L'analisi

Dalla cocaina rosa al Blue Punisher, il marketing delle “nuove” droghe tra promesse di esperienze e mix pericolosi

Nei giorni scorsi anche a Genova il sequestro di pasticche contenenti miscugli di sostanze allucinogene in dosaggi potenzialmente letali. Ne abbiamo parlato con Ina Hinnenthal, direttrice Ser.D. Asl 3

cocaina rosa

Genova. La chiamano comunemente “cocaina rosa”, o anche “Tusi”, da 2C, la sigla che caratterizza le sostanze psicoattive appartenenti al gruppo delle feniletilammine. Nomi commerciali di una droga sintetica che nei primi giorni del 2024 è stata sequestrata anche a Genova, per la prima volta, dopo altri sequestri avvenuti a Roma, Milano, Napoli.

Nel capoluogo ligure è stata trovata sotto forma di piccole pastiglie dal colore rosa brillante a forma di razzo con la parola “Nasa” stampata sopra, del tutto simili a quelle sequestrate appunto a Napoli nei giorni di Natale. Le aveva a casa un 27enne residente a Sestri Ponente, una trentina in totale le pastiglie, insieme con altre 500 di mdma destinate al mercato genovese. Questa droga può comparire anche sotto forma di polvere libera o di compresse con altra forma e potenzialmente anche di altro colore, anche se a livello “commerciale” è molto spesso rosa.

L’attenzione mediatica è stata d’altronde catturata proprio dal colore, così peculiare, che non è però indicativo di ciò che queste sostanze contengono. Quantomeno non in modo esclusivo. Gli effetti sono per lo più allucinogeni, e le analisi effettuate nel corso del tempo dimostrano che, a seconda delle partite, all’interno si può trovare esclusivamente il 2C-B (-bromo-2,5-dimetossifeniletilamina) o anche altre sostanze con cui viene mescolato, dall’mdma all’mda passando per caffeina e ketamina. Mix che, a seconda delle quantità e degli accostamenti, possono avere effetti devastanti sull’organismo, soprattutto dei più giovane e se assunti con alcol o particolari farmaci.

L’attenzione su queste (relativamente) nuove droghe è altissima da parte di chi si occupa di dipendenze e riduzione del danno, non soltanto per la pericolosità intrinseca legata all’assunzione, ma anche per la varietà e la velocità con cui compaiono e si alternano sul mercato. Studio, ricerca e raccolta dati sono importanti anche per comprendere meglio che cosa spinge soprattutto i più giovani ad assumere queste “nuove” droghe sintetiche. Tanto per fare un esempio, oltre alla cocaina rosa, negli ultimi tempi ha tenuto banco anche il cosiddetto “Blue Punisher”, pastiglie a forma di triangolo di colore blu con stampato sopra un teschio che contengono un dosaggio molto alto di mdma, considerate pericolosissime.

“Sentiamo parlare di molte sostanze nuove che in realtà non sempre sono nuove – spiega la dottoressa Ina Maria Hinnenthal, direttrice Ser.D. Asl 3 – la cocaina rosa agli albori era usata nella movida spagnola perché costava meno, è tagliata con ketamina, ecstasy, mdma, caffeina. È fisicamente colorata di rosa, anche se compare anche in altri colori, ma è bene sottolineare che i simboli associati alle nuove sostanze, che in parte sono vere nuove sostanze, in altri casi sono miscugli di sostanze già note, sono molto importanti dal punto di vista dell’uso. Prendiamo il Blue Punisher, con il teschio dei fumetti stampato sopra. Lo conoscono tutti i ragazzi, ma l’avvertimento della morte non è il deterrente, quanto piuttosto l’attrazione, la sfida della morte. Corrisponde a uno stato emotivo prima del consumo. Un altro esempio: ci sono in commercio pastiglie che si chiamano Audi, e che sopra hanno i cerchi di Audi. Sono tutti miscugli con ecstasy che portano a un’accelerazione dei processi”.

Per Hinnenthal “c’è un cambio di consumo che dipende da nuovi stili di vita e concezioni, anche semplicemente di cosa sia una festa. Si può pensare che le persone che assumono queste sostanze non sappiano con cosa sono tagliate, ma in realtà si sentono più ‘sperimentatori di uno stato d’animo’, nelle sostanze cercano qualcosa che guarisce un male esistenziale pre esistente”.

“Recentemente siamo stati a Barcellona con i colleghi dell’unità di strada, del Sert e del Ceis a studiare i loro servizi sulle nuove sostanze e la riduzione del danno, e uno psichiatra ha detto una cosa che mi ha molto colpito – prosegue Hinnenthal – Ovvero che una volta le persone sane usavano sostanze e diventavano tossicodipendenti, oggi chi usa e abusa di sostanze usa la sostanza per stare meglio con il disagio e il disturbo pre esistenti. Spesso lo fanno per regolare una instabilità emozionale, che è un meccanismo diverso e molto più complicato da trattare”.

Nomi “accattivanti” come Blue Punisher e cocaina rosa sembrano insomma pensati appositamente per rendere immediatamente riconoscibile non tanto la droga, quanto ciò che provoca se assunta. Ma questo disagio esistenziale da cosa deriva? “Ogni persona è diversa, ovviamente, ma possiamo dire che le nuove generazioni, quelle che hanno trascorso l’infanzia e l’adolescenza davanti a mezzi elettronici e hanno sperimentato la realtà attraverso questi mezzi, hanno fatto meno esperienza autonoma. A casa, apparentemente protetti, sono distrutti dalla non esperienza sensoriale – prosegue Hinnenthal – Si creano sindromi di meno robusta neuroplasticità e capacità di costruire relazioni reali. Questo crea una emotività instabile: sono troppo su, sono troppo giù, sono arrabbiato e non so spiegare la mia rabbia, sono frustrato, sono deluso, voglio qualcosa che cambi la situazione e come mi sento. È un terreno pericoloso che porta l’individuo a un vissuto di vuoto ed e emotività instabile, ed è qui che spesso arriva la scoperta delle sostanze”.

Il problema è che queste sostanze sono tutte finalizzate a spingere verso il cosiddetto “up”, verso una dissociazione dalla realtà, ma non sono noti i dosaggi esatti delle sostanze contenute, per esempio, in una singola pastiglia di cocaina rosa a forma di razzo (tanto per citare quelle sequestrate a Genova) , e dunque possono avere interazioni molto pericolose tra di loro.

“Come Asl 3 stiamo rafforzando tutti i progetti dell’unità di strada e gli interventi in materia di riduzione del danno – conclude Hinnenthal – Il modo per intervenire in modo strutturale è avvicinarsi a chi consuma, capire, offrire informazioni e anche alternative”.

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