Appello bis?

Parricidio di San Biagio, grazie alla sentenza della Consulta possibile sconto di pena per Alessio Scalamandré

In Cassazione il pg ha chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza che lo ha condannato a 21 anni e ha assolto il fratello Simone. Decisione attesa in serata

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Genova. E’ arrivato oggi in Cassazione a Roma il processo per il parricidio di San Biagio che ha visto il 24enne Alessio Scalamandré condannato il primo grado e in appello a 21 anni di reclusione per l’omicidio del padre violento. Il fratello Simone era stato condannato in primo grado a 14 anni e assolto in appello ma la procura generale aveva fatto ricorso per difetto di motivazione. Il procuratore generale della Cassazione al termine della discussione ha chiesto l’annullamento della sentenza con rinvio contestando l’assoluzione in appello di Simone Scalamandré ma chiedendo anche che siano rivalutate le attenuanti generiche concesse ad Alessio sulla base della sentenza depositata ieri dalla Corte costituzionale sul caso del parricida torinese Alex Pompa che ha stabilito che la legge introdotta con il Codice Rosso che impedisce che le attenuanti possano prevalere sull’aggravante del delitto commesso contro un famigliare è incostituzionale.

Per la Consulta infatti il “peso” dell’aggravante di aver ucciso una moglie, un marito o un padre come in questo caso dovrà essere valutato di volta in volta e non può essere sempre “prevalente” o al limite “equivalente” alle attenuanti senza esaminare le circostanze in cui è avvenuto un delitto perché questo finirebbe per determinare l’applicazione di pene manifestamente eccessive in “situazioni in cui è il soggetto che ha subito per anni comportamenti aggressivi a compiere l’atto omicida, per effetto di una improvvisa perdita di autocontrollo causata dalla serie innumerevole di prevaricazioni cui era stato sottoposto” ha detto la Corte.

Si tratta di una questione tecnica ma che incide pesantemente sulla determinazione della pena nei casi di omicidio. Alessio Scalamandré era stato condannato per omicidio volontario a 21 anni di reclusione con la concessione delle attenuanti generiche che non hanno potuto incidere di molto sull’entità della pena proprio a causa dell’aggravante del delitto avvenuto in famiglia. Adesso se la Cassazione opterà per l’annullamento con rinvio il processo tornerà in corte d’assise d’appello e la condanna di Alessio Scalamandré dovrà essere rimodulata con uno sconto possibile fino a un terzo.

Anche gli avvocati di Alessio Scalamandré Luca Rinaldi e Andrea Guido sia in primo grado sia in appello avevano chiesto invano ai giudici genovesi di sollevare la questione di costituzionalità, ma la decisione presa da altri magistrati ha portato alla sentenza della Consulta, arrivata giusto in tempo per la Cassazione di oggi.

Per quanto riguarda Simone Scalamandré, difeso dall’avvocato Nadia Calafato, la sentenza di primo grado lo aveva condannato per concorso in omicidio a 14 anni di reclusione grazie all’attenuante del “contributo minimo” nel delitto, poi in appello era arrivata l’assoluzione. La procura generale di Genova aveva presentato ricorso in Cassazione contestando la scarsa disamina circa il ruolo del fratello minore effettuata dalla Corte d’appello di Genova che aveva ribaltato la sentenza di primo grado. La stessa posizione tenuta oggi dal pg della Cassazione.

I fatti. Pasquale Scalamandré era stato ucciso con un mattarello dopo una colluttazione la sera del 20 agosto 2020. La lite era scaturita dall’ennesima richiesta dell’uomo al figlio maggiore di modificare la sua denuncia circa i maltrattamenti e le minacce alla madre che avevano costretto la donna a lasciare la città per trasferirsi in una comunità protetta in Sardegna. Il processo contro il marito avrebbe dovuto cominciare a settembre. Secondo quanto raccontato da Alessio quella sera il padre, che aveva avuto il permesso dal figlio di entrare in casa nonostante il divieto stabilito dal giudice, si era arrabbiato di fronte al diniego di modificare le sue dichiarazioni e lo aveva aggredito. Alessio aveva afferrato un mattarello e colpito il padre più volte, fino a ucciderlo. Un omicidio maturato però secondo i difensori in un contesto di forte stress per il ragazzo che a causa delle minacce alla madre e delle violenze psicologiche subite in famiglia si era anche rivolto a una psicologa. Lui e il fratello Simone erano di fatto rimasti soli a fronteggiare le continue richieste del padre che voleva sapere dove era andata la donna continuando a minacciarla indirettamente davanti ai figli. Era stato Alessio quella sera a chiamare il 112 confessando di aver ucciso il padre e scagionando il fratello, che invece secondo la sentenza di primo grado lo avrebbe una responsabilità nell’omicidio anche se il suo ruolo sarebbe stato secondario.

In serata è attesa la decisione. Se la Cassazione dovesse annullare la sentenza con rinvio a giudicare nuovamente i due fratelli non saranno i magistrati genovesi: il processo dovrà essere trasferito a Milano visto che a Genova esiste una sola corte ‘assise d’appello e la legge vieta che gli stessi magistrati possano giudicare due volte lo stesso imputato.

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