabilmente come la mareggiata del secolo.
Tra il 29 e il 30 ottobre 2018 onde alte fino a dieci metri bombardarono la costa della Liguria con violenza inaudita e il borgo marinaro per eccellenza non poté fare eccezione. I danni furono enormi: distrutto il molo di Ponente, cancellata la spiaggetta, scaraventate ovunque tre quarti delle barche dei pescatori, allagati case e ristoranti. Come un’alluvione, tutto in una notte, al di là di ogni ragionevole previsione. Insieme al cimitero di yacht di Rapallo e all’isolamento di Portofino, la distruzione di Boccadasse fu il simbolo di una terra fragile e impotente, flagellata dal fango dei suoi monti e dalla potenza del suo mare.
Un anno dopo, Boccadasse non è ancora quella di prima. Al posto del vecchio muretto c’è oggi uno scarno parapetto di cemento grigio, a sua volta successore dei new jersey da cantiere installati nei primi mesi dopo il disastro. La spiaggetta di ciottoli è stata ripristinata e la scogliera è di nuovo accessibile. Ma al posto delle lance e dei gozzi affidati alla società Vignocchi, che ha in concessione il piazzale sotto la chiesa, si estende una triste gettata di ghiaia. L’area sotto il muraglione è inagibile e recintata da transenne.
“Altro che candidatura Unesco, Boccadasse è abbandonata a se stessa”, si sfoga Giampaolo Gattorno, presidente della Pro Loco in scadenza di mandato. Sì, perché proprio nell’anniversario della mareggiata rimetterà il mandato nelle mani dei soci. “E non è un caso”, assicura. Le onde surreali di quella notte hanno spazzato via anche il progetto per portare il borgo più famoso di Genova a diventare patrimonio dell’umanità. Per riuscirci il cammino sarebbe stato ancora lungo: servivano pannelli per i turisti, arredi urbani più decorosi, meno asfalto e più risseu. Ora i problemi sono altri.
“Il 16 novembre partirà il secondo lotto dei lavori”, annuncia l’assessore ai lavori pubblici, che oggi è Pietro Piciocchi e non più Paolo Fanghella. Interventi che costeranno 1,2 milioni di euro, anticipati dal Comune e finanziati dalla Regione: il muro in cemento sarà rivestito con un pattern di arenaria a vista, poi sarà ripristinata l’antica pavimentazione, verranno installati lampioni nuovi e anche la scala diventerà più bella.
Il progetto prevede pure una passerella per garantire l’accesso ai disabili e servizi igienici che saranno ricavati nei locali della Pro Loco, scelta che non è piaciuta agli associati. “Ma perché non sono partiti prima? Settembre, ottobre. Ora si rischia un’altra mareggiata”, si lamenta Gattorno. “È passato il tempo tecnico per il bando di affidamento, non siamo affatto in ritardo. Entro aprile sarà tutto finito“, replica il braccio destro di Bucci.
Meno male che ai genovesi Boccadasse piace lo stesso, anche coi lividi e le ossa rotte. “Come commercio non possiamo lamentarci, per carità. Ma è scandaloso che dopo un anno dobbiamo accogliere i turisti in un cantiere“. A parlare è Alessio Pastine, presidente del Civ che riunisce i negozianti del borgo. E continua: “La gente si fa i selfie con dietro le transenne. Un muro così brutto non c’è neanche a Scampia. Stiamo parlando di posare un nuovo pavimento, non di tirare su grattacieli. Sono rammaricato come residente e come commerciante”.
Le barche ad ora sono parcheggiate qua e là per le vie interne grazie a un apposito provvedimento del Comune che mette in salvo i proprietari dalle multe. A pagare dazio è pure la società sportiva Vignocchi, che al momento non versa il canone vista l’impossibilità di utilizzare il piazzale, ma che intanto sta perdendo risorse: molti infatti hanno rinunciato a ricomprare l’imbarcazione persa nella mareggiata non avendo più un posto dove tenerla.
La speranza, adesso, è che entro l’estate la situazione torni almeno alla normalità. A Boccadasse sono tutti scettici, forse sarà anche il carattere di chi vive a contatto con la salsedine. Il mare borbotta sempre sotto il cielo grigio di fine ottobre e non si stanca di dare lezioni. Alla fine è lui il vero padrone di casa, in questo lembo di città che sembra sfuggito allo scorrere del tempo.