Genova. Con la conclusione positiva della conferenza dei servizi aperta dal Comune, esito scontato dopo il giudizio di compatibilità ambientale espresso dalla Regione, il progetto dello Skymetro viaggia a passi spediti verso l’affidamento dei lavori nonostante le 25 prescrizioni arrivate dagli uffici coinvolti nella Via. Il futuro dell’opera, però, è tutt’altro che scolpito nella pietra. Perché proprio in questi giorni i tecnici stanno mettendo a punto una variante destinata a cambiare le carte in tavola, e non solo per la Valbisagno.
Finora lo Skymetro era stato concepito come una diramazione della metropolitana in direzione Molassana, insieme a quella in via di realizzazione verso Martinez e poi San Martino. Il Comune ufficialmente non ha ancora deciso nulla, ma appare ormai scontato – anche alla luce delle parole del viceministro Edoardo Rixi la settimana scorsa al Palazzo della Borsa – che debba diventare invece una linea di metropolitana indipendente (si potrebbe chiamare M2) con capolinea a Brignole, dove avverrebbe l’interscambio con la linea esistente.
Sarebbe questa la soluzione migliore per evitare la complicazione del ponte obliquo sul Bisagno (ritenuto critico sotto molteplici aspetti) senza incidere troppo sui tempi di percorrenza. L’alternativa, infatti, è quello che in gergo tecnico si chiama regresso: i treni provenienti da Molassana dovrebbero andare a Martinez, invertire la direzione di marcia e raggiungere quindi Brignole. Una manovra troppo lunga, che finirebbe per depotenziare l’efficacia dell’opera. Con la rottura di carico, invece, l’ulteriore perditempo per l’utenza (da sommare tuttavia ai percorsi a piedi per raggiungere le stazioni in vallata) potrebbe limitarsi a 2-3 minuti, a patto di calibrare bene tutto il sistema.
Di certo non sarà un semplice aggiustamento. I punti da chiarire sono diversi, a cominciare dalla stazione: quella attuale non potrà fungere da capolinea per lo Skymetro, sia perché si troverebbe in posizione perpendicolare rispetto alla linea sia perché sarebbe priva degli spazi necessari. Davanti a Borgo Incrociati dovrà sorgere dunque la settima stazione (quelle in Valbisagno erano state ridotte a sei nell’aggiornamento del progetto di fattibilità) da collegare al fabbricato odierno con percorsi pedonali. L’interscambio non sarebbe più scomodo di quanto avviene in città come Milano, dove le linee di metropolitana s’incrociano a quote differenti, costringendo i passeggeri a superare un dislivello per cambiare treno.
Linea indipendente, sì, ma non isolata. La questione tecnica dirimente è infatti il collegamento con la rete esistente, dalla quale dovranno arrivare i treni alloggiati nel deposito di Dinegro. Sarebbe questo elemento a fare la differenza rispetto all’idea iniziale dello Skytram proposta da Alstom e mai finanziata dal governo. La connessione si otterrebbe con un binario di servizio in uscita dalla stazione terminale dello Skymetro che, disegnando una curva sulla sponda destra del Bisagno, si porterebbe in asse con la ferrovia per poi terminare in alternativa sul binario lato monte o su quello lato mare. Poiché gli spazi sono abbastanza risicati potrebbe rivelarsi necessario ampliare il ponte con uno sbalzo di circa 2 metri sul torrente. Tutto da progettare. Del resto, senza questo accorgimento la variante si complicherebbe non poco: venendo meno il raccordo a Brignole servirebbe un secondo deposito in Valbisagno. Sì, ma dove?
Tutto da rivedere l’assetto delle frequenze. Il piano d’esercizio della metropolitana con le quattro diramazioni (Fiumara, Rivarolo, Molassana, San Martino) prevedeva – negli orari di massima frequentazione – un treno ogni 6 minuti nei tratti periferici e un treno ogni 3 minuti nel tratto comune Brignole-Dinegro. Un optimum dal punto di vista trasportistico. Da un lato avere una linea indipendente in Valbisagno consentirebbe più libertà nella gestione degli orari, permettendo in linea teorica di scendere a 4-5 minuti, dall’altro eliminare la biforcazione causerebbe ripercussioni sul resto della rete: una cadenza superiore ai 3 minuti tra San Martino e Dinegro (scelta che risulterebbe obbligata dal numero di treni disponibili) obbligherebbe a servire la Valpolcevera e soprattutto Sampierdarena con meno corse di quelle effettuate oggi. Troppo poco per la domanda ipotizzata, sebbene drenata in parte da assi di forza e ferrovia.
Per questo, secondo indiscrezioni che filtrano da Tursi, sarebbe allo studio la possibilità di fermare alcuni treni a Brignole, immaginando perciò una o più linee “barrate” dal Ponente o dalla Valpolcevera, senza rinunciare a offrire il massimo livello di servizio nel tratto centrale. Anche perché, se le frequenze rimanessero quelle attuali, l’interscambio a Brignole per chi arriva dalla Valbisagno sarebbe un handicap notevole, col rischio di dover aspettare il secondo treno per cinque minuti o più. D’altro canto, ragionando all’opposto non solo aumenterebbero i costi di gestione, ma si finirebbe per non avere abbastanza treni per garantire tutte le corse programmate.
Tutti discorsi che andranno fissati nero su bianco. Perché – è bene ricordarlo – ad oggi nessuna di queste valutazioni trova spazio nei documenti passati al vaglio dei vari enti coinvolti nell’iter autorizzativo, basati ancora sulla famigerata esse a Sant’Agata. Ma è probabile, invece, che se ne tenga conto nel parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, atteso nei prossimi giorni. Poi, sulla base dell’interlocuzione con l’organo ministeriale, andrà redatto un aggiornamento che potrebbe configurarsi come variante in corso d’opera, qualora il Comune riuscisse ad affidare l’appalto dei lavori nei tempi auspicati dal sindaco Marco Bucci. Senza dimenticare che sta per uscire un decreto del governo con la proroga della scadenza finale al 2029.