Rigenerazione urbana

La diga di Begato sotto la lente degli studenti di Science Po: “Iniziamo a correggere gli errori urbanistici del ‘900” fotogallery

Intanto sono 40mila su 55mila i metri cubi della diga bianca già demoliti. Cotena: "Siamo perfettamente nei tempi, a fine giugno iniziamo a smontare la diga rossa"

Francesi Science Po a Begato

Genova. 40.000 metri cubi di cemento sui 55.000 in totale della Diga Bianca. Questo lo stato dei lavori di demolizione delle dighe di Begato, maxi cantiere dove questa mattina una trentina di studenti del master avanzato in Urbanistica della grande école parigina Science Po sono stati in sopralluogo insieme a Regione e Arte. Gli studenti, architetti, scienziati politici e geografi, erano accompagnati dal direttore del loro corso di laurea specialistica Marco Cremaschi.

“L’operazione di Begato è una grande operazione di trasformazione urbana, uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana di edilizia popolare al momento in Italia, un intervento per cambiare completamente il volto ad una realtà profondamente degradata – ha spiegato l’assessore regionale all’Urbanistica Marco Scajola con gli studenti e il professore in Sala Trasparenza – la nostra regione aveva bisogno da troppo tempo di abbandonare una vecchia concezione urbanistica che aveva prodotto l’isolamento di un gran numero di persone, senza che mai nessuno prima intervenisse per cambiare questa situazione”.

L’operazione sta procedendo a ritmo serrato e – conferma l’amministratore unico di Arte Gerolamo Cotena – in maniera allineata con i tempi del cronoprogramma. “Le gru in azione sono uniche in Italia, ci è voluto un po’ di tempo per farle funzionare a regime ma adesso siamo arrivati a demolire 3000 metri cubi di cemento al giorno, a fine mese concluderemo la demolizione della diga bianca e inizieremo a demolire quella rossa”.

Una struttura prefabbricata di non semplice gestione, impossibile da distruggere con l’esplosivo, e da maneggiare con cautela da parte dei demolitori perché dai comportamenti poco prevedebili. Oltre all’escavatore cingolato con il braccio da 60 metri con cui sono iniziate le operazioni di abbattimento e che sta continuando ad operare, sono al lavoro anche due escavatori demolitrici da trenta metri e altre due macchine che stanno facendo la Diga letteralmente a fette.

“Siamo contenti di aver accolto l’invito di questi studenti dell’Università che sono venuti a Genova e in Liguria per veder il cantiere della demolizione delle Dighe di Begato che sta diventando un modello nazionale – ha aggiunto Scajola – Si tratta infatti di un lavoro straordinario che proietta l’Italia, la Liguria e Genova verso una nuova visione di urbanistica con alloggi dignitosi e decorosi per tutti, ma soprattutto la fine di quella cultura di palazzoni di periferia che ha segnato la storia d’Italia degli anni 70-80 con costruzioni obsolete che stiamo demolendo per ridare dignità ai quartieri e ai tanti cittadini che meritano di vivere in alloggi di qualità e al passo con le tecnologie del momento”.

“In Italia come in Francia si comincia a correggere gli errori del Novecento e a demolire alcune realizzazioni – ha spiegato il professor Marco Cremaschi docente dell’Istituto di Urbanistica di Science Po – diciamo che in Francia abbiamo avuto esempi anche molto più impegnativi in tal senso, ma oggi l’interesse degli studenti è di capire come una città dal passato industriale importante come Genova affronta il lavoro di ricucitura tra le periferie e il centro, il lavoro necessario per una nuova urbanistica. Abbiamo cominciato da Begato e speriamo che sia un esempio non solo di demolizione ma anche di recupero sociale e di rigenerazione della città”.

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