Specie aliene

Nutrie avvistate nello Scrivia: allarme per la biodiversità della provincia di Genova fotogallery

Alcuni esemplari fotografati presso Isola del Cantone, in provincia di Genova

Genova. Con una massa corporea che può raggiungere anche i 17 chilogrammi per circa un metro di lunghezza, dalla testa alla coda, con i sui caratteristici dentoni arancioni, la nutria è uno dei roditori più grande del pianeta e la sua presenza può cambiare profondamente gli equilibri e le dinamiche della fauna autoctona.

E’ per questo motivo che l’avvistamento di alcuni esemplari di Myocastor coypus, questo il nome scientifico della nutria, nei pressi di Isola del Cantone sta mettendo in allarme la comunità della Valle Scrivia. A documentare la loro presenza il fotografo naturalista Ugo De Cresi, diventato in questi anni il ‘fotonarratore’ del nostro entroterra.

“Questo roditore, originario del Sudamerica, dove viene predato da Giaguari, Puma, Ocelot, Caimani, Rapaci e grossi serpenti come Boa e Anaconda – ricorda De Cresi – oltre a rappresentare una minaccia per la nostra biodiversità è responsabile di alterazioni massive degli argini dei fiumi, mentre occorre specificare che non esistono casi documentati di malattie che siano state trasmesse dalla nutria all’uomo o agli animali domestici”.

La nutria è stata introdotta nel nostro paese a metà del secolo scorso per alimentare l’industria delle pellicce, che prodotte dal pellame di questo roditore venivano chiamate “di castorino”. Poi il mercato cambiò e visto che l’abbattimento era troppo oneroso, sono state liberate in natura, iniziando la loro lenta ma inesorabile espansione territoriale lungo le aste dei grandi fiumi della pianura, arrivando fino alla foce del Po’, ma anche scavallando l’Appennino, conquistando Firenze e la Toscana, e poi tutto il centro Italia con colonie più o meno numerose.

La sua presenza in Liguria non è però una novità: “La Nutria arriva da nord, attraverso due corridoi – spiega Ugo De Cresi – Il primo è l’asse Alessandria Ovada con du esemplari avvistati nel torrente Neirone, nel 2019. Ed il secondo stutturalmente più importante, attraverso il fiume Scrivia dove sono stati osservati gli esemplari di queste immagini. La via di discesa passa dal pavese, attraverso Tortona. Nei pressi di Busalla, sempre nel fiume scrivia si registrava negli anni 90 la presenza di uno o due esemplari di cui si persero quasi subito le tracce”.

Il pericolo dell’arrivo di questa specie animale riguarda soprattutto l’occupazione di nicchie vitali a discapito della flora e della fauna pre-esistente: come si legge nel ‘Piano di Gestione nazionale della Nutria’, pubblicato dal ministero dell’Ambiente nel 2018, a rischio sono soprattutto le piante acquatiche o che vivono nei pressi dei corsi d’acqua, di cui le nutrie sono formidabili consumatrici, e alcune specie di uccelli e anfibi che da questo habitat derivano la loro sopravvivenza. La nutria però, arrivando da noi, qualche antagonista lo trova pure: volpi, gufi, falchi, rapaci e a anche i lupi. Tutti pronti a darsi da fare per catturare il grande roditore.

“Alcuni chiedono se sia commestibile, cacciabile e consumabile – sottolinea De Cresi – Fino agli anni sessanta in qualche menù della bassa piemontese si potevano trovare, in sostanza oggi in Italia manca una normativa precisa sulla questione: è proibita la commercializzazione di queste carni, ma mangiare le nutrie cacciate e cucinate per uso personale non è esplicitamente vietato, pur essendo ai limiti della legalità”. In realtà per l’eventuale contenimento della specie sono in molti a rigettare la strategia degli abbattimenti, preferendo quella sterilizzazione selettiva, anche se, va ricordato, la nutria ha una capacità riproduttiva decisamente inferiore ad altri roditori, con cucciolate al massimo di quattro esemplari, e una vita riproduttiva relativamente breve. “La cosa migliore ovviamente è quella di segnalare eventuali avvistamenti – conclude De Cresi – per poter monitorare il suo lento, ma inesorabile, cammino”

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