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Derby: il Genoa non solidarizza, Boselli decide all’ultimo secondo

Genova. Come si fa ora a raccontare una partita così? I derby durano 6 mesi, talvolta anche di più, a seconda di come l’anno successivo il calendario li propone. Il derby di Genova si esaurisce con il suo corollario di sfottò, di parole, di polemiche, solo quando all’orizzonte si staglia quello successivo. La settimana prima in città non si parla d’altro. Spesso le settimane prima. Non di rado i mesi prima.

Nella storia, anche recente, della stracittadina genovese ci sono state parecchie partite in cui si immaginava un pareggio e un pareggio arrivava. Questa partita sembrava destinata a un solo risultato: la vittoria della Samp. Lo volevano i giocatori e i tifosi della Samp, lo prevedevano i bookmakers, se lo augurava il sindaco, ne avevano timore anche i tifosi del Genoa che, non a caso, sull’uno a uno alla mezzora del secondo tempo hanno cominciato a contestare la squadra.

Invece a una manciata di minuti dalla fine, con il Genoa ridotto in dieci dalla esplusione di Mesto, Ballardini – alla seconda vittoria nei derby – mette dentro Boselli, che al 96’, all’ultimo secondo utile, aggancia un pallone al limite dell’area, si gira con la velocità del rapace d’aria di rigore e sbatte la palla con una precisione chirurgica nel palo più lontano.

Vallo spiegare ora cos’è un derby. I tifosi del Genoa che hanno riempito di rossoblu lo stadio e la Nord, hanno messo dentro striscione che celebravano Garrone e poi si sono messi a criticare la squadra per poco impegno. Il coro, impietoso è quello noto, fuori gli attributi (tanto per capirci).

La squadra che ha raggiunto una vittoria insperata al 96’, quel tipo di vittorie si celebrerebbero anche se conseguite contro il Bari già retrocesso, è andata via senza salutare la curva. Non che farà molta differenza per i tifosi che già in questi minuti stanno affollando piazza De Ferrari e non solo. Preziosi ai microfoni di Sky ha dichiarato senza mezzi termini:”I giocatori sono offesi”.

Questa la cronaca vista dalla sponda rossoblù. La storia racconterà molto altro, soprattutto se il destino della Sampdoria nei prossimi 180 minuti si compirà come il calendario sembra presagire.

La Sampdoria questa partita l’ha giocata senza fare troppi calcoli, ha corso dall’inizio alla fine, ha lottato, non si è fatto abbattere dal vantaggio del Grifone arrivato allo scadere del primo tempo con Floro Flores. Si è ripresentata il secondo tempo con la stessa tenacia, voglia, cattiveria agonistica. Un tiraccio potente ma non resistibile da lontano di capitan Palombo ha colto Edoardo impreparato – solidale direbbe qualcuno – e Pozzi ha ribadito in porta il gol del titubante portiere portoghese.

E da lì è cominciata l’altra partita della Samp, con Guberti che entrato nel secondo tempo ha vivacizzato la partita, Biabiany che inseguiva qualsiasi pallone fosse nel suo raggio d’azione. Il cuore di Mannini, la lucidità di Gastaldello. Il colpo di testa a tempo giù scaduto di Lucchini.

Da quel colpo di testa, succede quello che non ti puoi immaginare: la consueta rissa da derby (ne abbiamo viste più di una, ultimamente), l’espulsione di Mesto (e va beh), un pallone che spiove al limite dell’area e Boselli che fa gol. Al 96′, all’ultimo respiro.

La Sampdoria ora non ha più il destino nelle sue mani. Dovrà vincere domenica, se ne sarà capace. Dovrà sperare che il derby tra Bari e Lecce sia fatale ai salentini e poi ci sarà l’ultima giornata, con la Samp a Roma contro i giallorossi e il Lecce in casa contro la Lazio. Il campionato deve ancora scrivere la sua storia.

Per stanotte però conta la solita vittoria del calcio, la solita vittoria di Genova, la solita meravigliosa cornice di pubblico, il solito spettacolo. Tutto dentro una partita assurda, mozzafiato, sicuramente non solidale: come fai a raccontare un derby così?

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