I numeri del disagio

Ponte Morandi, circa trecento persone in cura per problemi psicologici legati al crollo

ponte morandi soccorsi croce rossa
Foto d'archivio

Genova. Sono circa trecento le persone seguite dai servizi di salute mentale di Asl 3 per motivi che possono essere riconducibili al crollo di Ponte Morandi. Si tratta sella cosiddetta “onda lunga”, un periodo di tempo che può durare fino a tre anni, nel corso del quale aumentano le patologie legate a un evento drammatico. Pazienti che si aggiungono a quelli della fase acuta – un equipe di psicologi della Asl era già operativa e presente sul posto pochi minuti dopo il crollo – che sono stati almeno un centinaio.

A fare il punto della situazione Marco Vaggi, direttore del dipartimento salute mentale e dipendenze di Asl3,  che a margine di “Genova che cura”, bilancio del prima anno del patto per la salute mentale, ha fatto il punto sulla situazione genovese.  Oggi, infatti, sono circa 8000 i pazienti in carico ad Asl3 per problemi psichiatrici e circa 5000 per dipendenze.

Numeri che, comunque, non riguardano solo i disturbi più gravi, quelli che richiedono trattamenti integrati tra più professionisti, ma anche situazioni di trattamento individuale. Ma oltre alo sforzo eccezionale, dovuto a Ponte Morandi per il quale sono stati attivati anche servizi specifici nell’area colpita. La situazione genovese, infatti, ha anche altre peculiarità relative a queste patologie.

“Noi abbiamo un territorio che, come noto – spiega Vaggi – ha un tasso di anzianità che è il più alto di Italia, uno dei più alti del mondo, se escludiamo il Giappone con circa il 28% della popolazione over 65. Questo significa che bisogna immaginare quelli che sono i problemi specifici di questa fascia d’età anche per quanto riguarda la salute mentale, visto che si tratta di persone molto esposte per i problemi di isolamento solitudine o per quelli delle perdite della rete di affetti e amicizie”.

Di diverso tipo, invece, i problemi relativi ai più giovani che:l “Sono pochi ma restano comunque esposti a rischi riguardo alla propria salute – prosegue – e penso all’uso diffuso di sostanze, ma penso anche ai fenomeni migratori, e alla perdita di quella della rete familiare e sociale che portano a un esordio sempre più anticipato dei problemi di cui ci occupiamo. Questo richiede non solo organizzazione, ma forte integrazione tra servizi dell’infanzia dell’adolescenza dell’eta adulta proprio perché nelle fasi di passaggio c’è bisogno della forte alleanza tutti i servizi per affrontare problemi così complessi”.

Infine un altro tema peculiare del nostro territorio che è quello del lavoro perché: “La nostra regione ha attraversato, come il resto del paese una crisi economica – prosegue Vaggi – e abbiamo assistito a un enorme aumento di problemi psichici connessi alla perdita di ruolo del lavoro. Il progetto che stiamo realizzando è molto ambizioso perché oltre a garantire buoni servizi pensiamo che sia fondamentale occuparci della ‘salute’ e quindi tutti gli aspetti, dalla famiglia alla casa dalla rete di relazioni al lavoro che garantiscono una buona qualità di vita. Per fare questo – conclude Vaggi – abbiamo creato un’alleanza con le associazioni che lavorano sul territorio per farle dialogare tra loro e con le istituzioni”.

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