Genova. Per una volta la versione più realistica è quella che esce dalle parole del ministro Toninelli. “La nomina del commissario straordinario per la ricostruzione – ha risposto ai giornalisti nel pomeriggio – avverrà prima dei 10 giorni previsti dal provvedimento”. Ossia entro lunedì 8 ottobre, essendo stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 28 settembre. Forse domenica stessa, forse sabato, forse prima ma quasi certamente non “a ore”, come stamani il vicepremier Di Maio aveva annunciato, sempre ai media.
D’altronde la terminologia “a ore”, utilizzata anche dal presidente del consiglio Giuseppe Conte quando si era riferito all’approvazione del decreto urgenze, finora non ha portato che ad estenuanti attese. E quindi anche la giornata di oggi – salvo sorprese – si concluderà senza un commissario per Genova. Ma con alcune novità nell’andamento delle quotazioni dei nomi “papabili”. Claudio Gemme, il manager Fincantieri la cui madre ha una casa in via Porro, e che forse è l’unico che davvero ci terrebbe a svolgere quel ruolo, è tornato in auge. “Non ho altri nomi”, aveva detto Di Maio, appunto, stamani. Scendono le probabilità che l’incarico sia attribuito al sindaco di Genova Marco Bucci, che comunque ha ribadito il concetto espresso ieri a Genova24: “Sono al servizio della città, ma con questo decreto non si può lavorare, va riscritto”.
Più o meno fantasiosi gli altri nomi circolati nelle ultime ore. Roberto Cingolani, il direttore dell’Istituto italiano di Tecnologia, piace ai grillini ma ha già gentilmente declinato l’invito (peraltro mai arrivato formalmente), Fabrizio Curcio, ex capo della protezione civile, Vito Gamberale, ex numero 1 di Telecom e Autostrade e Giuseppe Zampini, ad Ansaldo, e anche lui ha già detto di non essere disponibile.
La prima impressione è che, a questo punto, non sia più così importante sapere chi e quando sarà nominato commissario perché su di lui pende comunque il rischio di ricorsi contro il decreto da parte di Autostrade. Ed è proprio per evitare altri ricorsi che il governo starebbe compiendo tutte le dovute verifiche sul nome di Claudio Gemme. “Sarebbe un guaio avere un commissario che venisse impugnato – ha detto Giovanni Toti – perché gli atti di un’autorità che viene annullata si annullano ad origine e quindi vorrebbe dire ripartire come nel monopoli o nel gioco dell’oca dalla casella del via“. Le verifiche sono relative al doppio possibile conflitto d’interesse: da una parte Gemme è manager Fincantieri, l’azienda che secondo il governo dovrebbe costruire il nuovo viadotto, dall’altra ha una casa di famiglia al civico 7 di via Porro, nella zona rossa e – anche se è la casa della madre – potrebbe avere collegamenti diretti in tema di risarcimenti e indennizzi.
Altra impressione è che, per ricoprire il ruolo del commissario, non ci sia certo la fila. Scomodo politicamente, retribuito 200 mila euro (tantissimi per i comuni mortali ma non così tanti per chi, ad esempio, dirige una grande azienda), a tempo – si spera – determinato, e bollato per sempre con il timbro dei partiti M5S e Lega. Forse la ricerca, anche per questo, sta proseguendo.