Greenpeace, a Genova i guanti verdi sfidano l’alta moda: “La moda vende sogni, ma così è un incubo per il pianeta!”

Genova. Questa mattina i guanti verdi di Greenpeace hanno sfidato il mondo dell’alta moda in ventiquattro città italiane. Dopo le iniziative prese nelle settimane della moda di New York, Milano e Parigi, i volontari dell’associazione hanno distribuito oggi i guanti della sfida di fronte ai negozi dei principali marchi come Prada, Dolce&Gabbana e Chanel per chiedere loro di impegnarsi a proteggere le foreste e le risorse idriche del Pianeta.

A Genova l’iniziativa si è svolta in via Roma davanti alle vetrine di Dolce&Gabbana, Salvatore Ferragamo e Louis Vuitton, successivamente in via XXV aprile davanti alle vetrine di Gucci e in via XX Settembre davanti alle vetrine di Trussardi, suscitando l’interesse dei passanti che si sono fermati di fronte ai grandi guanti verdi simbolo della campagna “The Fashion Duel”.

In testa alla classifica “The Fashion Duel” c’è Valentino Fashion Group, l’unico marchio a impegnarsi per garantire che i loro prodotti non siano contaminati dalla deforestazione e dall’inquinamento. Diverse aziende, tra cui Armani, Gucci e Versace, hanno preso solo impegni parziali che non bastano a invertire la rotta. Invece Prada, Dolce&Gabbana, Chanel, Hermès, Trussardi, Alberta Ferretti e Roberto Cavalli non hanno fornito informazioni precise per dimostrare la loro volontà di proteggere l’ambiente.

“A distanza di quattro mesi, marchi come Prada, Dolce&Gabbana e Chanel si rifiutano ancora di rivelare cosa c’è dietro i bellissimi vestiti che producono. Oggi Greenpeace sta sensibilizzando i loro clienti in ventiquattro città italiane, che sono d’accordo con noi: la moda è così bella che non deve costare nulla al Pianeta” afferma Esperanza Mora, della campagna “Fashion Duel” di Greenpeace.

Già 25 mila persone hanno chiesto alle aziende dell’alta moda di adottare delle politiche di acquisto e produzione a Deforestazione Zero e a Scarichi Zero. Secondo Greenpeace le filiere della pelle e della carta non possono essere contaminate dalla deforestazione in Amazzonia e in Indonesia, e dai cicli produttivi devono essere eliminate le sostanze tossiche che potrebbero compromettere le risorse idriche globali.

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