Genova. “Appare evidente come il sindaco non abbia idea dell’interlocutore che si trova di fronte, lasciando candidamente trasparire l’atteggiamento da Sindaco-manager che prova a ricollocare il Terra Di Nessuno nel suo personale monopoli della città di Genova, magari in qualche periferia o nelle alture, dove i nostri concerti non creino lamentele, dove il nostro rumore non si possa sentire”.
Così inizia il comunicato stampa del centro sociale Terra di Nessuno, sgomberato dalla polizia locale lo scorso 8 ottobre, con il quale gli attivisti rispondono al sindaco Marco Bucci, dopo l’incontro tenutosi lo scorso lunedì per provare ad aprire un canale di dialogo. Ma la porta sembra essersi chiusa rapidamente.
“La richiesta come Terra Di Nessuno era riavere i nostri spazi di Via Bianco – scrivono in un lungo post su facebook – immediatamente negati senza margine di discussione, per la lampante esigenza del sindaco di rispondere a degli equilibri politici ed elettorali. Siamo amareggiati ma non sorpresi, ci sentiamo dire più volte che per esistere dobbiamo allinearci e uniformarci agli altri, dobbiamo sottostare alle regole. Sta forse qua il nocciolo della questione: uno spazio sociale nasce per essere disallineato al sistema, nasce per mettere in discussione le regole, nasce per fare rumore. Ed è questo il motivo per cui siamo incompatibili”.
Nelle ore immediatamente successive allo sgombero, dall’amministrazione erano arrivate aperture per trovare una possibile soluzione, magari cercando un altro spazio da dare in gestione: “Se loro intendono fare domanda per uno spazio associativo rispettando le regole ne hanno diritto come tutti gli altri”, aveva commentato Bucci al termine dell’incontro, dicendosi soddisfatto dell’incontro, descrivendolo come un “buon dialogo”.
Ma evidentemente questa lettura non è la sola che è stata data all’incontro: “Ci troviamo nella posizione assurda di ricordargli che gli spazi sociali non sono un’organizzazione eventi, ma sono luoghi di possibilità per tutta quella parte di cittadinanza che non viene considerata; un’alternativa per dare voce a tutt* coloro che non rientrano nei canoni della loro #genovameravigliosa”.
Per questo quindi: “Il Terra di Nessuno, in quanto spazio sociale nato occupato e autogestito, non può accettare di rientrare in questa logica e rifiuta il compromesso il cui risultato sarebbe solo una copia sbiadita di quello che il centro sociale ha rappresentato per la città. Che questa esperienza sia il seme dal quale fare rinascere nuovi progetti e nuove sacche di resistenza e libero pensiero. Ci rivedremo nelle strade, dove siamo sempre stati”.