Genova. Dai balconi e dalle finestre dei palazzi di fronte alla “diga bianca”, gli abitanti fanno video e scattano foto con i loro smartphone. Alle 17e05 di oggi è iniziata l’operazione di demolizione in base alla quale, finalmente, avranno un orizzonte. Forse, alcuni di loro, potranno addirittura vedere il mare, da via Maritano.
Begato. Valpolcevera. La diga, o le dighe, erano state costruite negli anni Ottanta dall’architetto Piero Gambacciani (lo stesso del terminal traghetti del Wtc a San Benigno, di Quarto Alta e di Corte Lambruschini, per fare alcuni esempi) e in teoria avrebbero dovuto essere una soluzione di alloggio temporanea in risposta all’emergenza abitata dovuta alla forte immigrazione. Da allora, praticamente, non c’è stato giorno in cui non si sia parlato di abbattere quel mostro a cui, tuttavia, qualcuno si era affezionato.
“Ciao Dighe, vi ricorderemo ma non permetteremo che si facciano errori urbanistici di questo tipo, in futuro” ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti durante la cerimonia della “prima picconata”.

Che poi è stata il colpo di una pinza in cima a un braccio di acciaio lungo 60 metri, “l’escavatore più alto d’Italia”. Mezzi da record per un altro cantiere da record. Dopo quello del ponte, forse, un altro destinato a fare scuola. “E questa è una risposta a chi dice che siamo cementificatori – ha detto Toti – noi al contrario il cemento lo demoliamo e lo sostituiamo con qualche di sostenibile da un punto di vista ambientale ed energetico”.

Sì perché al posto delle dighe sorgeranno 55 appartamenti, costruiti secondo un sistema abitativo innovativo, tra edilizia residenziale sociale e edilizia residenziale pubblica, ma anche spazi per lo sport e la socialità.
Oltre al governatore ligure, presente anche il sindaco di Genova Marco Bucci, l’assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola e quello comunale ai Lavori pubblici Pietro Piciocchi, oltre che l’amministratore unico di Arte Gerolamo Cotena, rappresentanti del sindacato degli inquilini e delle associazioni del territorio, e più di un centinaio di cittadini del quartiere giunti per osservare quello che è a tutti gli effetti un momento storico per la vallata e per la città. Qualcuno si è lamentato, e non poco, dei disagi dovuti alla chiusura delle strade.
La demolizione è partita dalla “diga bianca”, un palazzo di 22 piani in via Maritano per poi proseguire con quella rossa, per un totale di 170mila metri cubi di materiale che verranno eliminati e 474 appartamenti abbattuti entro la fine di novembre. “Per quella data le dighe non ci saranno più ma il cantiere si chiuderà a febbraio – ha affermato Cotena – poi, se arriveranno i permessi dal Comune, partiremo subito con la ricostruzione del quartiere in modo da concludere il programma entro la fine del 2023”.
Per quanto riguarda le strade, via Maritano riaprirà alla fine di maggio per poi richiudere, più a monte, intorno a settembre ma il cronoprogramma di dettaglio non è ancora definito.
“Oggi diciamo addio al concetto di ghetto – ha detto il sindaco di Genova Marco Bucci – noi vogliamo che in ogni quartiere coesistano abitazioni, uffici, servizi e negozi, questo è un cambio di rotta nell’ambito dell’edilizia sociale, per un nuovo quartiere con più servizi e una maggiore qualità di vita”.

L’assessore regionale Scajola aggiunge: “Regione Liguria è protagonista di una nuova concezione di pianificazione urbana moderna e sostenibile, un progetto che si ispira alle green city, che valorizzerà non solo gli alloggi che verranno costruiti con criteri e materiali ecosostenibili, ma l’intera area”.
L’assessore ai Lavori pubblici del Comune Piciocchi ha ringraziato “i sindacati degli inquilini, le associazioni e il territorio perché questo è un progetto che parte dal territorio, dalla ricollocazione di quasi 400 famiglie e che sarà strutturato in base alle esigenze di chi qui abita”.
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