E ora?

Genova 2017, Borzani non si candida: “Solo la buona politica può salvarci”

"Programma elettorale condiviso, squadra competente e rimessa in moto di energie di cittadinanza che superino l’inadeguatezza dei partiti. Lavoro per questo"

luca borzani ducale

Genova. Da Palazzo Ducale a Palazzo Tursi ci sono solo poche centinaia di metri, quelli che Luca Borzani non percorrerà mai, almeno per diventare il successore di Marco Doria. La nuova smentita, e a questo punto probabilmente l’ultima, è arrivata poco dopo le 8 di questa mattina: il presidente della Fondazione Palazzo Ducale non correrà per diventare il nuovo sindaco di Genova. Candidatura respinta, ringraziando i “soggetti politici” ma soprattutto i “tanti cittadini impegnati nella vita sociale e culturale della città”, ringraziando “davvero per la stima”. Parole che non significano un semplice “no, grazie”, quanto una disponibilità nel campo della sinistra e del centrosinistra.

“Ho condiviso con molti – spiega Borzani nel suo lungo ragionamento – che oggi un nuovo impegno civile può ripartire solo dalle città, investite direttamente dai processi di globalizzazione e di austerità, segnate da sempre più crescenti diseguaglianze sociali e povertà morali e materiali. Con questi mutamenti la sinistra, nel suo insieme, non è stata capace di fare i conti. Anzi, ha finito per coincidere con l’autoreferenzialità e l’impotenza, apparendo sempre più estranea e distante da una nuova visione del bene comune. Eppure è proprio dalle città che si può ricominciare”.

“A partire da un programma elettorale comune che possa essere nella sua concretezza e innovazione una risposta sociale al declino e, insieme, uno strumento per innescare quella voglia di riscossa e di partecipazione ancora viva e diffusa. Un patrimonio di competenze e capacità e non di nostalgie. Né il centrodestra né i cinque stelle sono in grado di mobilitare queste energie positive. E’ però necessario uscire da una sorta di cinismo mascherato da politica, bisogna ritrovare responsabilità collettiva e autorevolezza. Non c’è distanza tra difendere e far crescere il lavoro, le eccellenze di Genova -dal turismo, al porto, alle tecnologie- e impegnarsi per valorizzare la scuola e l’università, ridare dignità ad ambienti urbani degradati, combattere l’insicurezza. Tema quest’ultimo centrale, non solo perché sopra ci speculano gli imprenditori politici della paura, ma perché l’integrazione non può essere solo declamata ma praticata e la legalità è un bene per tutti ma soprattutto per chi è più debole”.

“Sicurezza praticata sono poi anche i grandi e straordinari lavori avviati per ridurre la fragilità della città a fronte delle alluvioni, così come per ridurre la fragilità economica della città è indispensabile rompere l’isolamento, attrarre lavoro, energie e competenze da fuori. Davvero siamo a un bivio. Molto dipende dalla nostra capacità di rappresentare non un sogno ma un percorso che sia effettivamente nelle nostre mani, nelle nostre intelligenze e possibilità. Questi pensieri ho condiviso con tanti e con grande serietà ho valutato le sollecitazioni che ho avuto, ignorando le tante volte che mi sono sentito usato, i giri di giostra mediatica e le manfrine che non mi sono mai appartenuti. Non è estraneo alla mia storia fare scelte di responsabilità e di servizio. Credo di averlo dimostrato negli anni sia come amministratore comunale sia come curatore di Palazzo Ducale che ho cercato di valorizzare come un bene comune di cui oggi, credo, siamo tutti orgogliosi e svolgendo peraltro senza alcun compenso la mia funzione. Quel Palazzo Ducale che è entrato tra i grandi centri della cultura del nostro paese”.

E qui arriva la disponibilità, ma a lavorare ad un programma che possa portare a vincere e a governare un altro candidato. “Ma penso davvero, a differenza di molti che, spensieratamente concentrati su sé stessi più che sulla città, si sono autocandidati in questi mesi di vuoto della politica, che la vera responsabilità verso gli altri sia fare ciò di cui si è capaci, essere consapevoli dei propri limiti personali e fisici e non costruire illusioni. Per questo ho continuato a rifiutare la candidatura pur ringraziando davvero tanti per la stima. E’ stata una scelta non facile per quello che sono la mia storia e le mie passioni, ma ritengo che la correttezza e l’onestà intellettuale debbano prevalere. Vorrei ribadire che nessuno è salvifico ma lo è solo la buona politica. Oggi serve subito un programma elettorale condiviso, una squadra competente e soprattutto la rimessa in moto di energie di cittadinanza che superino l’inadeguatezza dei partiti. Questo devono fare alla svelta sinistra e centrosinistra, superando divisioni interne ed esterne. E a questo sono, fuori dalla candidatura, pronto a lavorare e contribuire. Genova può essere ancora un grande laboratorio civile”.

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