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Mareggiata, Arenzano indifesa conta ancora i danni: “Dipendiamo dallo scolmatore del Bisagno” fotogallery

Ancora chiusa la passeggiata, transennata l'area del campo sportivo. Il sindaco Silvestrini: "Saremo al sicuro non prima del 2025". Devastato il ristorante La Cambusa: "Oltre al danno la beffa delle concessioni"

Arenzano. Ha riaperto solo stamattina l’Aurelia ad Arenzano. Prima la strada era invasa dai detriti della mareggiata che ha travolto il paese due volte, prima venerdì e poi domenica. Non come quella del 2018, ma comunque capace di distruggere e devastare. La passeggiata è ancora chiusa nel tratto di ponente: gli operai del Comune hanno dovuto aspettare che le onde calassero di intensità per iniziare i lavori di ripristino. Il litorale è una sequenza di transenne, acqua salmastra e limacciosa, e mucchi di sabbia e pietre. E la conta dei danni è appena cominciata.

Il punto è ancora parziale, i danni verranno valutati nei prossimi giorni – spiega il sindaco Francesco Silvestrini -. Abbiamo problemi in passeggiata, dove le onde hanno travolto tutte le strutture. Il mare ha portato via alcuni massi dalla scarpata del campo sportivo, in piazzale del Mare è stato divelto un muro. Ad oggi non è facile fare stime né sulle cifre necessarie né sui tempi di riapertura”. In parte sembra di rivivere il copione di cinque anni fa, “anche se all’epoca era andata peggio, forse perché si sommavano gli effetti della pioggia. Questa volta le onde non sono arrivate dall’altra parte dell’Aurelia e non hanno allagato le attività a monte”.

Anche Arenzano, come molte altre località rivierasche, attende da tempo infrastrutture che dovrebbero arginare la forza del mare. “Stiamo andando avanti molto bene con la Regione Liguria per opere di protezione della costa, purtroppo richiedono molto tempo per la progettazione, il finanziamento e l’esecuzione – prosegue il sindaco Silvestrini -. La nostra grande opera di difesa della costa è legata alle sorti dello scolmatore del Bisagno, perché sono previsti il prolungamento dei sei moli (tre sono a carico del Comune) e un ripascimento massiccio che dovrebbe prolungare le spiagge di circa 10 metri”.

Il consorzio dei balneari anni fa aveva donato uno studio di fattibilità per una diga soffolta, cioè una barriera sommersa in grado di smorzare le onde prima che si infrangano sulla riva senza impattare sul paesaggio. Nel frattempo il Comune è andato avanti con risorse proprie e la Regione ha finanziato il primo lotto (dal campo sportivo al porto, incluso il potenzialmente del piazzale del Mare) per 2,5 milioni derivanti dai fondi strutturali concessi dal Governo dopo la mareggiata del 2018. Per realizzare il tratto a levante servirebbero altri 1,7 milioni. “Con questo insieme di opere dovremmo migliorare di molto la situazione – puntualizza Silvestrini – ma è tutto legato allo scolmatore, per cui al momento la speranza è di realizzarli nel 2025, anche se molto spesso i tempi di queste opere si dilatano”.

Grattacapi che si aggiungono mentre all’orizzonte si delineano nuovi tagli per gli enti locali e si addensano nubi sulle opere finanziate attraverso il Pnrr: “I nostri timori sono legati anche al termine della sospensione del patto di stabilità con l’Europa, prorogato per l’emergenza Covid e adesso arrivato al termine. Per quanto riguarda i fondi Pnrr, potrebbero esserci molte opere definanziate, come ha spiegato l’Ance di recente: temiamo che ci saranno da fare delle rinunce”.

Tra le attività pesantemente danneggiate c’è il ristorante La Cambusa, una struttura posta all’ingresso della spiaggia: venerdì un’onda ha sfondato la vetrata e il mare ha completamente allagato i locali. “Cercheremo di risistemare tutto il prima possibile per ripartire a dicembre, prima del periodo natalizio che per noi è molto importante: perderlo sarebbe un dramma ancora più grande“, racconta il titolare Sergio Valle, subentrato in gestione da poco più di un anno.

Anche qui una stima dei danni non c’è ancora. La vetrata sfondata è stata tamponata per limitare i danni e tutto intorno alla struttura sono stati posizionati sacchi di sabbia e assi di legno per evitare nuovi allagamenti. Alcune attrezzature come i frigoriferi per la bevande sono da buttare. “Diciamo che non ci voleva – prosegue Valle -. Con la nostra famiglia l’abbiamo già vissuta nel 2018 ai Bagni Sole qui vicino, ma non ci vogliamo abbattere e vogliamo rimboccarci le maniche. Ringraziamo i tanti amici che sono venuti subito a darci una mano per limitare i danni venerdì stesso e nei giorni seguenti per incrementare le barriere: ieri ci siamo salvati ma ci siamo arrivati di nuovo a pelo”.

Oltre ai danni da riparare c’è la grande incertezza legata alle concessioni demaniali: in base alla sentenza del Consiglio di Stato, quelle attuali dovrebbero ritenersi valide fino al 31 dicembre: “Il tema è che non sappiamo se dal 1° gennaio 2024 saremo qui oppure no“. Si investirà lo stesso? “Qualcosa dovremo fare sicuramente, i danni creati adesso bisogna sistemarli. Poi speriamo ci permettano di rinnovare queste concessione o almeno di programmare il futuro perché ad oggi non lo abbiamo. Oltre al danno c’è anche la beffa“.

Timori compresi e condivisi anche dal sindaco Silvestrini: “Noi avevamo rilasciato la proroga delle concessioni fino al 2023. È chiaro che è impensabile andare a gara alla fine di quest’anno, anche perché i criteri non sono stati elaborati. Come possono pensare di investire le attività danneggiate senza conoscere il loro orizzonte temporale? Se ci sarà la possibilità andremo nuovamente a prorogare. Bisogna vedere adesso cosa verrà previsto, stiamo aspettando le linee guida, credo ci sia un’estrema urgenza di scegliere una linea di condotta”.

D’altra parte molti cittadini fanno notare – come puntualmente avviene quando le mareggiate occupano la cronaca – che le strutture troppo vicine al mare saranno sempre soggette a inondazioni. “È un tema che esiste ma la macchina del tempo non la abbiamo – replica il primo cittadino di Arenzano -. L’evoluzione porta a un intensificarsi di questi fenomeni estremi. Forse all’epoca bisognava ragionare diversamente. Adesso però ci sono attività dietro e concessioni“.

Fuori discussione, insomma, la possibilità di fare un passo indietro rispetto all’occupazione del litorale. Non resta che prendere le contromisure e sperare che funzionino. “Qui non siamo in Emilia-Romagna, abbiamo le montagne a ridosso del mare e c’è poco spazio – chiosa il gestore della Cambusa -. E la gente che si lamenta poi magari vuole i lettini in prima fila”.

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