Genova. E’ la classica giornata di fine novembre e ho appena finito il turno in redazione. Il tempo è magnifico: freschetto, aria tersa, con un bel sole che nonostante l’inverno alle porte è ancora capace di scaldare. Pure troppo, forse. Decido quindi di uscire con il cane, il mio caro e fidato Bacco, che da ore aspetta con ansia e gioia instancabile questo rito che si rinnova ogni giorno.
Qualche minuto di strada, e imbocchiamo il sentiero – quasi nascosto tra le case – che nel giro di pochi metri ci porta in mezzo ai monti. Un tragitto che facciamo praticamente tutti i giorni: è l’unica strada che ci permette di raggiungere quel fazzoletto di bosco comprato insieme alla casa, e che è diventato il nostro angolo di gioco, esplorazione e relax. Sembra una giornata ordinaria e mentre percorriamo i primi metri tra le pietre e gli alberi niente fa presagire che no, quella di oggi non sarà una passeggiata come tutte le altre.
Presenza
Siamo quasi arrivati ma procediamo lentamente, senza troppa fretta. Il profumo del muschio, la terra umida, le foglie che cadono. Tutto intorno a noi è un quadro in movimento, non ci può essere urgenza. Ad un tratto però l’attenzione di Bacco è attirata da qualcosa, forse un rumore, o la percezione di un qualche movimento. Nessuna novità: in questi anni gli incontri sono stati innumerevoli tra volpi, caprioli, gatti randagi. Una volta abbiamo intravisto anche un istrice che correva spaventato lasciando qua e là i suoi aculei zebrati. Un bel souvenir. E poi ovviamente cinghiali, innumerevoli, in ogni stagione e in ogni circostanza, anche se da qualche settimana a questa parte se ne vedono meno in zona. Preferiscono le strade, i cassonetti, il fondo valle e quel confine labile tra urbano e silvano, dove trovano con facilità cibo e tutto il necessario per vivere e riprodursi. In totale sicurezza.
Bacco ha sentito qualcosa, una traccia, un odore, e punta verso una sporgenza del crinale che sovrasta la parte di sentiero dove ci troviamo. Vorrebbe salire. A questo punto provo sporgermi anche io, guadagnando qualche centimetro grazie ad un masso a portata di passo. Subito non mi rendo conto di quello che vedo. Una coda nera, folta, che si muove rapida. Poi si ferma, scompare. E subito dopo fa capolino un muso. E poi un’altro. Due lupi. Mi guardano, saranno a tre metri da noi, sopra le nostre teste. Tutto si ferma. Sono oramai anni che su Genova24 scrivo e scriviamo di lupi, del loro ritorno, della loro presenza. E oggi sono qua, davanti a me.
Bacco ha capito e sentito, ma non li ha visti. Mi precipito a prenderlo e tenerlo fermo. Passa un attimo e da un cespuglio poco distante ne sbuca un altro. E’ più stazzato, sarà grande come Bacco, che con i suoi 35 chili ha un mole di tutto rispetto. Si avvicina. Bacco è passato dalla curiosità alla difensiva. Coda in sù e pelo dritto. Il lupo continua ad avvicinarsi, lo fissa. Bacco non abbaia, è immobile. Il lupo è praticamente a un paio di metri da noi. Io sono nel panico, chiaramente. Immobile e congelato. Non so cosa fare. Con la coda dell’occhio vedo scomparire i due lupi che ancora da sopra ci osservavano. Vedo qualcosa muoversi più avanti, forse la conta dei protagonisti non è ancora finita. Bacco è una fascio di muscoli in tensione, sento che da un momento all’altro potrebbe scattare. Ma non lo fa.
Io invece sono una statua di cartongesso. Il cuore esplode. Ho paura. Per me e per Bacco, che nella mia testa è chiaramente il primo della lista in questa situazione. Poi un momento di fulminea e assurda lucidità: libero il cane. Mentre lo faccio spero sia la cosa migliore per tutti ma soprattutto per il mio Bacco. Nella testa una rapida fiammata di esperienza che mi ricorda come il vincolo con il padrone, braccio o guinzaglio che sia, possa diventare, in alcune circostanze, un ostacolo per una fuga, per la comunicazione corporea, per le mosse di sopravvivenza in caso di attacco. Insomma, paradossalmente anche un pericolo, per entrambi, capace di moltiplicare la tensione e l’aggressività. Questa strategia in passato ha reso incontri partiti “asimmetrici” più ad armi pari, regalando risoluzioni pacifiche. Cagnesche ma incruente. Certo, non avrei mai pensato di doverlo fare in una situazione del genere, con davanti un branco di lupi.
Bacco scatta in avanti, ma non salta all’attacco. Il lupo come se nulla fosse devia, e raggiunge i due altri compagni sopra di noi. Ora li vedo meglio. I due sono più piccoli, sicuramente giovani, e l’esemplare più grande a questo punto credo possa essere la loro madre. Dalla padella alla brace, penso. Bacco la segue, io trasecolo. E’ in tensione ma non è aggressivo. Provo a richiamarlo ma dalla bocca mi esce un verso irriconoscibile e probabilmente inudibile. Bacco ora è lì con loro, si annusano a distanza, si mescolano. Ma quando sembra avvicinarsi troppo ecco che la madre si frappone. Nel mentre è arrivato anche il quarto lupo che si avvicina. I piccoli si allontanano. Ora Bacco e la Lupa sono fronte a fronte, petto a petto.
