Manifestazione cittadina

Sgombero Terra di nessuno, il 20 novembre il corteo dei centri sociali: “Ci riprenderemo tutto”

Concentramento alle 15 davanti alla stazione Principe

Corteo Terra di nessuno 9 ottobre

Genova. Sabato 20 novembre, a oltre un mese dallo sgombero del centro sociale Terra di nessuno gli spazi sociali e autogestiti della città si danno appuntamento per un corteo cittadino. L’appuntamento è alle 15 davanti alla stazione Principe.

Un corteo che rappresenta certamente una sfida per il mondo antagonista genovese che non può contare sui numeri di vent’anni fa quando i centri sociali genovesi erano nella fase di massima espansione e nemmeno, forse, su quelli che portarono nel 2014 il laboratorio occupato Buridda al termine di un grande corteo cittadino a occupare l’attuale sede di corso Montegrappa a pochi giorni dallo sgombero di via Bertani. Ma che vuole mostrare alla città come ancora a Genova esista “un’idea radicalmente diversa di città.

Una Genova inclusiva e accogliente, antirazzista, antisessista e antifascista – scrivono gli spazi sociali genovesi in un comunicato congiunto – una città che fa della differenza una ricchezza, dove nessun* viene esclus* perché pover* o divers*; una città dove al profitto privato si antepone il bene comune; una città dove al controllo e alla repressione si risponde con la cooperazione e l’autogestione, costruendo spazi di vita in comune preziosi per la crescita e l’autodeterminazione di tutt* coloro che li attraversano”.

L’opposto della città “venduta al profitto privato” che secondo i giovani dei centri sociali la giunta Bucci sta promuovendo: “una Genova dove si moltiplicano supermercati e centri commerciali, distruggendo e desertificando il tessuto sociale dei quartieri, dove si investono milioni di euro in pattuglioni di polizia ed esercito, mentre si distruggono il welfare e i servizi”, “dove la possibilità di vivere lo spazio pubblico è subordinata al consumo, in cui le strade sono invase da dehors e tavolini, mentre scompaiono panchine, aiuole e fontanelle”, una città “dove si lascia crollare un ponte e si pensa che sia sufficiente l’elemosina di qualche grande costruttore per cancellare il lutto di una città ferita”.

Due idee di città così radicalmente diverse che il tentativo di trovare un dialogo con il sindaco Marco Bucci, dopo lo sgombero, sembra fallito sul nascere.

Ma lo spirito non è quello della rassegnazione: “Non ci possiamo rassegnare a vedere finire così – con un’operazione di polizia e l’abbandono – un’esperienza vitale e preziosa come quella di TdN. Invitiamo perciò tutt* coloro che non si riconoscono nell’idea di città della giunta Bucci a scendere in piazza con noi per reclamare spazi di autogestione, socialità e cultura alternativa, per riprenderci le strade e dimostrare che Genova resiste e desidera un futuro diverso fatto di diritti, inclusione e giustizia sociale“.

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