Genova. Una strana commissione consiliare quella che si è svolta questa mattina via streaming e dedicata al futuro dell’area ex Mira Lanza, oltre 40 mila metri quadri sulla sponda sinistra del Polcevera, all’altezza di Rivarolo e pochi chilometri a nord del nuovo ponte Genova San Giorgio, abbandonati dagli anni Ottanta e simbolo del degrado per la vallata e per la città.
Strana commissione perché di fatto è stata basata sulla comunicazione da parte di Alessandro Zanotti, liquidatore nominato da Banca d’Italia per il fondo Pegaso Re (proprietario dell’area), che il 31 gennaio si concluderà la procedura competitiva a evidenza pubblica lanciata per la Mira Lanza e che “ci sono alcuni interessamenti che mi paiono – ha detto – finalizzati a raggiungere un risultato concreto”. Tra questi soggetti, una ventina quelli che nei vari anni hanno visionato il materiale relativo al lotto, anche il Comune di Genova, ha ribadito poi Zanotti ma la cosa era nota almeno da un anno.
Questo è quanto. Quali siano questi soggetti e quali i progetti – in passato si parlò dell’interesse di un gruppo australiano, poi di una società di Lussemburgo – non è dato sapere: le manifestazioni di interesse sono tutelate da riserbo ma l’impressione è che davvero questa volta ci sia qualcosa in ballo e che la giunta comunale abbia iniziato a tastare il terreno per capire eventuali reazioni da parte del territorio.
Secondo alcuni consiglieri c’è di più: la commissione di oggi potrebbe essere il preludio a qualche modifica della normativa urbanistica, una “norma speciale”, pensata nel 2011 per la vasta area in modo da renderla più appetibile. Questo nonostante sia il liquidatore sia gli uffici comunali abbiano ribadito che la procedura a evidenza pubblica era basata in tutto e per tutto sulla normativa esistente.
“Stiamo seguendo con molta attenzione la vicenda e cercheremo di avere un ruolo di facilitatori – spiega l’assessore allo Sviluppo economico Stefano Garassino, che riprende in mano un dossier aperto dal suo predecessore Giancarlo Vinacci – l’area non è pubblica, quello che possiamo fare noi affinché dopo 30 anni di abbandono ci possa essere chi voglia investire e fare in modo che quel soggetto possa avere tempistiche più veloci che in altre città d’Italia, inoltre cercheremo una volta che c’è l’assegnatario di coinvolgere municipio e cittadini, il progetto dovrà essere anche esteticamente gradevole”.
L’asset Mira Lanza è relativo a 38 mila metri quadri. La perizia sul valore indica 15 milioni e 500 mila euro ma il prezzo di base, ha fatto capire Zanotti riferendosi al terzo ribasso, si sarebbe assestato già su 9 milioni e 400 mila euro. Chi metterà le mani sulla ex Mira Lanza dovrà occuparsi di una bonifica monstre ma è anche vero che rispetto al passato quella zona, già interessante da un punto di vista logistico, è anche più prestigiosa perché confinerà con il parco del ponte progettato da Stefano Boeri.
Sì ma cosa sorgerà al posto degli edifici abbandonati dell’azienda di saponi che aveva come testimonial Calimero? Tecnicamente tutto e il contrario di tutto (ma in teoria non imprese che impattino sull’ambiente e non grosse strutture di vendita, iper e centri commerciali). La ex Mira Lanza è regolata da una norma speciale che prevede la possibilità di costruire servizi, infrastrutture per la logistica, medie strutture commerciali, abitazioni e terziario avanzato con specifiche per i vari lotti in cui è suddiviso l’asset. In passato quegli spazi erano candidati a ospitare l’ospedale di vallata, progetto poi accantonato a favore degli Erzelli.
Domande. La questione del rispetto del Puc e dei vincoli è stata sollevata da diversi consiglieri tra cui Luigi Grillo (Forza Italia), Stefano Bernini (Pd), Mauro Avvenente (Italia Viva), Gianni Crivello (Lista Crivello) e Stefano Giordano (M5s). Cristina Lodi, sempre del Pd, ha ripercorso la cronistoria dell’insediamento industriale e le promesse mancate non nascondendo qualche perplessità sul “mistero” che tuttoggi aleggia sulla vendita e sulle reali possibilità di rilancio.
L’architetto Maurizio Sinigaglia, responsabile varianti urbanistiche del Comune di Genova, ha ricordato che la normativa è regolata da un accordo firmato in passato da Regione, Comune, l’allora provincia ed Rfi e che qualsiasi variazione dovrebbe essere autorizzata da tutti questi soggetti. Ma ha aggiunto: “La disciplina urbanistica credo possa essere rivalutata, creare le condizioni per il recupero è un tema prioritario, delineare un assetto ora senza rapportarci con gli investitori sarebbe difficile ma diciamo che servirebbe un qualcosa di pratico e non qualcosa di ottimale”. Una considerazione “non politica ma tecnica” che fa pensare che, per l’amministrazione, le maglie urbanistiche potrebbero allentarsi e non poco.