Provo a fare un disperato passo indietro, per farmi vedere, per far vedere che ce ne andiamo, che non c’è bisogno di fare così, che ci scusiamo per l’intrusione. Ma non mi considera nessuno. Io oggi sono solo uno spettatore nel buio della platea.
L’inchino al Re dei Boschi
Mentre il mio cervello viene sopraffatto da mille immagini, Bacco e la Lupa sono lì, ancora lì, immobili. A pochi centimetri uno dall’altra. Bellissimi. Lo splendore del mio cane nella sua forma più scultorea, e una lupa nella magnificenza del suo manto, folto e selvatico. Due esseri cosi simili ma così distanti, che si confrontano, forse per la vita. Sono terrorizzato. Tutto è fermo. Il tempo ha perso la sua misura. Il quarto lupo, rimasto a distanza, fa un passo avanti. La sua presenza, prima passata quasi inosservata ora è incombente.
Siamo tutti e sei impietriti. Se siamo sei. Capisco che Bacco è al centro di una “conversazione” fatta di vibrazioni, posture e micro espressioni. Una trattativa armi in pugno. Davanti a lui ci sono i veri protagonisti di questa storia. E anche della sua di Storia. L’incarnazione di tutto quel mondo ancestrale e indomabile che in qualche misura scorre anche nel suo sangue. Sono immobili, fieri, ammantati di libertà selvaggia, forgiati dalla continua lotta per la sopravvivenza. Ed è allora che la situazione prende un’altra piega.
All’improvviso – saran passati pochi istanti – Bacco abbassa le orecchie. La testa, un attimo prima ritta, granitica, pronta, ora scende e si abbassa. Il cane si è inchinato al Re dei Boschi, al Lupo, a quel suo avo primordiale manifestatosi davanti a lui. Ho i brividi. La Lupa resta immobile, non concede cenni comprensibili a me umano, e continua a fissare Bacco che ora si volta, lentissimo. Mi cerca con lo sguardo e mi trova lì ad aspettarlo, chissà con che espressione sul volto. Lentamente si allontana, un passo alla volta, verso di me. Scende da un costone che normalmente avrebbe richiesto un balzo, ma che adesso viene consumato con cautele infinite. Appena esce dalla visuale della Lupa, questa si muove di scatto e, facendo un giro dietro a dei cespugli, sbuca nuovamente sul sentiero, questa volta a distanza, ma sempre a portata, mentre i due piccoli li vedo guadagnare metri verso la profondità del bosco. Nello stesso istante Bacco, finita la discesa, mi corre incontro. Lo prendo, lo sento tremante ma “sciolto”. Insieme ci spostiamo qualche metro più indietro. Senza fuggire.
E’ in quell’istante che mi ricordo di essere un giornalista e prendo il cellulare per provare a fare un video. Mi accorgo che sto tremando come una foglia. Non riesco a sbloccarlo, a momenti mi casca. Non ho il controllo delle mie mani e dei miei pensieri, Bacco è ancora scosso da quello che è successo e prova a fare qualche metro in avanti, ma torna subito da me. In quel momento riesco a far partire la registrazione, mentre la Lupa torna da sui piccoli.
Mi fermo un istante, e vedo che lei si posiziona su una sporgenza che domina la scena. Ora sono io ad essere al centro della sua attenzione. Mi fissa, immobile. Occhi negli occhi. E’ bellissima. Attorno a lei i suoi piccoli hanno ripreso a scorrazzare di qua e di là. Lei si gira prima da una parte e poi dall’altra. Controlla che tutto sia al suo posto. E’ tranquilla, mi pare. Io sono senza fiato e mi tremano le gambe. Il quarto lupo a questo punto torna visibile, e vedo che scende, lontano, ma nuovamente sul sentiero. Bacco lo nota, io lo noto, e decidiamo che per oggi può bastare. Lentamente ci allontaniamo. Insieme, ancora una volta.
***
Mi alzo dalla scrivania, raggiungo Bacco che dorme nella sua cuccia. Lo accarezzo, lui mi guarda languido, accenna una scodinzolata di apprezzamento e torna a dormire. Per qualche giorno nel bosco non c’è voluto più andare, mentre io ho rivissuto quell’incredibile incontro cercandone i significati. La cosa più evidente è che in quella circostanza io sono stato l’essere animale meno “ragionevole” del gruppo, come spesso accade all’uomo quando si tratta di gestire gli equilibri delicati e precari del mondo che lo circonda. Poi ho ripensato alle millenarie storie di lupo e uomo: le cose peggiori sono arrivate dagli intrecci, dagli scontri, da una distanza che è venuta a mancare. Da una parte e dall’altra. Guerra di territorio, lotta per la sopravvivenza e la sussistenza. Anche oggi questa distanza con il selvatico è tornata a ridursi e potrebbe essere davvero un problema. Per tutti, bestie a due e quattro zampe. Non so quale possa esserne la soluzione, sicuramente nessuna di quelle messe in campo fino ad oggi. Forse però una via me l’ha suggerita Bacco: rispetto, timorato e affascinato rispetto.