Transizione

Mercato di Sarzano, le serrande sono tutte giù: per il rilancio si pensa allo street food

Dopo 11 anni è fallito l'esperimento del consorzio, sotto accusa il proliferare dei supermercati. Ma all'orizzonte c'è un nuovo progetto: "Puntiamo sui turisti"

mercato piazza sarzano

Genova. Dopo 11 anni sono tutte abbassate le serrande del mercato coperto di piazza Sarzano, inaugurato nel 2013 su spinta degli abitanti della zona che desideravano un servizio di qualità e un presidio commerciale nel quartiere. Dall’ortofrutta alla pescheria, dalla macelleria ai dolciumi passando per le poke, le cinque attività ospitate nel gabbiotto si sono fermate una dopo l’altra. Ma non è ancora detta l’ultima parola: oggi il consorzio Il pozzo di Giano, che nel 2011 aveva vinto il bando del Comune affrontando un investimento di 900mila euro per realizzare la struttura, è ancora in piedi e sta lavorando a un nuovo progetto per rilanciare il mercato scommettendo stavolta sulla somministrazione alimentare.

Che cosa non ha funzionato? Non lo so – risponde Sergio Panizza, presidente del consorzio, legato alla storica confetteria Rossi oltre che al ristorante Il Genovese -. Ho sempre pensato che la proposta di qualità paghi, ma forse bisogna essere disposti a riconoscere quell’euro in più. Magari alcuni di noi non sono riusciti a dedicare abbastanza tempo al progetto. E poi c’è stata una serie di coincidenze che hanno portato alla chiusura di più attività nel giro di pochi mesi. Era partito come un mercato al dettaglio tradizionale, poi l’avvento del supermercato subito dopo non ha aiutato, anche se facciamo mestieri diversi”.

Tra gli ultimi a gettare la spugna c’è stato Tomas Fenude, ormai da quasi dieci anni gestore della macelleria per conto dei fratelli Brocada. “Dopo il crollo del ponte Morandi abbiamo iniziato a calare – racconta – poi è arrivato il Covid e il disastro più grosso è stato lo smart working perché la gente non veniva più a lavorare in centro. L’università ha meno ragazzi fuorisede, gli appartamenti si trasformano in b&b e sono calati anche i residenti. E poi continuano ad aprire i supermercati: il Doro di fronte a noi un mese prima di inaugurare il mercato, poi il Carrefour in Canneto, ora la Conad in piazza Cavour. Le consegne a domicilio vanno per la maggiore”.

Sotto accusa anche le telecamere della Ztl che impediscono ai cittadini di accedere alla piazza coi mezzi privati: “Abbiamo chiesto al Comune di temporizzarla, ci hanno sempre detto che non si può”. E poi, negli ultimi tempi, il caro bollette. “Mi son trovato a pagare mille euro al mese solo per la luce”. Da qui la decisione drastica: “Ho trovato lavoro come metalmeccanico e ho chiuso tutto. Con due figli e un mutuo da pagare non avevo molta scelta”, sospira Fenude.

Negli anni, del resto, sono stati diversi gli avvicendamenti: Trentini Frutta ha dato in gestione il banco a diversi soggetti, a Luca e Cristina era subentrata la Casa del Parmigiano. A tirare i remi in barca era stata anche Belfish, che continua a gestire uno spazio al Mercato Orientale. Tra gli ultimi esperimenti quello dello stesso Panizza che aveva avviato Makaja con l’idea di proporre poke e sushi “di alto livello”, fondendo cucina genovese, hawaiana e giapponese. Ma anche questo tentativo ha avuto vita breve. Il mercato è sempre stato autogestito: il consorzio ha ottenuto i locali in concessione dal Comune e riscuote i canoni d’affitto per rientrare dall’investimento.

mercato piazza sarzano

Anche Oscar Cattaneo, vicepresidente vicario di Ascom per i mercati, parla di “sfortunate coincidenze di situazioni personali”. Però punta anche il dito contro la politica commerciale di Tursi: “Se continuiamo ad aprire punti vendita della grande distribuzione si impoveriscono i quartieri e si mettono in difficoltà i negozi di vicinato. Ecco perché va ripensato con una funzione un po’ diversa. Un mercato è un organismo delicato, funziona bene se tutti funzionano bene. Va rivisto il layout”.

E allora ecco l’idea di puntare sullo street food per dare una nuova funzione a quello spazio nel cuore della città vecchia: “L’idea di fondo è quella, ma ha senso se c’è unione di intenti – spiega Panizza -. È una zona che merita, con un potenziale molto interessante, al centro di flussi intensi: magari una proposta un po’ più turistica, basata sui prodotti locali, può rivelarsi vincente. Il consorzio è sano e solido, ci stiamo lavorando ma per ora non voglio dire di più”.

Il progetto è ancora in fase embrionale, ma intanto il consorzio si è portato avanti e ha già affrontato ulteriori spese per attrezzare il mercato con servizi igienici a norma per le persone disabili. “Ci sono interlocuzioni in corso coi concessionari per rivedere l’offerta commerciale. Gli imprenditori determinano in autonomia le loro attività ma devono comunicarci se cambia qualcosa all’interno dell’asset“, conferma l’assessora al Commercio Paola Bordilli. Una metamorfosi, insomma, che sembra necessaria se si vuole evitare che si spenga un’altra luce in centro storico, “in una zona – conclude Panizza – che negli anni ha avuto anche momenti più bui”.

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