Sentenza choc

Omicidio San Biagio: nel processo bis confermati 21 anni per Alessio Scalamandré, 14 anni per il fratello Simone

Ignorati i rilievi della Cassazione che aveva chiesto di rivalutare l'attenuante della provocazione. Scontato il ricorso in Cassazione dei difensori dei due ragazzi

Alessio e Simone Scalamandré

Genova. La Corte di assise di appello di Milano ha condannato  a 21 anni di carcere Alessio Scalamandré, accusato in concorso con il fratello Simone dell’omicidio del padre Pasquale, colpito al culmine di un litigio in casa, la sera del 10 agosto 2020 a Genova. Il fratello Simone è stato condannato a 14 anni di carcere.

Non è stata accolta dalla Corte la pena concordata per Alessio tra la pg Paola Pirotta e i difensori Luca Rinaldi e Andrea Guido. Condanne molto pesanti e probabilmente inattese sia per i due imputati sia per i loro difensori. Per Simone la procura generale aveva chiesto 8 anni e 6 mesi.

Il processo è finito a Milano dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la precedente sentenza della Corte d’appello di Genova nella quale Alessio era stato condannato a 21 anni di reclusione perché gli Ermellini avevano chiesto di rideterminare la pena valutando in modo diverso l’aggravante della provocazione anche alla luce della decisione della Corte Costituzionale che ha decretato l’illegittimità dell’articolo del Codice Rosso che impediva di far prevalere le attenuanti generiche sull’aggravante di un delitto commesso in ambito familiare.

Ma evidentemente i giudici di Milano hanno valutato diversamente e ora dovranno adeguatamente motivare la loro decisione. Certo per entrambi gli imputati il nuovo ricorso in Cassazione.

Rispettiamo le sentenze, ma siamo estremamente convinti delle nostre ragioni che già la Cassazione aveva accolto e un procuratore generale aveva condiviso – è il commento a caldo dell’avvocato Luca Rinaldi – per questo con la stessa determinazione torneremo in Cassazione per la seconda volta”.

Il delitto era avvenuto nell’ambito di un contesto famigliare difficile: Pasquale Scalamandré era stato denunciato per maltrattamenti e minacce nei confronti della moglie, madre dei due imputati, che si era dovuta allontanare dalla città, trovando rifugio in una comunità protetta in Sardegna. Quel giorno il padre era andato a casa dei figli per chiedere insistentemente ad Alessio di di ritirare la denuncia contro di lui, 

Il fratello Simone, difeso dagli avvocati Nadia Calafato e Riccardo Lamonaca, era stato condannato in primo grado seppur con l’attenuante del ‘contributo minore’ nel delitto, e assolto in appello. Rispetto a Simone la Cassazione aveva chiesto alla Corte d’appello di motivare meglio un’eventuale nuova assoluzione o, in caso contrario di tener conto delle stesse attenuanti da rivalutare per il fratello. Il pg questa mattina aveva chiesto la condanna a 8 anni e 6 mesi sostenendo che “è certo che anche Simone abbia partecipato all’evento” e lo proverebbero le macchie di sangue sui vestiti.

“In attesa di leggere le motivazioni che stanno depositate a fine maggio – commenta l’avvocata Calafato – si tratta sicuramente di una sentenza che dovrà tornare in Cassazione perché, anche sotto il profilo sanzionatorio, non si è minimamente confrontata con la sentenza con la quale la Corte di Cassazione aveva dettato criteri stringenti cui l’Appello bis avrebbe dovuto attenersi. Io e il mio assistito continuiamo ad essere fiduciosi che prima o poi venga riconosciuta l’assoluta estraneità di Simone alle contestazioni che gli vengono mosse”. Anche l’avvocato Riccardo Lamonaca, in attesa delle motivazioni chiarisce che “le sentenze non si commentano ma si impugnano, quindi torneremo in Cassazione e vedremo come giustificano quello che non si capisce se sarebbe un concorso materiale o un concorso morale. Noi abbiamo fatto una difesa adeguata alla delicatezza del caso e dopo l’assoluzione in secondo grado, che chiedeva di esser meglio motivata, proseguiremo nella nostra battaglia”.

La pg nella requisitoria aveva sottolineato fra l’altro che al momento del delitto era in corso una violenza verbale da parte di Pasquale nei confronti del figlio Alessio. Inoltre “è pacifico che i ragazzi hanno vissuto fin da piccoli in un clima di violenza, messo in atto nei confronti della loro mamma. Hanno assistito per tutta la vita a una violenza inaudita” e l’accusa ha ricordato che la donna “era stata minacciata anche con una pistola, e per questo affidata a una comunità protetta”. 

Per tutta la vita – ha ricordato l’accusa – i due ragazzi vivranno col peso di quello che hanno fatto. Certamente hanno commesso un fatto gravissimo, ma hanno agito in uno stato d’ira e non sono riusciti a fermarsi, anche per la brevità dell’azione”. Inoltre “si stanno comportando bene, si occupano della madre, Alessio sta seguendo un percorso terapeutico”.

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