Pressing

Toti: “Riaprire i confini della Liguria non oltre il 1° giugno, senza la Lombardia non andiamo avanti”

Il governatore preme sull'acceleratore e guarda al turismo straniero: "Se la frontiera di Ventimiglia rimanesse chiusa sarebbe un problema serio"

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Genova. “Se dovremo aspettare il 1° giugno aspetteremo, ma non credo si possa tenere oltre chiuso un Paese“. Il governatore ligure Giovanni Toti preme sull’acceleratore per aprire i confini regionali e salvare la stagione turistica. E lo fa nei giorni cruciali per capire che cosa succederà il 18 maggio, data fissata dalle Regioni come inizio di una nuova fase con ulteriori riaperture (numerose quelle chieste dalla Liguria).

“Non sarà tema di una settimana. Se non sarà il 25 maggio aspetteremo il 1° giugno”, ribadisce Toti ospite di Mattino Cinque facendo intendere che, se potesse, toglierebbe anche prima il blocco virtuale sull’Appennino. Ma non c’è il timore che i lombardi, abitanti di una regione dove il virus tiene ancora pericolosamente banco, possano peggiorare la situazione in Liguria? “Senza la Lombardia questo Paese, non solo la Liguria, non va da nessuna parte. È chiaro che vada tenuta protetta, ma è uno dei motori della ripresa. Non credo sarà un bel successo aver salvato l’Italia dal Covid-19 per farla morire di fame”.

A preoccupare Toti non sono solo le barriere interne, ma anche quelle verso l’estero. “I Paesi si stanno muovendo con accordi bilaterali per aprire i loro confini. Se l’Italia rimanesse esclusa sarebbe un disastro per noi. Pensiamo che la stagione turistica possa essere recuperata se le persone riusciranno a muoversi in sicurezza, ma se la frontiera di Ventimiglia rimanesse chiusa per noi sarebbe un problema serio”.

L’accesso alle seconde case per i liguri, invece, dovrebbe essere cosa fatta a partire da lunedì prossimo, il 18 maggio appunto. Già ora è possibile trasferirsi entro la giornata per piccoli lavori di manutenzione (e c’è probabilmente chi già ne approfitta per il weekend fuorilegge) ma l’obiettivo è quello di sdoganare completamente la mobilità all’interno della regione, senza bisogno di autocertificazione. È una delle richieste avanzate al Governo, ma anche una libertà che Palazzo Chigi stesso potrebbe inserire nel nuovo Dpcm.

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