Voce contro

Via Porro, il progetto di social housing delude gli sfollati del Morandi: “Banale operazione immobiliare”

Franco Ravera duro contro il Comune. Il vicesindaco Piciocchi: "Timori ingiustificati". E almeno sette famiglie di sfollati vorrebbero tornare a vivere sotto il viadotto

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Genova. “In via Porro è caduta una bomba, dopo il crollo del ponte Morandi e i cantieri per la ricostruzione del viadotto il quartiere è un cratere e sinceramente ci saremmo aspettati qualcosa di più di un normalissimo intervento immobiliare, ci saremmo aspettati un reale e innovativo progetto di riqualificazione sociale”.

A parlare è Franco Ravera, presidente dell’associazione degli sfollati del ponte Morandi. Ravera ha partecipato questa mattina alla commissione consiliare durante la quale è stata presentata la delibera di giunta con cui si trasferiranno i cinque palazzi di via Porro non abbattuti con il ponte ma disabitati dal 14 agosto 2018 a Spim, l’immobiliare del Comune, per l’avvio di un progetto di riqualificazione energetica e social housing.

Social, silver, studenti housing. Il progetto riguarda in tutto 129 alloggi che saranno ristrutturati e destinati a studenti, anziani e nuclei familiari che non superino i 32 mila euro. I contratti di affitto, a canone moderato, avranno una durata di 25 anni. Spim si occuperà di attuare almeno il 60% della riqualificazione energetica dei palazzi entro la fine dell’anno in modo da sfruttare il superbonus 110%, i cui termini sono già stati prorogati. Ed è per questo che entro aprile sarà pubblicata la gara (Iren si è già candidata con una manifestazione di interesse).

Ma il fatto che per i palazzi sia messa in campo “una progettazione in termini di edilizia sociale la più avanzata possibile” – come ha dichiarato l’ad di Spim Stefano Franciolini – non basta a chi ancora oggi non ha rimarginato la ferita di aver dovuto lasciare casa, per sempre, e nel giro di poche ore. “Il Comune terrà per finalità associative non meglio precisate una manciata di immobili al piano strada – continua Franco Ravera – a noi questa cosa sembra un’elemosina fatta da un ricco a un mendicante, che fine hanno fatto le grandi idee di ripopolamento e rinascita? E tra 25 anni? Quando questi immobili avranno aumentato il loro valore perché ci sarà il parco del Polcevera, cosa succederà? Saranno venduti sul mercato”.

Simili perplessità sono state espresse, durante la commissione consiliare, anche da alcuni consiglieri e da Stefano Salvetti, in rappresentanza dei sindacati degli inquilini. Michele Colnaghi, presidente del municipio Centro Ovest ha dichiarato: “Auspico da oggi in poi un percorso maggiormente partecipato per quella che sarà la destinazione dell’area, auspico che ci siano servizi per evitare che diventi un altro quartiere dormitorio scollegato dalla socialità”.

Inoltre Colnaghi ha fatto presente la richiesta, da parte una decina di ex abitanti sfollati di via Porro, di poter acquistare altrettanti appartamenti, magari con una sorta di prelazione, per poter “tornare a casa”. Al momento, però, questa non è un’eventualità presa in considerazione.

Radura della Memoria

Il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici Pietro Piciocchi ha risposto alle critiche di comitati e sindacati: “Forse non siamo stati abbastanza chiari nella comunicazione ma ciò che l’amministrazione ha in animo realizzare in via Porro coincide esattamente con la loro visione – ha dichiarato – questa non è un’operazione speculativa immobiliare, Spim non è un soggetto estraneo al Comune di Genova ma un soggetto al 100% partecipato dal Comune e la delibera ha fortissimi vincoli di carattere pubblicistico”.

“Credo che sia opportuno manifestare determinati timori – continua Piciocchi – ma credo anche che gli stessi siano ingiustificati all’atto pratico, questa operazione va salutata con favore perché avrà effetti sociali concreti in tempi molto brevi, il nostro obbiettivo è ricreare un tessuto sociale forte per un quartiere che sappiamo è in forte sofferenza da tempo”.

La delibera per il trasferimento a Spim degli edifici di via Porro sarà discussa e, quasi certamente, approvata il prossimo martedì durante la seduta di consiglio comunale genovese.

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